
Ho imparato ad amare Padre Maurizio dal giugno del 2009, nel corso della mia scelta di vita, fatta nel marzo del 2006: informare correttamente su “Terra dei Fuochi”
A Padre Maurizio Patriciello, alle ore 10 del 28 settembre 2025 durante la somministrazione dell’Eucarestia nella Chiesa di S. Paolo al Parco verde di Caivano, veniva consegnata una busta con un proiettile per intimidazione. Ho conosciuto e imparato ad amare Padre Maurizio dal giugno del 2009, nel corso della mia scelta di vita, fatta nel marzo del 2006, di impegnarmi a formare e informare correttamente sul disastro ambientale più grande perché il più negato di Italia “Terra dei Fuochi” su preciso mandato delle Assise di Palazzo Marigliano, l’Associazione di impegno civile della migliore “intellighentia” laica di Napoli con Presidenti l’Avvocato Gerardo Marotta ed il Magistrato Raffaele Raimondi.
Nel corso di questi lunghi decenni di impegno professionale e civile che mi sono costati infiniti dolori, malattie, umiliazioni e minacce finanche di morte, grazie al loro esempio di Etica vissuta , non mi sono mai né fermato né arreso, e questo mi ha permesso di conoscere anche magistrati che, senza mai farmi sentire “giudicato”, so che mi hanno stimato e finanche amato quasi come un figlio o fratello come io loro: Magistrati Raffaele Raimondi, Federico Bisceglia, Roberto Pennisi e Giustino Gatti. E’ grazie a questi umili eroi civili, che operano in modo silenzioso ma sono la vera speranza per chi ha “fame e sete di Giustizia”, che io posso ancora vivere ed impegnarmi ogni giorno senza perdere la mia Speranza.
In questi giorni noi a Napoli commemoriamo le 4 Giornate di Napoli, l’insurrezione popolare spontanea che, unica in Europa, riuscì a liberare la città di Napoli dalla tirannia nazifascista. Il giorno 28 settembre del 1943 il piccolo Gennarino Capuozzo di 11 anni al grido di “Adesso vi facciamo vedere noi chi sono i napoletani”, viene ucciso in via S. Teresa mentre tentava di lanciare una granata contro i tedeschi. Il 28 settembre 2025 una banda di circa dieci ragazzini napoletani, di sera, con fucili mitragliatori della camorra ha fatto una “stesa” per terrorizzare il popolo di Caivano e ricordare a tutti chi comanda, specie in vista delle elezioni comunali del prossimo 23 novembre 2025.
Il giorno 30 settembre del 1943 il piccolo Raffaele Marfella (mio padre) camminava per le campagne nei pressi del Vallone di San Rocco (Capodimonte) per cercare qualcosa da mangiare insieme al nonno Raffaele Marfella. Entrambi avevano una età che li rendeva non “rastrellabili” dai tedeschi. Incrociarono per caso la colonna di jeep Usa che correva per andare a liberare gli assediati del Vomero, non potendo passare per via S Teresa bloccata dagli scontri e dalle barricate. I tedeschi avevano però minato la strada verso il Vomero, e, davanti agli occhi del piccolo Raffaele, il nonno Raffaele saltò per aria in mille pezzi.
Nonostante il terribile shock della visione di questo scempio, il piccolo Raffaele indirizzò comunque a gesti la colonna americana e poi, chiedendo per pietà una carriola, riportò a casa, distante oltre 4 km, i miseri pezzi del nonno ucciso. Il gesto fu segnalato dai militari Usa.
Quante scene simili stiamo rivedendo con orrore in questi giorni a Gaza. L’immagine di mio padre bambino che riporta a casa il nonno fatto a pezzi su una carriola, ha segnato per tutta la vita la mia mente dall’unica volta che mio padre me ne fece racconto, nel giorno della inaugurazione della strada dedicata a suo nonno: Via Raffaele Marfella, martire delle 4 Giornate di Napoli, quartiere Piscinola.
Napoli sa salvarsi da sola. Napoli deve salvarsi da sola. E gente come me deve guidare, deve sapere indirizzare. Noi napoletani non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo chiedere aiuto. Dobbiamo riprenderci Napoli ma soprattutto la innocenza perduta dei nostri ragazzi. Pertanto, chi turba e minaccia maestri di vita e di speranza come Maurizio Patriciello, turba, minaccia ed uccide innanzitutto me, e spero che questo sia il comune sentire del cuore di ognuno che leggerà questo scritto.
Ps. Mentre avveniva l’intimidazione di Padre Maurizio, a Napoli io partecipavo alla prima riunione di costituzione della Sezione di Napoli della Associazione “Rosario Livatino” su iniziativa dell’ex Presidente della Commissione Antimafia Dr Nicola Morra e del Dr Salvatore Carli. Ho ritenuto mio preciso dovere e segnale della Provvidenza aderire a questa Associazione che non ha lo scopo di onorare la memoria del “Giudice ragazzino” Beato Rosario Livatino con soli scritti e parole ma con una precisa scelta di vita e di azione, come quella che ora, dopo questi ultimi avvenimenti, sembra ancora più urgente anche in Campania.
“Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”. Questa frase, tratta dai suoi appunti, sottolinea la necessità di vivere la fede attraverso azioni concrete e un esempio di vita coerente e affidabile. La vita e l’esempio di concreto impegno civile di Rosario Livatino come Magistrato è in perfetta linea di pensiero e di azione con quella del nostro amatissimo Medico Santo Giuseppe Moscati: “Ricordatevi che vivere è missione, è dovere, è dolore! Ognuno di noi deve avere il suo posto di combattimento…”.