
Secondo gli inquirenti Lagfin non avrebbe versato l’“exit tax” dovuta al fisco italiano dovuta per una fusione per incorporazione tra Lagfin e la propria controllata italiana, detentrice della quota di maggioranza del gruppo Davide Campari Milano
Quando un’attività viene fiscalmente trasferita all’estero c’è una tassa da pagare: la exit tax. Ed è il mancato pagamento di questa tassa che viene contestato alla holding lussemburghese Lagfin che detiene la maggioranza del gruppo Davide Campari Milano che produce apertivi e alcolici. Ebbene la Guardia di Finanza di Milano, su ordine della procura di Monza, ha eseguito un sequestro preventivo di oltre 1,29 miliardi di euro nei confronti della holding nell’ambito della inchiesta che contesta alla società “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e per responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”. La nota della procura di Monza è stata diffusa a Borsa chiusa.
L’indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano, ha avuto origine da una verifica fiscale legata a una fusione per incorporazione tra Lagfin e la propria controllata italiana, detentrice della quota di maggioranza del gruppo Davide Campari Milano. I riflettori della Procura sono puntati sull’operazione di fusione transfrontaliera con la quale, nel 2018, il pacchetto di controllo della società sarebbe stato trasferito dall’Italia al Lussemburgo. In quell’occasione, secondo quanto emerso dagli accertamenti delle Fiamme gialle, Lagfin non avrebbe versato appunto l’“exit tax” dovuta al fisco italiano. L’inchiesta è coordinata dal pm Michele Trianni.
Gli approfondimenti investigativi hanno permesso di ipotizzare che, al momento della fusione, non sono state dichiarate plusvalenze per oltre 5,3 miliardi di euro, maturate in capo alla società italiana incorporata e non tassate come previsto dalla normativa. Così l’Agenzia delle Entrate ha richiesto alla holding il pagamento di circa 1,2 miliardi di euro di imposte. Il sequestro è stato eseguito mediante il blocco delle azioni ordinarie della società partecipata da Lagfine, fino a concorrenza dell’importo corrispondente all’imposta non versata. Il valore del sequestro è parti a circa un ottavo del capitale, il 13% circa. Venerdì il titolo Campari ha segnato -1,99%, dopo l’exploit di giovedì (11,47%) a seguito dei risultati dei primi nove mesi del 2025 presentati, con vendite salite a 2,281 miliardi di euro (+1,5%) ed un Ebitda rettificato pari a 629 milioni di euro (+4,8%).