Giustizia

Inchiesta urbanistica, revocati gli arresti domiciliari per il fondatore e ceo di Coima Manfredi Catella. “Tornerò al lavoro oggi”

L'immobiliarista; "Ci siamo impegnati a fornire ogni prova fattuale della nostra estraneità alle accuse".- La scorsa settimana erano stati liberati l’ex assessore Tancredi, l’ex componente della Commissione paesaggio Marinoni e il manager Pella

Come atteso, il Tribunale del Riesame di Milano ha revocato gli arresti domiciliari per il fondatore e ceo di Coima Manfredi Catella. Il manager era l’ultimo tra gli arrestati su cui il Riesame doveva esprimersi. La scorsa settimana erano stati liberati l’ex assessore comunale all’urbanistica Giancarlo Tancredi, l’ex componente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella: per tutti e tre i giudici hanno disposto una misura interdittiva di un anno. Arresti annullati, invece, per il patron di Bluestone Andrea Bezziccheri – l’unico che era finito in carcere – e Alessandro Scandurra. Le motivazioni saranno note tra 45 giorni. A Catella non è stata applicata nessuna interdizione alla professione, come invece accaduto per gli altri indagati, probabilmente (non è scritto nello stringato provvedimento) perché ha rinunciato alle cariche societarie connesse alla Pubblica amministrazione.

“Tornerò al lavoro oggi” – “Tornerò al lavoro oggi stesso dopo un’esperienza che ci ha rafforzato nella nostra solidità morale e nell’impegno imprenditoriale che da sempre dedichiamo al nostro Paese, affermando la competenza e la reputazione italiana a livello internazionale – dichiara Catella – Siamo fiduciosi che la motivazione della decisione possa contribuire a fare chiarezza sulla correttezza del nostro operato”.

Nei 35 giorni trascorsi dalla notifica dell’indagine preliminare, lo scorso 16 luglio, “ci siamo impegnati a fornire ogni prova fattuale della nostra estraneità alle accuse, nel rispetto innanzitutto dei nostri stakeholder e delle colleghe e dei colleghi di Coima. In questi 35 giorni dalla notifica dell’indagine preliminare – sottolinea Catella – non abbiamo rilasciato alcuna dichiarazione, nel rispetto di quella che riteniamo essere una condotta deontologicamente rispettosa di un processo di valutazione da parte della magistratura che dovrebbe essere una regola innanzitutto morale per tutti”.

L’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi e il direttore generale del Comune di Milano Christian Malangone, entrambi indagati nell’inchiesta sulla gestione dell’urbanistica, “hanno sempre operato nel rispetto della propria funzione pubblica”. Catella esprime “stima per la deontologia professionale di Malangone e Tancredi, e dei loro colleghi, in relazione a tutte le circostanze in cui abbiamo interagito con l’amministrazione comunale”. Il ceo di Coima, rivela inoltre di avere dedicato parte del tempo degli ultimi giorni “a scrivere il libro OTTO – parte prima come contributo di riflessione di prospettiva concreta, partendo proprio dall’indagine urbanistica in corso e dalle parole del Cardinale Delpini, di cui a breve anticiperemo la pubblicazione del capitolo 4 ‘Responsabilità'”.

L’udienza – Catella mercoledì si era presentato davanti ai giudici milanesi per discutere il suo ricorso contro la misura cautelare. Il patron di Coima – che dopo la misura aveva restituito le deleghe – è accusato di corruzione e induzione indebita per l’episodio del Pirellino nell’inchiesta sull’urbanistica milanese. Per l’aggiunta Tiziana Siciliano e i pm Marina Petruzzella e Paolo Filippini, che hanno coordinato le indagini insieme con il collega Mauro Clerici e che hanno depositato una memoria al Riesame, Catella ha un “modo padronale, al limite dell’inverosimile, e fuori dalla legge” di “interagire con la pubblica amministrazione, servendosi come tramite dell’assessore Tancredi, del direttore generale Malangone e del sindaco Sala, che tratta come suoi dipendenti maldestri e poco efficienti”.

Le accuse – Nella memoria i magistrati avevano sottolineano inoltre il “comportamento autoritario e pressante e minaccioso” di Catella in merito alla vicenda del Pirellino. Insistendo per la conferma della misura, i pm osservano infatti che “le esigenze cautelari permangono al di là delle dimissioni dello stesso dalle cariche in seno a Coima” in quanto “l’insieme degli elementi di prova” dimostrano “in maniera lampante” che il patron di Coima è stato “sempre in strettissimo contatto con i vertici della politica e dell’amministrazione del Comune con i quali condivide le dinamiche da lui dettate”.

La difesa – Chiedendo la revoca dei domiciliari a cui è sottoposto dallo scorso 31 luglio su decisione del giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, Catella aveva fatto sapere tramite i suoi legali Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli che la fattura da 28.500 euro emessa a luglio 2023 dallo studio di Alessandro Scandurra nei confronti di Coima Sgr, “non è affatto falsa”, a differenza di quanto sostenuto dal gip per il quale era “funzionale unicamente a giustificare” il patto corruttivo tra Catella e l’ormai ex membro della commissione Paesaggio. Sottolineando che lo stesso giudice afferma che “Catella non aveva alcun rapporto con Scandurra”, i difensori sostengono che durante l’interrogatorio preventivo l’immobiliarista “si è assunto una responsabilità generale in coerenza con la sua etica e deontologia, ma non certo quella di avere commesso illeciti: altro – si legge – è l’assunzione della responsabilità delle politiche aziendali, altro la paternità di reati”. Catella è l’ultimo tra gli arrestati su cui il Riesame si è espresso.