Politica

Flotilla ridà all’Occidente l’onore perduto. Alla faccia di Meloni e pure Mattarella

Il viaggio di soccorso a un popolo morente sarebbe “iniziativa gratuita, pericolosa, irresponsabile”. E contro il governo da lei presieduto. Ma pericolosa per chi?

Come milioni di italiani, seguo con grande emozione la vicenda di Global Sumud Flotilla; in navigazione nelle acque mediterranee, rese pericolose dall’azione di scherani intenzionati a impedire che giunga a buon fine una missione d’alto valore umanitario e – insieme – di chiara valenza simbolica: la testimonianza dei cinquecento naviganti provenienti da 44 Paesi, salpati da Barcellona e Genova, che portando derrate alimentari e medicinali al popolo palestinese condannato al genocidio per fame e ammazzamenti vari dallo Stato d’Israele, suona a contestazione radicale per miserabilità dell’intero ceto politico imbullonato nei Palazzi dell’Occidente.

Lo fa ricordando che l’impegno pubblico non è necessariamente il vischioso tran-tran con cui anime bige annichiliscono la pubblica opinione, ma può ancora essere passione, testimonianza, mobilitazione. Squillo di battaglia contro l’infamia. E facendolo, riporta alla memoria episodi gloriosi del nostro passato, nell’entusiasmante evocazione da brividi in cui rifulgeva un’abnegazione esemplare. Tanto da farci ricordare un’altra flottiglia di 850 imbarcazioni – dai pescherecci alle barche da diporto – che attraversò la Manica battuta dall’aviazione tedesca, per portare in salvo i soldati alleati stretti nella morsa delle unità corazzate hitleriane a Dunkerque. Tra il 27 maggio e il 4 giugno del 1940.

Mentre dalle scogliere di Dover il primo ministro Winston Churchill (altri tempi, altri primi ministri) scrutava all’orizzonte l’arrivo del naviglio che trasbordava 338mila ragazzi inglesi, francesi e belgi. Allora il premier britannico dichiarò che quella era la prima vittoria della democrazia sul nazi-fascismo. Cui fece immediata eco l’irrisione sguaiata della stampa mussoliniana (“Ciurcillo racchio/ a ogni tua parola c’è un pernacchio”). Si coglie l’analogia?

Mentre il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto, comprendendo da navigato politico la gravità della situazione, annuncia l’invio di una nave della marina militare a tutela dei naviganti italiani minacciati dai lanci di droni israeliani – subito la Fasan, poi la fregata anti-sommergibili Alpino – la prima ministra Meloni, in trasferta a New York, sospende per un attimo il bacio di terga presidenziali per delegittimare il gesto che ripristinerebbe un minimo d’onore al suo governo, accovacciato ai piedi dell’asse Trump-Netanyahu: il viaggio di soccorso a un popolo morente sarebbe “iniziativa gratuita, pericolosa, irresponsabile”. E contro il governo da lei presieduto. Ma pericolosa per chi? Certo, i naviganti della Flotilla rischiano arresti e violenze varie, da parte dei militari israeliani che operano il blocco navale predisposto per impedirgli di raggiungere Gaza. Ma gli irresponsabili sarebbero loro, non chi spara, bombarda, uccide e intimidisce?

Suprema ipocrisia, cui fanno da sottofondo sonoro le parole del nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, residuato del molliccio democristiano di Prima Repubblica, che finge di preoccuparsi per la salute dei nostri connazionali, invitandoli a consegnare i loro aiuti umanitari alle autorità religiose cattoliche (con ciò rinunciando al fondamentale valore politico di manifestare personalmente la propria solidarietà alle vittime), solo per coprire l’orrida infingardaggine della puffetta mannara che torna a irridere decenza e verità.

Fortuna che nel frattempo “arriba España”: il premier Pedro Sanchez segue la mossa di Crosetto e invia il guardacoste Furor a tutela dell’operazione marittima; ma nel dare mandato al proprio soccorso non si adegua – a differenza dell’attuale fratello d’Italia d’antica matrice DC – all’italica furberia di limitare il compito al semplice soccorso di connazionali; bensì ordina con ispanica fierezza di proteggere a tutto campo chi è pronto a infrangere il blocco navale di Netanyahu. Ossia quel terrorista che ha sempre tenuto bordone ad Hamas come alibi per restare in sella e sfuggire guai giudiziari.

Intanto l’entrata in scena di Sanchez per consentire lo sbarco di Flotilla sembra un altro remake; ma stavolta della nostra storia patria: quando, l’11 maggio 1860, lo sbarco a Marsala dei Mille partiti da Quarto sui piroscafi Piemonte e Lombardo, intercettati dalla flotta borbonica pronta a bombardarli, fu consentito dalla decisione del governo inglese di proteggere i garibaldini mediante l’interposizione di due navi battenti l’Union Jack. Atto che spianò la strada all’unificazione nazionale italiana.

Insomma, tutti ricordi che parevano sepolti sotto la catasta di ignavia accumulata in questi anni, che Albert Camus prefigurava amaramente: “tempi mediocri non possono che partorire profeti dalle vuote parole”. Ma ora che l’indignazione ha raggiunto l’Azimut, il popolo, a lungo tenuto in quarantena come “populista”, ritorna a riempire le piazze e a contestare queste animucce avide di potere per il potere; i lemuri tremebondi abbarbicati alle stanze del governo. Aux armes, citoyens. Antichi versi ridestati dal coraggio di generosi disarmati provenienti da tutto il mondo. In navigazione per affermare il sacrosanto diritto alla vita dei poveri e degli indifesi. Poi vada come vada.