Politica

Meloni, la linea sulle armi: “La flessibilità va resa permanente, ma non toglieremo un euro da altre spese. Serve più pressione su Mosca”

Le comunicazioni della premier al Senato in vista del Consiglio europeo: "Pronti a partecipare alla forza di stabilizzazione a Gaza. Riconosceremo la Palestina solo quando Hamas non avrà alcun ruolo"

“Il rafforzamento della difesa richiede soluzioni finanziarie ancora più ambiziose. Chiediamo fin d’ora di aprire un dibattito sulla possibilità di rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita con riferimento agli investimenti in questo settore”. Lo ha detto Giorgia Meloni nelle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo di giovedì, in cui i capi di Stato e di governo discuteranno, tra le altre cose, degli investimenti comuni per il riarmo. La premier assicura che le spese militari non andranno a discapito di altri settori: “L’Italia ha già cominciato il percorso di rafforzamento della sua difesa, aderendo ai finanziamenti agevolati previsti dal piano Safe, Security action for Europe, con l’assegnazione di 14,9 miliardi di euro, il che ci consente – come abbiamo annunciato e come dimostra la legge di bilancio – di rafforzare la nostra difesa senza distogliere un solo euro dalle altre priorità che il governo si è dato”.

Dove prendere le risorse

In effetti, nel Documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione Ue, il governo ricorda che “riguardo alla spesa in difesa, come chiarito nel Documento programmatico di finanza pubblica, il 29 luglio l’Italia ha già espresso l’interesse a fare ricorso allo strumento finanziario europeo Safe per un ammontare pari a circa 15 miliardi. Roma però potrà chiedere quei prestiti solo una volta uscita dalla procedura di infrazione per disavanzo eccessivo, che al momento è probabile ma non ancora sicura. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha quindi spiegato che, in alternativa, quella spesa sarà finanziata emettendo titoli di Stato. Il Documento programmatico di finanza pubblica, che contiene i saldi su cui si basa la manovra, spiega che le spese per la difesa saliranno dello 0,15% del Pil l’anno prossimo (3,3 miliardi), dello 0,3% nel 2027 e dello 0,5% nel 2028: nel complesso oltre 20 miliardi. A fine triennio il livello di spesa sarà più alto di 12 miliardi. Nella legge di Bilancio 2026 però non ci saranno dettagli sugli effettivi stanziamenti, perché è ancora in corso la preparazione di programmi di spesa che “consentano un aumento della capacità produttiva (anche attraverso partnership strategiche con altri Paesi europei) e dell’occupazione nazionale“.

“No a soldati in Ucraina, aumentare pressione su Mosca”

Sulla guerra tra Ucraina e Russia, Meloni in Senato ribadisce “nuovamente e nettamente” che il governo italiano “non prevede l’invio di soldati in territorio ucraino” (video), nonostante il “sostegno” a Kiev che rimane “determinato” (ma di fatto Roma è sempre più lontana dalla linea dei “volenterosi”). La premier accusa il governo di Mosca di portare avanti “tattiche dilatorie” e porre “condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace”: “Quest’estate, dopo l’incontro in Alaska tra il presidente Trump e il presidente Putin, abbiamo accarezzato l’idea che fossimo finalmente all’inizio di un percorso negoziale. Purtroppo, poche settimane dopo, la Russia ha nuovamente gettato la maschera. Non possiamo considerare accettabile l’atteggiamento ambiguo di chi promette impegno negoziale e poi bombarda costantemente obiettivi civili. Per arrivare al tavolo delle trattative serve, quindi, anche incrementare la pressione su Mosca, come stiamo facendo con il 19° pacchetto di sanzioni europee, che stiamo approvando e che contribuirà a ridurre ancora di più le risorse che Mosca può destinare allo sforzo bellico”, afferma.

“Pronti a dispiegare forze per la pace a Gaza”

La presidente del Consiglio si dice invece pronta a dispiegare i nostri militari per “una eventuale forza internazionale di stabilizzazione della Striscia di Gaza” oltre che per “sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle sue forze di polizia e nel rafforzamento delle loro capacità operative. Dobbiamo ancora definire i dettagli del nostro contributo, ma ritengo fin d’ora opportuno un passaggio parlamentare su queste materie e avremo quindi modo di approfondire insieme. E sono certa che, trattandosi di contribuire realmente e concretamente alla pace in Medio Oriente, tutte le forze in Parlamento non mancheranno di dare il loro sostegno convinto”, afferma. “L’Italia”, aggiunge inoltre, “è pronta a contribuire attivamente al “giorno dopo“, anche partecipando – qualora le fosse richiesto – ai lavori del “Board of peace“, l’organo di governo provvisorio per la Striscia” previsto dal piano di pace del presidente Usa Donald Trump.

“Riconosceremo la Palestina solo senza Hamas”

La presidente del Consiglio ripete la posizione del governo sul riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina, subordinato al disarmo di Hamas e alla sua uscita dal governo della Striscia: “Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e nel futuro Stato palestinese, e deve essere disarmato, per impedire che continui a rappresentare una minaccia per la stabilità regionale. Abbiamo avuto, anche in questi giorni, prova della ferocia di questa organizzazione anche nei confronti degli stessi palestinesi, in una pericolosa serie di esecuzioni sommarie che consideriamo inaccettabili. Sono queste le precondizioni necessarie anche per il riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina, come anche da indicazione di questo Parlamento” nella risoluzione approvata nelle scorse settimane. “Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate”, chiarisce Meloni.

L’attacco alla Flotilla: “Cinismo a favore di telecamera”

Non manca un nuovo attacco alla Global Sumud Flotilla, la spedizione umanitaria per Gaza intercettata dalla marina israeliana: “Lo sforzo” dell’Italia in Medo Oriente, “unico tra le nazioni occidentali, fa giustizia delle polemiche e delle troppe menzogne che abbiamo ascoltato in questi mesi e mi rende orgogliosa di rappresentare una nazione nella quale la maggioranza dei cittadini sa ancora distinguere tra il cinismo sbandierato a favore di telecamera e la solidarietà vera e silenziosa”.

Borghi (Lega): “No a debiti con l’Ue per le armi”

Al termine del dibattito è stata approvata la risoluzione proposta dai gruppi di maggioranza (insieme a quella di Azione, su cui il governo ha dato parere favorevole), facendo automaticamente decadere i testi delle opposizioni. Nel suo intervento, il capogruppo del Pd Francesco Boccia ha accusato la premier di essere sdraiata sulla posizione Usa: “Oggi Giorgia Meloni ha detto, senza troppi giri di parole: “Viva Trump, abbasso l’Europa”. Un grido di resa travestito da orgoglio patriottico. L’Italia, che per decenni ha avuto un ruolo di equilibrio e di costruzione sullo scacchiere internazionale, abdica alla propria storia e alla propria dignità”, accusa. Parole simili a quelle usate da Alessandra Maiorino del M5s “Abbiamo dovuto vederla nelle vesti di cheerleader del presidente di un altro Paese, invece di mantenere la schiena dritta e fare la capa del governo italiano. Sulla Palestina ha accettato che il gioco lo conducesse Trump, cosa che sta succedendo anche sull’Ucraina”, dice a Meloni (video). Il senatore leghista Claudio Borghi invece contesta gli investimenti sulla difesa: “Le spese militari vengano fatte a partire dalla sicurezza interna, altrimenti non è spiegabile ai cittadini che per la sanità non ci sono soldi e per i missili sì. Sui fondi Safe non abbiamo bisogno di indebitarci con l’Europa, pensiamoci mille volte”.