
La Giunta per le autorizzazioni chiede ai magistrati informazioni sulla posizione del capo di gabinetto di Nordio: è il primo passo per arrivare a sollevare il conflitto di attribuzioni
Come da programma, la Giunta per le autorizzazioni della Camera ha approvato la proposta del centrodestra di chiedere alla Procura e al Tribunale dei ministri di Roma informazioni sulla posizione di Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministero della Giustizia, in relazione al caso Almasri. Bartolozzi è indagata per aver fornito false informazioni al Tribunale dei ministri, che ha ritenuto “inattendibile e mendace“ la sua versione dei fatti sulla scarcerazione del generale libico accusato di torture. Ora la giunta chiede formalmente ai magistrati di sapere se la dirigente sia stata iscritta nel registro degli indagati e con quali accuse: il primo passo verso l’obiettivo della maggioranza di sollevare conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale nei confronti del Tribunale dei ministri. La tesi, infatti, è che i giudici avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione a procedere anche nei confronti di Bartolozzi, essendo il suo presunto reato connesso a quelli di cui sono accusati i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario delegato all’intelligence Alfredo Mantovano (la posizione della premier Giorgia Meloni è stata archiviata). La richiesta sarà trasmessa al presidente della Camera Lorenzo Fontana, che a sua volta dovrà inoltrarla a Procura e Tribunale. Nel frattempo il procedimento parlamentare relativo ai ministri andrà avanti: il voto della giunta è previsto il 30 settembre, dopodiché toccherà all’Aula esprimersi definitivamennte.
Le opposizioni non hanno partecipato al voto su Bartolozzi e accusano il centrodestra di aver compiuto un atto illegittimo, ricordando che, in base alle norme, l’autorizzazione è necessaria solo per i reati commessi in concorso con parlamentari o ministri, e non per quelli semplicemente connessi. “La maggioranza mostra un’ostinazione incomprensibile e pericolosa nel voler insabbiare e bloccare tutto, impedendo alla giustizia di fare il proprio corso. Un atteggiamento che non ha altre giustificazioni, se non quello di coprire responsabilità politiche sempre più evidenti”, accusa la capogruppo Pd in Giunta Antonella Forattini. Per Forattini, “con il voto di oggi il governo dimostra tutta la sua debolezza e ricattabilità: da un lato nei confronti della milizia libica, a cui ha dovuto cedere, dall’altro sul fronte interno verso i propri funzionari, che potrebbero avere in mano documenti capaci di smontare l’intera ricostruzione altalenante e omissiva fornita finora”.
Durissimo anche il Movimento 5 stelle, che con le deputate Daniela Torto, Enrica Alifano e Carla Giuliano, componenti della Giunta, parla di “votazione-farsa“: “Questo voto non doveva neppure essere fatto, è un tema di cui ad oggi questo organo non è interessato. La Giunta è chiamata a decidere su tre ministri. Nessuna valutazione estranea è di nostra competenza. La maggioranza sta cercando di estendere la solita scappatoia addirittura a chi non è nè ministro, né parlamentare. È il solito abuso che umilia le istituzioni, ormai marchio di fabbrica del centrodestra. Il teatro dell’assurdo”.
Intanto, partecipando a un evento del Dipartimento per l’intelligence di palazzo Chigi, il sottosegretario Mantovano ha fatto un riferimento al caso Almasri spiegando le ragioni della scelta di non opporre il segreto di Stato sulla vicenda: “Il governo si muove sulla strada della limitazione del ricorso agli strumenti eccezionali a disposizione dell’intelligence in casi in cui ciò risulta veramente indispensabile, e comunque nel perimetro della Costituzione e delle leggi vigenti. Non vi è un solo segreto di Stato che sia stato opposto o apposto da quando siamo al Governo. Vi è chi per alcune vicende ci rimprovera persino di non averlo fatto”, ha sottolineato.