
La decisione segue una circolare emanata dal Viminale, che disponeva "un riesame e eventuale rafforzamento delle misure" dopo l'assassinio dell'influencer trumpiano
Il ministero degli Interni ha innalzato il livello di protezione riservato ai vicepremier, i ministri degli Esteri Antonio Tajani e delle Infrastrutture Matteo Salvini. La decisione – anticipata dal quotidiano Il Messaggero – segue una circolare emanata venerdì scorso dal Viminale, che disponeva “un riesame e eventuale rafforzamento delle misure di profili di rischio” dopo l’assassinio dell’influencer trumpiano Charlie Kirk negli Usa. La notizia è stata confermata dallo stesso Tajani, rilanciando la narrazione – cavalcata da Meloni dopo l’omicidio Kirk – su un presunto “clima d’odio” creato dall’opposizione: “Io ho sempre detto che bisogna usare un linguaggio diverso per evitare di accendere gli animi. Oggi è stato innalzato il livello di scorta alla presidente del Consiglio, al vicepresidente Salvini e a me, quindi vuol dire che il clima non è dei migliori. Io, invece, invito tutti quanti ad abbassare i toni. Io anche oggi non ho offeso nessuno”, afferma.
A quanto riferisce il Messaggero, la tutela per Tajani e Salvini è stata innalzata al terzo livello, definito “eccezionale“, che prevede due o tre auto blindate con tre agenti in ogni vettura. Finora i vice premier avevano optato per una scorta di secondo livello, soluzione ritenuta ora insufficiente da parte degli apparati di sicurezza. Già mercoledì, a un evento elettorale per le Regionali nelle Marche, Tajani e Salvini sono apparsi sul palco circondati da un dispositivo di sicurezza visibilmente più robusto del solito.
Nei giorni scorsi la premier aveva condiviso sui social un post dei movimenti giovanili comunisti Osa e Cambiare rotta con la foto di Kirk a testa in giù e la frase “A buon intenditor poche parole”, in riferimento alla fine di Benito Mussolini. “Questi sono i sedicenti antifascisti. Questo è il clima, ormai, anche in Italia. Nessuno dirà nulla, e allora lo faccio io. Non ci facciamo intimidire“, scriveva. Mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi avvertiva: “Non bisogna dimenticare che ci possono essere processi di emulazione, non tutti sono in grado di raccogliere nel modo giusto certi messaggi e, quindi, qualcuno può in qualche modo fraintendere”.