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Non considero gli scioperi per Gaza il risultato di una ‘rivolta morale’: la questione è più complessa

Ora va di moda dire: “Definisci bambino”. Bene: non ha nazionalità. E merita la nostra solidarietà, sempre

Confesso l’invidia per la solidarietà che i palestinesi hanno ricevuto da parte della nostra società civile. Un grande abbraccio che un milione di morti in Siria, durante tutto l’arco della guerra civile, non si sono evidentemente meritato. Fra quei morti anche Mustafa, mio cugino, il cui corpo non abbiamo mai ritrovato e che la figlia, di ormai dieci anni, ancora aspetta.

Paolo Ferrero, ex segretario di Rifondazione Comunista, da queste pagine scriveva che quella a cui abbiamo assistito ieri nelle strade delle città italiane “è in primo luogo una rivolta morale, frutto dell’insopportabilità della situazione di Gaza, dove un popolo viene da due anni sottoposto a pratiche di sterminio, tortura, privazioni simili a quelle che i nazisti praticavano contro gli ebrei nei campi di concentramento”. La domanda da fare a Ferrero, ma anche a chi la pensa come lui, è: “Ma la morale si risveglia solo quando non sono leader arabi ad uccidere?”.

Perché la questione è ben più complessa di un semplice risveglio della morale. La vicenda palestinese, a differenza di ogni altro scenario arabo, gode di un posto fondante in quella che è l’ideologia di sinistra e il suo sguardo sul Medioriente. Per essere di sinistra devi abbracciare la causa palestinese, ma puoi supportare i regimi autoritari che, magari, strizzano l’occhio fingendosi comunisti. E’ stato il caso di al Assad, cullato dalle sinistre italiane che oggi hanno trovato, a scoppio ritardato, la morale “frutto dell’insopportabilità della situazione”.

Ferrero, poi, fa un appello all’unità del movimento, ribadendo che è “decisivo l’approfondimento della riflessione nel movimento dai nessi che uniscono il No al genocidio con il No alla guerra e alle spese militari”. Suggerisco un altro punto: la riflessione sullo sguardo di questo movimento al contesto mediorientale. Nessuno ha il monopolio del genocidio. E’ vero, gli israeliani lo stanno attuando. E’ giusto supportare i palestinesi. Allo stesso modo bisogna domandarsi quali sono le remore morali o ideologiche che non hanno spinto in piazza Zerocalcare, lo stesso Ferrero o molti giornalisti blasonati quando migliaia di siriani venivano massacrati con le armi chimiche.

Ricordo che l’ultimo forte No alla guerra fu nel 2013, dopo l’uso delle armi chimiche nella Ghouta, a Damasco, quando gli americani dissero che sarebbero intervenuti contro le “presunte” – ci tenne a sottolineare Alberto Negri – armi chimiche di Assad. Ora va di moda dire: “Definisci bambino”. Bene: non ha nazionalità. E merita la nostra solidarietà, sempre.