
I giovani malgasci, con l'appoggio dell'esercito, hanno imposto una nuova grammatica politica portando alla caduta del regime
Nel giro di pochi giorni, sono passati dall’essere una generazione inascoltata al volto stesso del cambiamento. In Madagascar, domenica 12 ottobre, la protesta giovanile guidata dalla Gen Z Maga ha smesso di essere solo rabbia e slogan: si è fatta storia. A rompere gli argini è stata l’unità dell’esercito del Corpo di Personale Servizi Amministrativi Tecnici (Capsat), che per la prima volta ha scelto di non obbedire, di non reprimere, di marciare con i ragazzi in piazza.
Quel gesto ha segnato il punto di non ritorno. Dopo settimane di mobilitazione, di blackout e manganelli, di appelli ignorati e strade occupate, la Generazione Z del Madagascar ha ottenuto ciò che sembrava impossibile: la caduta di Andry Rajoelina. Da presidente a fuggitivo. Da uomo forte a uomo in fuga. Un ribaltamento che non è solo politico, ma simbolico. Il potere che è stato rifiutato. E chi lo ha rifiutato non ha più di vent’anni. Il Madagascar è entrato ufficialmente in una fase di transizione post-golpe.
Dopo aver nominato un generale alla guida del governo per tentare di contenere la crisi, Rajoelina ha perso subito anche il sostegno delle istituzioni militari: è stato costretto a lasciare il Paese a bordo di un aereo militare francese, diretto probabilmente a Parigi.
La fuga di Rajoelina rappresenta un colpo duro per la rete d’influenza francese nell’Oceano Indiano. Il Madagascar, nodo strategico per la sicurezza marittima e la proiezione economica verso l’Africa australe, rischia ora di sfuggire al controllo di Parigi. Air France ha sospeso i voli per l’isola e l’Eliseo monitora la situazione attraverso una cellula di crisi.
Accadrà come in Nepal dove la Gen Z ha trasformato la protesta in processo costituente? La nuova premier del Nepal Sushila Karki, ex presidente della Corte Suprema, è stata eletta grazie a un processo di selezione avviato dalla Gen Z sulla piattaforma Discord.
Nel frattempo, la Gen Z malgascia non arretra. La sua forza non è solo numerica, ma simbolica: ha imposto una nuova grammatica politica, rifiutando il dialogo con un potere percepito come illegittimo, la transizione è appena iniziata.
In Senegal, è stata proprio la generazione digitale a spingere per il rinnovamento politico, portando alla liberazione di leader incarcerati – ovvero l’attuale presidente Bassirou Diomaye Fay – e influenzando l’agenda elettorale con campagne virali e mobilitazioni pacifiche. In Marocco, il fermento è in corso: giovani attivisti, studenti e creativi stanno ridefinendo il rapporto tra cittadino e istituzioni, con richieste chiare su diritti, ambiente e giustizia sociale.
Il Madagascar non è un’eccezione, ma parte di un’onda lunga. Se la Gen Z malgascia saprà mantenere il baricentro tra piazza e proposta, tra rabbia e visione, allora questa insurrezione non sarà solo la fine di un regime, ma forse l’inizio di una nuova grammatica politica africana.