
Il giornalista aveva detto: "Qualcuno sta armando l'authority per punirci". E per il presidente Pasquale Stanzione sono "parole di una gravità senza precedenti". L'Usigrai torna sulla maxi-multa da 150mila euro per la puntata sul caso Sangiuliano: "La privacy non diventi un modo per togliere ai cittadini il diritto di sapere"
Il tempo della solidarietà è durato il tempo di un’idea. In direzione di Sigfrido Ranucci arriva già una nuova minaccia di querela. Questa volta a brandirla è il presidente del Garante della Privacy Pasquale Stanzione per le critiche che il conduttore di Report aveva mosso nei confronti dell’authority. “Da una parte solidarietà, dall’altra qualcuno sta armando il Garante della privacy per punire Report e dare un segnale esemplare a altre trasmissioni” aveva detto il giornalista. Parole per le quali Stanzione annuncia “ogni iniziativa utile alla tutela della propria dignità istituzionale”. Per il garante sono frasi “di una gravità senza precedenti. Esse insinuano, infatti, che il Garante – autorità indipendente prevista dalla normativa europea, il cui vertice è eletto da entrambi i Rami del Parlamento – operi sulla base di direttive ricevute da terzi, peraltro secondo un indirizzo politico di maggioranza”. Frasi “totalmente destituite di fondamento e gravemente lesive”. Il confronto a distanza si è acceso dopo la mega-multa da 150mila euro – quasi inaudita nelle proporzioni – comminata a Report per la messa in onda di alcune intercettazioni sul caso di Gennaro Sangiuliano in cui l’allora ministro parlava con la moglie.
Nella sua nota, Stanzione sottolinea come le accuse di Ranucci minino “gli equilibri istituzionali sui quali si fonda il sistema democratico”. Le accuse di contiguità alla maggioranza di destra e al governo Meloni, continua, sarebbero “illazioni gravissime, che confondono la piena indipendenza e terzietà di giudizio del Garante con un’asserita sua soggezione a presunte logiche di governo. Nulla di più infondato”. Anzi, il Garante ribalta l’accusa: sarebbe Ranucci, con il suo j’accuse, a tentare un “indebito condizionamento dell’attività decisoria del Garante, chiamato a pronunciarsi su due reclami avanzati nei confronti della trasmissione da lui diretta”. Dunque “il Garante – nella totalità dei componenti il suo Collegio – adotterà ogni iniziativa utile alla tutela della propria dignità istituzionale”, conclude la nota.
In difesa di Report, sul caso della multa, arriva il sindacato Usigrai: “Vogliamo conoscere le motivazioni della sanzione a Report – scrive in una nota -. È una questione di interesse pubblico. Il comunicato dell’ufficio stampa del Garante per la Privacy non può bastare. Non fornire all’opinione pubblica le ragioni per le quali si sanziona un servizio di inchiesta giornalistica che ha restituito ai cittadini la conoscenza dei fatti relativi alle decisioni dell’ex ministro della cultura Sangiuliano in relazione alla mancata nomina della signora Maria Rosaria Boccia a un incarico ministeriale, rappresenta una grave menomazione della verità dei fatti”. Lo stesso Sangiuliano, ricorda l’Usigrai, aveva dato un’intervista al Tg1 parlando anche di quella conversazione (fornendo “una versione diversa”): “La divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale” ricorda ancora il principale sindacato della Rai non contrasta “con il rispetto della sfera privata quando l’informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell’originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto, nonché della qualificazione dei protagonisti”. “Non si capisce – è la conclusione – a quali principi si sia affidato il Garante per comminare la multa alla Rai e, in sostanza, per sanzionare il lavoro che i giornalisti svolgono proprio nell’interesse pubblico. La privacy non diventi un modo per togliere ai cittadini il diritto di sapere”.