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Junts per Catalunya interrompe l’accordo di governo con Sanchez. Incertezza per l’esecutivo di Madrid

Il partito indipendentista ha accusato Madrid di non mantenere le promesse, che includono anche l'amnistia di Puigdemont. I 7 deputati di Junts decisivi per l'esecutivo Psoe-Sumar

La decisione era nell’aria, e mette a rischio la stabilità parlamentare del governo fino alla fine naturale della legislatura, nel 2027, peraltro senza che sia stata ancora approvato il documento di Bilancio dello Stato. Il direttivo del partito catalanista Junts per Catalunya, presieduto da Carles Puigdemont, riunito oggi a Perpignan, ha deciso all’unanimità di interrompere l’accordo di governo siglato due anni fa a Bruxelles per la fiducia al premier Pedro Sanchez. Lo hanno annunciato fonti di Junts, riprese dai media iberici, fra i quali l’emittente pubblica Tve, al termine della riunione, a cui hanno partecipato una cinquantina di componenti dell’organo di direzione. La portavoce dei socialisti Montse Mínguez, ha espresso “assoluto rispetto” per la decisione, nonostante i rischi per il governo. La vicepremier e ministra delle finanze spagnola, María Jesús Montero, del Psoe, ha “teso la mano” al partito indipendentista. “Abbiamo trovato punti di incontro che ci hanno permesso di andare avanti”.

In una conferenza stampa che si è tenuta alle 17, Puigdemont ha confermato lo scioglimento del patto di investitura con il PSOE e il suo passaggio all'”opposizione“. Il leader di Junts ha spiegato che consulteranno i militanti e apriranno le urne da mercoledì 29 a giovedì 30 ottobre. “In qualsiasi caso un patto che non si può sviluppare nelle condizioni necessarie e che non gode della fiducia politica sufficiente e che non viene messo in atto è un accordo rotto“, ha detto l’ex governatore della Catalogna. Tra le ragioni di scontro, proprio l’attenzione mancata, secondo gli indipendentisti, alla regione: “Non siamo disposti a continuare ad aiutare un governo che non aiuta la Catalogna”.

La decisione del partito indipendentista è arrivata dopo che la portavoce al Congresso, Miriam Nogueras, ha affermato la scorsa settimana in aula che era “arrivato il momento del cambiamento“, additando l’esecutivo di Sanchez quale responsabile delle promesse non mantenute, come l’ufficializzazione del catalano in Europa, il trasferimento delle competenze alla Catalogna in materia di immigrazione e l’applicazione della legge di amnistia allo stesso Puigdemont, tuttora colpito da ordine di arresto in Spagna. I 7 deputati di Junts sono decisivi per la fragile maggioranza delle forze nazionaliste basche e catalane che sostiene il governo progressista di coalizione minoritario Psoe-Sumar. Nei giorni scorsi Sanchez aveva ribadito che il governo stava facendo tutto il possibile.

Il ritiro del sostegno al partito di governo, che ha già avuto difficoltà a ottenere i voti di Junts in Aula, crea non poche incertezze. La maggioranza dei militanti del partito catalanista, infatti, approva la gestione di Sanchez, secondo un recente sondaggio del Cis e preferisce il leader socialista all’alternativa costituita dal leader conservatore del Partito Popular, Alberto Nunez Feijoo, e da quello dell’estrema destra Vox, Santiago Abascal. Ma il rilevamento segnala anche un rapido aumento della forza dell’ultradestra indipendentista Alianca Catalana, a spese di Junts, in Catalogna. Il Psoe ha espresso “assoluto rispetto” per la decisione di Junts. “Rispettiamo le dinamiche interne di tutti i partiti politici, Junts compreso. C’è dialogo, c’è una mano tesa, c’è negoziazione. Continueremo a dialogare perché ne vale la pena, vale la pena raggiungere accordi”, ha dichiarato Montse Mínguez, portavoce della leadership del Psoe.