
"Nelle aziende c'è una piramide demografica che è spostata verso i 50enni", hanno spiegato i rappresentanti dell'istituto in audizione sul Documento programmatico di finanza pubblica 2025. Le retribuzioni reali restano inferiori del 9,1% rispetto al livello del 2021
“Nelle aziende c’è una piramide demografica che è spostata verso i 50enni”, hanno spiegato i rappresentanti dell’Istat durante l’audizione alle commissioni riunite di Camera e Senato a Palazzo Madama nell’ambito dell’esame preliminare del Documento programmatico di finanza pubblica 2025 (Dpfp). “Non siamo più un Paese che può spingere su un contributo massivo della forza lavoro, dobbiamo spingere su un contributo qualitativo“, hanno sottolineato.
Del resto dall’ultimo rapporto annuale, ha spiegato l’Istat, è emerso che l’inserimento di giovani con skill digitali nelle aziende determina un incremento della produttività: “Assumere giovani conviene“. “È un Paese che deve cambiare passo specialmente sulla produttività e auspicabilmente anche aumentare i salari per quanto riguarda i giovani in particolare, perché entrano persone formate e pronte a innovare”, hanno aggiunto.
Parlando più in generale dei salari, i tecnici dell’Istat hanno sottolineato che “il recupero progressivo delle retribuzioni reali è cominciato nel tempo e sta proseguendo. È iniziata un’inversione di tendenza che ha consentito di iniziare un processo di recupero”. Tuttavia, come emerso già dalle statistiche dell’Istituto, esiste ancora una differenza del 9,1% rispetto a gennaio 2021. “Stiamo riducendo progressivamente, ma permane in termini di salari reali un gap del 9% rispetto ai livelli delle retribuzioni reali di gennaio 2021”, hanno specificato nel corso dell’audizione.