Cronaca Nera

Salvatore Ocone ha confessato gli omicidi di Elisa Polcino e del figlio: “Sono stato io, mia moglie era autoritaria”. Operata la figlia

Gli inquirenti hanno confermato che l'uomo era stato curato per una psicosi cronica e nel 2011 era stato sottoposto ad un Tso. Ma dopo questo episodio non ce ne sarebbero stati altri

Ha confessato Salvatore Ocone, il 58enne, che ieri a Paupisi (Benevento) ha prima ucciso a sassate la moglie Elisa Polcino, poi ha rapito i due figli minori. Cosimo, 15 anni, è stato trovato senza vita nell’auto in un campo a Ferrazzano, in provincia di Campobasso, l’altra figlia è stata trovata in fin di vita. La ragazza, 16 anni, è stata trasferita nel corso della notte alla Neuromed di Pozzilli (Isernia) dove è stata sottoposta a un intervento chirurgico alla testa e ora è in coma farmacologico. “Bisognerà attendere alcuni giorni per consentire al cervello di sgonfiarsi, successivamente si potranno valutare gli esiti neurologici”, ha spiegato il direttore della struttura. Il terzo figlio di Elisabetta Polcino, il maggiore di 23 anni, è arrivato a casa nella tarda serata di martedì accompagnato dai carabinieri.

La confessione

La Procura di Benevento ha dato esecuzione al fermo nei confronti di Ocone per duplice omicidio aggravato, tentato omicidio e sequestro di persona. “È stato sottoposto a interrogatorio e sui fatti ha reso confessione. Su tutti gli altri particolari della vicenda non è il momento di parlarne, non è opportuno” ha dichiarato il procuratore di Benevento, Gianfranco Scarfò, prima di lasciare nella notte la caserma dei carabinieri di Campobasso dove è stato portato, dopo la cattura, Ocone. L’uomo, al termine di un interrogatorio durato circa un’ora e mezza, ha ammesso tutto: “Sono stato io. Mia moglie era aggressiva e autoritaria”, ha detto Ocone agli inquirenti. Il fermato è stato trasferito nel carcere di Campobasso dove è rinchiuso in una cella singola e sorvegliato: è sottoposto a un regime di vigilanza rafforzata da parte del personale penitenziario, misura disposta per garantirne la costante osservazione e scongiurare eventuali gesti autolesionistici.

La ricostruzione

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’omicidio di Elisa Polcino è avvenuto tra le 5 e le 6 di martedì mattina: Ocone ha colpito la moglie con una grossa pietra mentre dormiva e poi si è accanito sui figli, colpendoli con lo stesso oggetto e poi trascinando i corpi nell’auto con la quale è scappato. Il mezzo è stato poi individuato da un elicottero dei carabinieri nella campagna di Ferrazzano, nascosta in un uliveto e da alcune balle di fieno. Dato il territorio impervio, che avrebbe richiesto alle pattuglie a terra del tempo per intervenire sul posto, il pilota ha deciso di effettuare un atterraggio di emergenza in un’area pianeggiante poco distante. Dopo essere atterrati, i militari si sono diretti verso l’auto e hanno immobilizzato l’uomo, che non ha opposto resistenza. Sul sedile posteriore dell’auto erano presenti i due figli. Per il 15enne, i carabinieri non hanno potuto far altro che constatarne il decesso, mentre hanno verificato che la 16enne era ancora viva, seppur in gravissime condizioni. Inviando le coordinate geografiche alla centrale operativa i militari hanno permesso alle pattuglie e alle ambulanze di intervenire e prestare soccorso alla ragazza, trasportata all’ospedale di Campobasso e poi nella notte trasferita nella clinica Neuromed.

La depressione

“Sono stata la prima a entrare. Ho visto il corpo della donna nel letto, a pancia in giù, il cranio rotto. Ho visto che era già cambiato il colore della pelle, era già morta da un po’. L’hanno colpita nel sonno, non si è mossa” una parente delle vittime, la prima ad arrivare. “Lui non stava bene, soffriva di depressione. Non so cos’è successo. So che stava male. Un po’ di tempo fa ha fatto cose strane, una volta si è spogliato ed è andato davanti alla chiesa. Da lì hanno iniziato a curarlo”. Martedì un vicino era stato anche più esplicito: “La famiglia è nota in paese per situazioni di disagio e conflitti ricorrenti, con evidenti problemi sociali e personali. Le urla di lei si sentivano ogni settimana, non è credibile fingere di non sapere nulla. Era una tragedia evitabile. La verità è che quella era una famiglia con gravi problemi, e tutti in paese lo sapevano“. Gli inquirenti hanno confermato che Ocone era stato curato per una psicosi cronica e nel 2011 era stato sottoposto ad un Tso. “Dopo questo episodio non ce ne sono stati altri” hanno detto. “La sua situazione di capacità di intendere e volere sarà oggetto di valutazione”, ha dichiarato Scarfò.