Cervelli in fuga

“In Scozia mi sono reinventato a 50 anni: l’Italia, dopo aver perso il lavoro, non mi ha dato nessuna possibilità”

Dopo che la sua compagnia di assicurazioni aveva chiuso, nel 2015 Claudio Cogo dal Veneto è partito per Edimburgo con la speranza di ricominciare da capo. "Ai giovani dico: non arrendetevi a una vita di sfruttamento, a un mercato del lavoro asfittico e bloccato, a stipendi indecenti"

Quando la compagnia di assicurazioni per la quale lavorava ha chiuso, Claudio ha pensato che si sarebbe riciclato in fretta, vista la sua lunga esperienza nel settore. E invece ha scoperto che in Italia, a 45 anni, era troppo qualificato per accedere a qualsiasi posizione. “Un modo per dire che ero troppo vecchio”, dice lui. L’8 luglio 2015, a 53 anni e con 1.750 euro in tasca, Claudio Cogo dal Veneto è partito per Edimburgo con la speranza di ricominciare da capo. Oggi festeggia i dieci anni in Scozia, con un lavoro, una casa, una stabilità che in Italia non avrebbe mai avuto.

Per qualche tempo Claudio ha vissuto per strada. Dal 2008, dopo la chiusura della sua agenzia, ha iniziato a svolgere vari lavori di rappresentanza, ma la crisi “iniziava a mordere” e vendere “era diventato un incubo”. Nel 2013, con un lavoro a singhiozzo e un matrimonio a rotoli, lascia la sua casa per dormire in auto, usando i bagni di un centro commerciale per lavarsi durante il giorno. A salvarlo è un amico che, riconoscendo la sua macchina nel parcheggio, gli offre una stanza. “Avevo un tetto sopra la mia testa ma era una situazione che non potevo accettare per me stesso, e per la mia dignità” ricorda Claudio. Nel frattempo, continua a mandare curriculum ovunque, senza ricevere risposte, facendo piccoli lavoretti.

La svolta arriva con l’aiuto di un amico, ancora una volta. “Nel novembre del 2014 un mio ex collega emigra in Scozia: anche lui aveva perso il lavoro in Italia. Mi contatta e mi invita a mandare un CV alla sua compagnia, un call center per assistenza clienti con sede a Edimburgo”. Quarantottore dopo Claudio riceve una risposta, con una data per il colloquio. “In pochi giorni ho rivoluzionato la mia vita. Sono partito quasi alla cieca, forte solo del mio buon inglese, di tutti i miei averi e della mia voglia di ricominciare”.

Appena arrivato a Edimburgo, Claudio si è subito sentito accolto: “Le persone erano molto gentili, vedendo che ero nuovo del posto mi davano tutte le indicazioni per potermi muovere”. La prima settimana la passa dormendo sul divano del suo amico. Il colloquio non lo supera (“non avevo abbastanza esperienza come telefonista”) ma decide di stampare e portare il suo curriculum in tutti i negozi del centro storico cittadino che stavano assumendo. “Dopo una settimana ho trovato lavoro come commesso in un piccolo negozio di abbigliamento”.

Ecco la prima, grande, differenza con l’Italia: “Qui non importa l’età, ma quello che sai fare e la tua esperienza”, spiega Claudio. Inoltre, con la paga oraria minima garantita sai di avere uno stipendio dignitoso: “Nessuno ti regala nulla, devi sempre darti da fare, ma qui ti danno delle possibilità che nel mio Paese sono delle chimere”. Nel 2018, infatti, a 56 anni, Claudio cambia lavoro e viene assunto in un grosso negozio del centro. Due anni dopo, in pieno Covid, rimane di nuovo senza un impiego. Questa volta inizia a cercare dei lavori online, finché trova un annuncio di una casa di cura: anche qui, due giorni dopo, viene chiamato per un colloquio. Claudio viene assunto a 58 anni con un contratto di sei mesi: superato il periodo di prova, parte il contratto a tempo indeterminato.

Col tempo Claudio ottiene il diploma di Support Worker (l’equivalente di Operatore Socio Sanitario) e matura una bella paga che gli permette di pagare l’affitto di un appartamento dove, tra le altre cose, può accogliere i suoi due figli quando vengono a trovarlo in Scozia: “Una bella differenza rispetto a quando non avevo neppure i soldi per un cono gelato”, sorride.

Il costo della vita a Edimburgo non è poi così alto, o almeno non più alto rispetto a quello in Italia, spiega. Certo, dipende anche da cosa si vuole, ma personalmente, continua, “quando ho pranzo, cena e un tetto sopra la testa, sono a posto così”. La macchina non serve, perché la struttura dove lavora è a tre chilometri da casa: gli spostamenti si fanno in bici. A 60 anni, aggiunge, “ho diritto alla tessera per viaggiare gratuitamente su tutti gli autobus e i pullman della Scozia”.

La cosa più difficile in questi anni è stata staccarsi dai suoi ragazzi: quando Claudio è partito, ha lasciato sua figlia di 15 anni e suo figlio di 12. “Ho fatto capire loro che, se emigravo così lontano, lo stavo facendo anche per il loro futuro e per contribuire economicamente alla famiglia”. Agli amici che gli dicevano “che vai a fare in Scozia? oramai sei vecchio”, Claudio risponde che oggi, a 60 anni passati, non ha nessuna intenzione di tornare. “La mia vita è a Edimburgo e in Scozia, un Paese che mi ha accolto, anzi raccolto – sorride – mentre ero a terra, mentre l’Italia non ha saputo offrirmi nulla, nemmeno una possibilità”. Francamente, aggiunge, non c’è molta nostalgia: “In Italia dovrebbero adeguare gli stipendi al vero costo della vita e inserire il salario minimo, ma con l’attuale governo la vedo dura”. Il clima, poi, “qui non è affatto così terribile come molti pensano. Mi sono pentito, semmai, di non essere andato via prima”, continua.

Claudio si è sentito come quei detenuti che, dopo anni di prigione, hanno paura della libertà: “Invece bisogna attraversare il deserto, se vuoi arrivare alla tua oasi. È questo quello che suggerisco ai giovani: andate via dall’Italia, non arrendetevi a una vita di sfruttamento, a un mercato del lavoro asfittico e bloccato, a stipendi indecenti. Lo dico anche ai miei figli – conclude –. Peccato solo che la Brexit abbia complicato le cose”.

Sei una italiana o un italiano che ha deciso di andare all’estero per lavoro o per cercare una migliore qualità di vita? Se vuoi segnalaci la tua storia a fattocervelli@gmail.com