Diritti

Torce, lampade e candele in 200 ospedali: “Illuminiamo la notte contro il genocidio”. La protesta silenziosa dei sanitari italiani per Gaza

"Siamo un'onda dilagante al fianco della Flotilla": al flash mob del 2 ottobre, "Luci sulla Palestina", parteciperanno 50mila operatori. Con una staffetta verranno ricordate le oltre 60mila vittime dell'esercito israeliano, tra cui 1.677 sanitari: "Boicottiamo Tel Aviv, servono atti formali immediati"

Il 28 agosto erano stati oltre 30mila i sanitari a digiunare in segno di protesta per chiedere la fine dello sterminio a Gaza. Giovedì 2 ottobre, all’iniziativa “Luci sulla Palestina”, le previsioni dicono che potranno essere 50mila. Alle 21, torce, lampade, lumini e candele si accenderanno in oltre 200 ospedali del Paese, per illuminare simbolicamente la notte della Striscia. Un flash mob per ricordare gli oltre 60mila palestinesi uccisi in questi ultimi due anni dall’esercito israeliano, tra cui 1.677 sanitari, i cui nomi verranno letti dai colleghi italiani, in una staffetta che percorrerà tutta la Penisola.

“Sarò il più grande flash mob mai realizzato in Italia da quando è iniziato l’attacco israeliano a Gaza”, commenta a ilfattoquotidiano.it Daniela Gianelli, referente nazionale – insieme a Francesco Niccolai – delle reti #DigiunoGaza e Sanitari per Gaza, promotrici dell’iniziativa. “Aggiorniamo continuamente i dati di partecipazione – spiega -. Le adesioni aumentano di continuo. Siamo già a 200 ospedali, sparsi su tutto il territorio nazionale, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta. Oltre 26mila lavoratrici e i lavoratori della sanità si sono già iscritti al form, ma dall’esperienza dell’ultima iniziativa sappiamo che molti partecipano a questi eventi senza iscriversi. Quindi ci aspettiamo che possano essere il doppio”. Le regioni che contano il numero di adesioni più alto sono Lombardia, Toscana, Sardegna, Puglia, Lazio e Emilia Romagna. Saranno presenti anche alcuni sindacati e molte associazioni.

Le reti si stanno coordinando dal basso. Le 15 chat regionali hanno migliaia di iscritti. Tutti partecipano, tutti collaborano e si mobilitano per dimostrare l’indignazione del mondo della sanità verso il massacro che sta compiendo Tel Aviv, nella complicità silenziosa dei governi occidentali. “Stiamo protestando da mesi e non ci fermeremo fino a che le istituzioni non agiranno concretamente e a tutti i livelli per fermare il genocidio palestinese – commenta ancora Gianelli -. Siamo un’onda dilagante, che monta ogni giorno. Come sanitari e sanitarie non possiamo rimanere a guardare, è nostro dovere mobilitarci”.

Pretendono azioni concrete da governo, regioni, comuni e aziende sanitarie. Non più tiepide dichiarazioni di biasimo, ma atti e impegni formali: “Chiediamo che sia avviato il boicottaggio immediato della azienda farmaceutica israeliana Teva, che non solo è complice del governo israeliano nelle politiche di occupazione e apartheid, da cui trae profitti, ma è anche attivamente coinvolta nel genocidio palestinese”, prosegue la referente. Anche la richiesta per l’esecutivo di Giorgia Meloni è chiara: fare pressione su Israele e interrompere accordi e forniture militari. “Questo è il senso della nostra mobilitazione. Ci uniamo a tutti i movimenti che in Italia e in tutta Europa chiedono di fermare il genocidio, a partire dalla Global Sumud Flottilla la cui iniziativa umanitaria e politica seguiamo e sosteniamo con forza e ammirazione”, conclude Gianelli. “Luci sulla Palestina”, l’appuntamento di giovedì sera davanti agli ospedali italiani, sarà l’occasione per i sanitari di alzare ancora una volta le loro voci all’unisono, per unirsi da terra alla Flotilla e rendere omaggio ai loro colleghi, uccisi mentre assistevano e curavano la popolazione di Gaza.