
Secondo il ministero degli Esteri, il gruppo - tutto della provincia di Como - si troverebbe in una zona senza connessione. All'appello mancano solo Marco Di Marcello e Markus Kirchler
Il timore che possano essere stati colpiti anche loro da una valanga come gli altri cinque italiani, tre morti e due ancora ufficialmente dispersi, era sostanzialmente infondato. I cinque connazionali che la Farnesina aveva spiegato essere “irraggiungibili” da giorni, impossibili da contattare, si troverebbero in una zona non coperta dalla telefonia mobile. Non sono in alta quota e, quindi, non dovrebbero essere in pericolo a causa delle condizioni meteo.
Nel giro di poche ore sembra tranquillizzarsi la situazione relativa al numero di italiani sorpresi dalle valanghe mentre erano impegnati nell’ascesa dei massicci montuosi del Paese asiatico. Il Consolato Generale a Calcutta continua a monitorare la situazione, ma allo stato attuale i 5 originari della provincia di Como, partiti con un agenzia di Milano e considerati “dispersi” dalle autorità nepalesi, non sarebbero da considerare tali ma come impossibilitati a comunicare, ha spiegato il ministero degli Esteri italiano.
Il gruppo era impegnato in un trekking verso il campo base del Makalu, poco più a ovest della valle del Khumbu, un luogo distinto rispetto a quello dove si sono verificati gli incidenti che hanno coinvolto gli altri connazionali. Si tratta nel loro caso di un itinerario che si svolge a quote medio-basse, il livello più alto da aggiungere sarebbero gli 4.800 metri ma solo per un breve tratto. L’agenzia locale responsabile dell’escursione ha confermato che da programma gli alpinisti non avrebbero avuto connessione fino alla giornata di giovedì – ha spiegato la Farnesina – e sarebbero quindi stati temporaneamente irraggiungibili.
All’appello quindi mancherebbero solo Marco Di Marcello e Markus Kirchler, ufficialmente ancora scomparsi ma per i quali si nutrono ormai poche speranze di trovarli in vita. Sono certamente morti Alessandro Caputo e Stefano Farronato, uccisi da un distacco nell’area di Manaslu Peak mentre dormivano nella loro tenda. La stessa sorte è toccata a Paolo Cocco, il grafico abruzzese di 41 anni colpito mentre tentava l’ascesa al Dolma Khang nella zona di Yalung Ri.
Nella stessa area si trovavano anche Di Marcello e Kirchler. Il primo – 37enne di Teramo – è un’esperta guida alpina che era nella stessa spedizione di Cocco. Il secondo, 29 anni, è invece originario di San Genesio, in Alto Adige ed era in Nepal con un’altra carovana. Le chance di trovarli in vita sono ridotte al lumicino, ma la Farnesina non ha ancora confermato il loro decesso non essendo state ritrovate le salme.
Dispersi, dunque anche se il liceo Heinrich Kunter di Bolzano, frequentato da Kirchler, lo ha ricordato con un post dandolo per morto. Una situazione simile si era verificata con Di Marcello nella serata di martedì: il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, aveva annunciato il decesso, salvo poi fare marcia indietro.
Negli ultimi giorni diverse aree dell’Himalaya nepalese sono state colpite da una serie di valanghe che hanno travolto molti alpinisti di varie nazionalità. Sono ancora difficili le comunicazioni tra le autorità, i responsabili delle operazioni di soccorso e le rappresentanze diplomatiche di vari Paesi coinvolti.