
Il documento è stato votato dai 500 membri dell’International Association of Genocide Scholars (Iags), la più autorevole associazione internazionale di studiosi e accademici del genocidio nei suoi aspetti storici e legali.
“Le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione giuridica di genocidio di cui all’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (1948)”. Lo dichiara, in una risoluzione votata il 31 agosto dai suoi 500 membri, l’International Association of Genocide Scholars (Iags), la più autorevole associazione internazionale di studiosi e accademici del genocidio nei suoi aspetti storici e legali. Il documento è stato approvato a larghissima maggioranza dall’86% dei membri, come si legge sui media del Regno Unito. Nella dichiarazione viene richiamato l’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (1948), in cui vengono indicati gli atti che rientrano nella definizione di genocidio “commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.
La risoluzione di tre pagine adottata dagli studiosi invita Israele a “porre fine immediatamente a tutti gli atti che costituiscono genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità contro i palestinesi di Gaza, compresi gli attacchi deliberati e l’uccisione di civili, inclusi i bambini”. L’Associazione dichiara inoltre “che le politiche e le azioni di Israele a Gaza costituiscono crimini di guerra e crimini contro l’umanità secondo la definizione del diritto internazionale umanitario e dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale”. Vengono ancora elencati “la fame, la privazione degli aiuti umanitari, acqua, carburante e altri beni essenziali per la sopravvivenza della popolazione, la violenza sessuale e riproduttiva, e lo sfollamento forzato della popolazione”. “Le risoluzioni dell’Associazione vengono approvate con una maggioranza dei due terzi dei membri votanti e possono essere proposte da qualsiasi membro in regola”, precisa la Iags, che dalla sua fondazione nel 1994, la Iags ha approvato nove risoluzioni che riconoscono episodi storici o in corso come genocidi.
In una recente intervista allo European center for Populism studies, il professor William Schabas, autorità riconosciuta nel diritto penale internazionale e negli studi sul genocidio nonché presidente dello Iags dal 2009 al 2011, ha dichiarato che il caso presentato dal Sud Africa alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) con l’accusa a Israele di compiere un genocidio è “probabilmente il caso di genocidio più forte mai portato davanti alla Corte”. Discendente di sopravvissuti all’Olocausto, il giurista canadese avverte che stati terzi, inclusi USA, Germania e Canada, potrebbero essere ritenuti legalmente responsabili come “complici di genocidio” ai sensi dell’Articolo III della Convenzione sul Genocidio del 1948, qualora fornissero “assistenza materiale di natura significativa”. La base giuridica per sollevare l’accusa esiste, e infatti alcuni Stati e ONG hanno già avanzato denunce o ricorsi presso tribunali internazionali e nazionali. Ma si tratterebbe di provare il nesso tra il sostegno fornito gli atti che configurano genocidio. In generale, ha dichiarato Schabas, la situazione a Gaza è un “banco di prova” per la credibilità della giustizia internazionale: “Se qui non vengono applicati gli standard legali, si consoliderà un sistema di diritto internazionale a due livelli, che minerà gravemente la credibilità globale in materia di diritti umani” e quella di istituzioni come ICJ e ICC, vulnerabili a tale critica.