Calcio

Storia della “Naziunali Siciliana”, nata tra amici e ancora imbattuta: “Vogliamo far rinascere il calcio isolano e diffondere la nostra cultura nel mondo”

Marchese, ct della Naziunali Siciliana, e L’Episcopo, direttore sportivo, spiegano a ilfattoquotidiano.it la realtà di una squadra composta da giocatori di Serie D ed Eccellenza, che punta a rilanciare il movimento regionale

“Creiamo una squadra di calcio per promuovere la cultura siciliana nel mondo e per rilanciare alcuni dei nostri giovani?”. L’idea della Sicilia F.A. – o meglio, come piace a loro, della Naziunali Siciliana – è nata così. All’improvviso, nel 2018. Da un gruppo di amici, da sempre attivi nella promozione della cultura siciliana, appassionati di calcio e con il desiderio di valorizzare i tanti giovani che dall’isola provano a emergere nel mondo del pallone. “Il nucleo dei fondatori era composto da persone provenienti da Palermo, Catania e Messina. Un insieme che andava contro le divisioni campanilistiche tra le città principali e richiamava a un senso di unità regionale e isolano“, spiega Alberto L’Episcopo, direttore sportivo e responsabile dell’area tecnica della nazionale, a ilfattoquotidiano.it.

L’idea di base è chiara: far conoscere la Sicilia nel mondo e rilanciare i calciatori isolani, che negli ultimi anni scarseggiano in Serie A (Antonino Gallo del Lecce è tra i pochissimi superstiti). Ma come? Coinvolgendo diversi ex calciatori siciliani di fama, mettendone qualcuno al centro del progetto, come per esempio Giovanni Marchese, allenatore della nazionale siciliana sin dalla sua fondazione ed ex calciatore del Catania tra le tante, con 138 presenze in massima serie in carriera. “Mi inorgoglisce portare sul petto il simbolo della Sicilia. È vero, sono stato uno dei pochi siciliani ad aver avuto l’occasione di giocare stabilmente in Serie A negli ultimi decenni e per me questo è motivo di grande orgoglio, perché ho portato in alto la nostra sicilianità a livelli molto importanti”, ha spiegato proprio Marchese a ilfattoquotidiano.it. “Al momento i siciliani in Serie A sono davvero pochi, quindi speriamo che ne vengano fuori degli altri nei prossimi anni”.

I criteri per giocare nella nazionale siciliana? Bisogna soddisfare uno di questi punti: essere nati in Sicilia, avere parenti diretti siciliani, aver vissuto in Sicilia per cinque o più anni o esser sposato con una siciliana. Javier Pastore, per esempio, sarebbe stato convocabile. Davis Curiale, Andrea Saraniti, Gaetano Dolenti per dirne tre: nella Sicilia F.A. giocano tanti isolani oggi in giro tra Serie D ed Eccellenza, che in passato hanno però calcato campi professionistici e che oggi sono ancora imbattuti con la maglia giallorossa della Sicilia. Ma ci arriveremo.

L’idea della fondazione e il primo bilancio extra campo

“Il percorso è stato molto complicato e anche lungo, perché noi abbiamo cominciato a parlarne nel 2018, da incoscienti. Ci sembrava un sogno irrealizzabile“, spiega L’Episcopo. Nella testa del gruppo d’amici c’erano gli esempi della Catalogna, dei Paesi Baschi e della Corsica: “Ma ci sembrava difficile emulare quel percorso”. A maggio 2020 il primo passo che ha poi dato il via a tutto: viene costituita l’associazione. Da lì la dirigenza si è messa al lavoro per capire quali fossero i passaggi da fare per portare avanti l’iniziativa. “Ci confrontavamo con realtà esistenti come la Sardegna, che aveva già esperienza nel campo e ci ha dato una grande mano da un punto di vista burocratico – prosegue L’Episcopo -. Non eravamo letteralmente nessuno, non avevamo contatti”, spiega il dirigente sorridendo. Poi l’iscrizione alla CONIFA (Confederation of Independent Football Associations) nel 2021 e l’uscita dalla stessa nel 2023 per concentrarsi su progetti che avessero maggiore collegamento con le istituzioni calcistiche ufficiali. Oggi la nazionale siciliana è una realtà indipendente.

A distanza di cinque anni dalla nascita però il bilancio è positivo: “Siamo in linea con quanto ci eravamo prefissati – spiega L’Episcopo -, anzi forse abbiamo fatto qualcosa in più sia in campo che fuori”. La Naziunali Siciliana è riuscita infatti negli anni a instaurare rapporti consolidati con le istituzioni: dalla Regione Siciliana alla LND Sicilia, passando per vari Comuni dell’isola come Castelbuono, Caltanissetta e la città metropolitana di Palermo. “Per noi collaborare è fondamentale. Il nostro è un progetto che si fonda sul volontariato e non ha dietro finanziatori. Quindi è importante avere un sostegno organizzativo e logistico“, continua il dirigente siciliano.

I risultati sportivi

Poi ci sono i risultati sportivi, la base per una nazionale di calcio. E quelli fin qui sono stati ottimi. La nazionale siciliana è oggi ancora imbattuta: l’unica sconfitta è arrivata ai rigori – dopo un pareggio per 1-1 nei 90 minuti – nella semifinale della Corsica Cup 2024 contro il Saint Martin, nazionale iscritta alla CONCACAF (Confederazione calcistica del Nord, Centro America e Caraibi) che ha già tantissima esperienza alle spalle. Nella gara d’esordio un netto 4-1 contro la Sardegna, mentre nella Sikelia Cup 2025, la Sicilia F.A. ha battuto la nazionale della Costa d’Avorio LFP (vale a dire quella degli ivoriani che giocano in patria) con un netto 5-1. Il punto più alto della Naziunali Siciliana è però il match vinto contro la Corsica, nella Sikelia Cup 2023: 1-0 il finale, con gol del capitano Davis Curiale. “È stata la nostra partita più bella. Noi avevamo solo giocatori di Serie D ed Eccellenza – spiega L’Episcopo – mentre loro sono venuti in Sicilia con gente di Serie A, B e C francese. Il loro capitano era Remy Cabella, oggi all’Olympiakos e con oltre 400 presenze in Ligue 1, ha partecipato anche al Mondiale 2014″.

La scelta dei giocatori e gli altri convocabili

La nazionale siciliana è composta maggiormente da calciatori che navigano tra la Serie D e l’Eccellenza, ma nel corso degli anni anche altri giocatori importanti si sono avvicinati a questa realtà. “Sul piano tecnico siamo soddisfatti perché in questi anni siamo riusciti a coinvolgere anche giocatori di campionati professionistici dalla C in poi – spiega L’Episcopo -. Tra l’altro ci sono stati anche giocatori di Serie B che hanno manifestato volontà di far parte del progetto, come per esempio Sampirisi, Crociata e all’estero anche Vito Mannone, ex portiere dell’Arsenal. Avere l’attenzione di questi calciatori è un segnale positivo”.
E a proposito di calciatori di Serie A e B, ce ne sono alcuni convocabili e che stuzzicano particolarmente il Ct Giovanni Marchese: “Ci sono giocatori forti ed interessanti, con cui si potrebbe allestire una squadra molto competitiva, ma già la Nazionale Siciliana ha dimostrato di esserlo in questi anni con chi ne ha fatto e ne fa parte – spiega il commissario tecnico -. Di giocatori siciliani forti nelle categorie più importanti ce ne sono: Mannone, Gallo, Di Mariano, Quagliata, Sampirisi, Crociata, Santoro, Arena e tanti altri. Tra gli emergenti è impossibile non citare talenti come Giacomo Corona, quest’anno al Palermo e figlio di Giorgio, e Flavio Russo, senza dimenticare che anche un grandissimo prospetto come Francesco Camarda ha origini siciliane”. La famiglia del baby talento del Milan – oggi in prestito al Lecce – è infatti originaria di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta.

La ricerca del talento e un Balotelli “convocabile”

Marchese – insieme al suo staff tecnico – ogni settimana fa una ricerca costante dei talenti più meritevoli dell’isola, per poi dargli un’opportunità in più di visibilità con la maglia giallorossa della nazionale: “La differenza tra allenare in un club ed in una realtà come la Sicilia FA è innanzitutto legata al tempo. In un club si fa un lavoro quotidiano. Allenare la Nazionale, invece, comporta andare a vedere le partite in giro per visionare tanti giocatori, dalle categorie professionistiche all’Eccellenza, cercando talenti anche nelle categorie regionali. Grazie al lavoro del mio staff, riusciamo ad arrivare ed osservare anche dove materialmente io non riesco”. Un monitoraggio costante – domenica dopo domenica – per rendere sempre più competitiva la nazionale siciliana e permettere ai tanti giovani del territorio di emergere.

C’è però un nome che stuzzica: Mario Balotelli. “Secondo i nostri criteri di selezione di calciatori, è assolutamente convocabile – spiega L’Episcopo – essendo nato a Palermo. Poi è chiaro che ci deve essere la volontà del calciatore. Noi ovviamente non chiudiamo la porta a nessuno anche perché ci rendiamo conto della visibilità che il giocatore porta con sé. Però non dipende soltanto da noi e comunque poi abbiamo un selezionatore che sceglie i calciatori in base alle sue alle sue preferenze dal punto di vista tecnico, dal punto di vista della gestione del gruppo, dello spogliatoio. Quindi noi non ci intromettiamo nelle scelte del Ct“.