
Gli sfratti eseguiti con forza pubblica nei soli anni post pandemia dal 2022 al 2024 hanno visto sfrattate più di 73.000 famiglie l’equivalente delle famiglie abitanti a Pisa e Benevento
In un silenzio assordante da parte della quasi totalità dei mezzi di informazione, il Ministero dell’interno ha pubblicato il suo annuale report sugli sfratti relativi all’anno 2024.
Il quadro che esce dalla lettura dei dati è contraddittorio e a macchia di leopardo nelle regioni e nei comuni dove a evidenti diminuzioni di sentenze, richieste di esecuzione e sfratti eseguiti con la forza pubblica si evidenziano anche dati molto preoccupanti di aumenti significativi. Nonostante ciò il dato nazionale ci dice che nel 2024 sono stati emesse dai tribunali 40.158 sentenze di sfratto (nel 2023: 39.373) in aumento del 1,99%. Quelle motivate da morosità sono state 30.041(nel 2023: 30.702). Le sentenze per finita locazione 7.845 (nel 2023: 6.440) e 2.272 le sentenze per necessità del locatore, (nel 2023: 2.231), concentrate quasi per la metà nella provincia di Palermo.
Le richieste di esecuzione presentate dagli ufficiali giudiziari sono state nel 2024 81.054 (nel 2023: 73.809, in aumento del 9,82%). Le esecuzioni di sfratto con forza pubblica sono state 21.337 (nel 2023: 21.345), di fatto stabili, ma anche costanti.
Giova ricordare che le esecuzioni di sfratto rilevate dal Ministero dell’interno non riguardano né le esecuzioni di espropri per mancati pagamenti di ratei di mutui per prime case, né gli sgomberi di occupazioni di immobili, né tantomeno rilevano gli sfratti eseguiti senza intervento della forza pubblica perché la famiglia ha lasciato l’alloggio spontaneamente. Quindi i dati diffusi dal Ministero dell’interno vanno presi per difetto e sono ben maggiori nella realtà.
A livello regionale si segnalano aumenti delle sentenze di sfratto in: Valle d’Aosta (+26,87%); Umbria (+18,28%); Marche (+8,18%); Abruzzo (+12,29%); Puglia (+13,90%; Campania (+11,8£%); Lazio (+3,94%); Diminuiscono le sentenze di sfratto in: Basilicata (-33,61%); Trentino Alto Adige (-14,96%); Molise (–9,65%); Sardegna (-10,97%).
Tra le richieste di esecuzioni di sfratto presentate da ufficiali giudiziari spicca la Lombardia dove aumentano del 61,51% rispetto al 2023 mentre le azioni di rilascio con l’ausilio della forza pubblica sempre in Lombardia aumentano del 41,61% rispetto al 2023. Le azioni di rilascio con la forza pubblica sono aumentate in Calabria con + 53,99% rispetto al 2023 e in Basilicata +13,89% rispetto al 2023.
Per quanto riguarda le città, Milano appare la realtà più critica, dove le richieste di esecuzioni nel 2024 sono state 14.084 (+3403,48% rispetto al 2023) e gli sfratti eseguiti con la forza pubblica sono stati 1.597 (+1100,75% rispetto al 2023). Da segnalare gli aumenti delle esecuzioni di sfratto con forza pubblica a: Nuoro +145,45%; Cosenza +105,88%; Ascoli Piceno +55,88%; Rieti +30,43%, Teramo + 33,33%; Caltanissetta +45%.
Il dettaglio di tutti i dati nazionali, regionali, provinciali e comunali potete leggerli a questo link.
Cosa dicono i dati del Report 2024 sugli sfratti? Che il caro affitti continua a incidere pesantemente ed è un dato cronicizzato. Le sentenze per morosità sono la principale causa di sfratto. In Italia nel 2024 sono stati eseguiti mediamente 106 sfratti con la forza pubblica ogni giorno lavorativo. Gli sfratti eseguiti con forza pubblica nei soli anni post pandemia dal 2022 al 2024 hanno visto sfrattate più di 73.000 famiglie l’equivalente delle famiglie abitanti a Pisa e Benevento. Un fatto terrificante.
Siamo di fronte ad un caro affitti che si abbatte su redditi bassi e povertà. Servirebbero interventi urgenti, di politiche abitative pubbliche fondate su un incremento significativo dell’offerta di edilizia residenziale pubblica attuando programmi pluriennali di recupero del patrimonio non utilizzato, di una rigenerazione urbana effettivamente pubblica e non speculativa appaltata a privati. Sarebbe necessario incentivare gli affitti agevolati per sostenere locazioni di lunga durata e sostenibili, regolamentare gli affitti turistici.
Questo servirebbe se qualcuno in Italia tenesse conto, anche, dei dati forniti dal Ministero dell’interno. Ma a quanto pare non interessa a nessuno.