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Rapina al Louvre, fermati due sospetti: “Uno arrestato mentre cercava di fuggire in Algeria, l’altro voleva andare in Mali”

Si tratta di due ladri esperti già noti alla polizia. La procuratrice di Parigi Beccuau condanna la divulgazione della notizia da parte di persone informate "senza alcun riguardo per l’inchiesta"

Sono state fermate due persone per il furto del Louvre di domenica 19 ottobre. I due uomini, stando alle prime informazioni del quotidiano francese Le Parisien, sono originari della zona tra Seine-Saint-Denis e Aubervilliers. L’operazione che ha portato al fermo è scattata nella sera di sabato 25 ottobre, intorno alle 22, dopo che gli inquirenti, che sorvegliavano da giorni i due individui si sono resi conto che uno dei due stava per fuggire all’estero, a quanto sembra in Algeria.

L’arresto dei due sospettati

Il primo sospetto è stato arrestato all’aeroporto parigino di Roissy-Charles de Gaulle. Subito dopo è stato fermato un complice, diretto invece in Mali. Secondo le ipotesi, fanno entrambi parte della squadra di quattro persone entrate in azione intorno alle 9 e 30 del mattino di domenica scorsa e responsabili del furto di 9 gioielli dalla Galleria d’Apollon. Si tratta di due pregiudicati, ladri esperti già noti alla polizia. Il loro profilo è quello di esecutori di colpi su commissione.

Chi sono i due fermati per il furto al Louvre

Uno dei due sospetti è francese, l’altro ha la doppia nazionalità franco-algerina. Sono entrambi trentenni e di Aubervilliers, un grande centro della vicina banlieue, proprio alle porte di Parigi, confinante con Saint-Denis. Entrambi sono pregiudicati, noti alla polizia per furti sofisticati, specialmente di alta gioielleria. I due arrestati sono stati trasferiti nei locali della Brigade anti-criminalité (BAC, Brigata anti-criminalità), un reparto della polizia francese. Il fermo potrà durare fino a 96 ore. Intanto proseguono le indagini, condotte dalla Bac e dall’Ufficio Centrale per la Lotta al Traffico di Beni Culturali (OCBC), per identificare gli altri due complici e l’organizzazione che ha messo in moto l’operazione, un colpo coordinato eseguito in soli 7 minuti.

Le indagini della scientifica

Il lavoro della polizia scientifica è stato fondamentale per l’identificazione dei sospetti. Dopo il furto, sono stati effettuati all’incirca 150 prelievi di dna e analizzati i vari oggetti, tra cui un casco da moto, un gilet giallo, una fiamma ossidrica e una sega circolare, abbandonati dai ladri nella fuga. Alcuni di questi erano cosparsi di benzina per essere incendiati, ma i malviventi non hanno fatto in tempo a dargli fuoco. Un errore che, a quanto pare, potrebbe essere risultato decisivo per arrivare a identificarli con certezza. Una fonte vicina alle indagini ha riferito all’emittente Bfmtv che sugli oggetti è stato trovato un “Dna determinante”.

“Congratulazioni, ora continuiamo”

“Invio le mie più vive congratulazioni agli inquirenti che hanno lavorato senza sosta, come avevo loro chiesto, e che hanno sempre avuto la mia completa fiducia”, commenta su X di Laurent Nuñez, ministro dell’Interno francese. “Le indagini devono proseguire nel rispetto del segreto istruttorio sotto l’autorità della giurisdizione della procura di Parigi. Avanti con la stessa determinazione, continuiamo!”.

La condanna della procuratrice

In merito al rispetto del segreto istruttorio, la procuratrice di Parigi Laure Beccuau ha diffuso un comunicato di forte rammarico per la diffusione della notizia: “Condanno decisamente la divulgazione affrettata di questo elemento da parte di persone informate, senza alcun riguardo per l’inchiesta”. “Questa rivelazione può soltanto nuocere agli sforzi investigativi di un centinaio di inquirenti mobilitati sia nella ricerca dei gioielli rubati, sia dei malfattori”, ha aggiunto Beccuau.

Il bottino da 88 milioni di euro

Tra le priorità per l’inchiesta il recupero dei preziosi. Del bottino c’è una lista ufficiale rilasciata dal ministero. La refurtiva si compone di 8 elementi, tra cui un diadema della parure della regina Marie-Amélie e della regina Ortensia; un collier della parure di zaffiri della regine Marie-Amélie e della regina Ortensia; orecchini fabbricati con due pietre della parure di zaffiri della regina Marie-Amélie e della regina Ortensia. Nel complesso i gioielli valgono 88 milioni, secondo le stime del curatore del Louvre.