
Il reo-confesso è volato alla festa per i 60 anni della madre dopo aver ucciso la 33enne. In casa polvere bianca sul tavolo, bottiglie di vino semivuote e tracce di sangue
Emanuele Ragnedda era volato in elicottero al compleanno della madre dopo aver ucciso con diversi colpi di pistola, non ricorda neanche quanti, Cinzia Pinna, la donna scomparsa nella notte tra l’11 e il 12 settembre tra Arzachena e Palau e ritrovata cadavere mercoledì nei campi della sua tenuta. Ammazzata senza un motivo, al momento: gli investigatori e gli inquirenti, infatti, non hanno ancora ottenuto dall’imprenditore nel settore dei vini, 41 anni, un movente per il femminicidio della 33enne. Potrebbe farlo nell’udienza di convalida del fermo davanti al giudice per le indagini preliminari Marcella Pinna, in programma venerdì nel carcere di Nuchis, dove l’uomo è rinchiuso dopo aver confessato di aver ucciso la donna che frequentava saltuariamente da qualche tempo.
Secondo i magistrati, i due si sono incontrati la sera dell’11 settembre e l’uomo l’ha convinta a seguirlo a casa. Lì, si sarebbe consumato il delitto. Nella sua tenuta, i carabinieri hanno rintracciato polvere bianca sul tavolo, bottiglie di vino semivuote sparse qua e là, sangue dentro e fuori la grande casa. Gli inquirenti dovranno chiarire se quella polvere bianca sia cocaina, come sembra. E poi il movente e gli aspetti ancora oscuri della vicenda, a partire dal lavaggio del divano e delle federe dei cuscini, chi se ne è occupato e quando.
Sembra invece che sia stato proprio Ragnedda a buttare il corpo di Cinzia Pinna nel terreno, non coperto né nascosto in alcun modo. È destinato infatti a uscire dall’inchiesta il giardiniere milanese di 26 anni che era stato indagato per occultamento di cadavere. L’imprenditore avrebbe fatto tutto da solo e poi è salito sull’elicottero per raggiungere il ristorante Vecchio Mulino di Arzachena, dove la madre stava festeggiando il compleanno con 150 invitati. I Ragnedda e i Pinna si conoscono da tempo ed Emanuele e Cinzia, che aveva scelto di essere indipendente lavorando in un locale di Palau come cameriera, si frequentavano ogni tanto. Nel frattempo proseguono le indagini dei carabinieri, coordinate dal procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, e dalla sostituta Noemi Mancini, per ricostruire tutte le fasi del delitto.