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Israele approva un insediamento che spezzerà in due la Cisgiordania: “Un altro chiodo sulla bara dello Stato palestinese”. Ue e Uk: “Illegale”

Smotrich: "Cancelliamo l'illusione dei due Stati". Il progetto nell'area E1 porterà alla costruzione di 3.500 appartamenti. Tajani: "Inaccettabile, viola il diritto internazionale"

Era rimasto congelato per oltre 20 anni, su pressione americana, proprio per le conseguenze irreversibili che avrebbe potuto avere sulla soluzione dei “due popoli, due Stati“. Ma adesso il governo di Israele ha deciso di sbloccare l’impasse e ha approvato definitivamente un progetto di insediamenti illegali nella zona E1 dei Territori Occupati che di fatto spezzerebbe in due la Cisgiordania. A confermare che l’obiettivo finale è quello di eliminare qualsiasi possibilità di creazione di uno Stato di Palestina sono le parole del ministro delle Finanze di Tel Aviv, Bezalel Smotrich: si tratta, ha detto, di “un passo significativo che cancella praticamente l’illusione dei due Stati e consolida la presa del popolo ebraico sul cuore della Terra d’Israele. Lo Stato palestinese viene cancellato dal tavolo non con slogan, ma con i fatti. Ogni insediamento, ogni quartiere, ogni unità abitativa è un altro chiodo nella bara di questa pericolosa idea”. Immediata la reazione dell’Unione europea: “La decisione delle autorità israeliane di portare avanti il piano di insediamento E1 compromette ulteriormente la soluzione dei due Stati e costituisce una violazione del diritto internazionale. L’Ue esorta Israele a rinunciare a tale decisione, sottolineandone le profonde implicazioni e la necessità di valutare misure volte a salvaguardare la fattibilità della soluzione dei due Stati”.

Dichiarazioni poi ribadite anche da Regno Unito e Italia. Londra ha condannato l’approvazione del piano: “Se attuato, dividerebbe in due lo Stato palestinese, rappresenterebbe una flagrante violazione del diritto internazionale e comprometterebbe gravemente la soluzione dei due Stati”, ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico David Lammy sul suo profilo di X. Mentre in Italia a denunciare Israele è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Insieme ai partner europei esortiamo il governo israeliano a collaborare con l’Autorità nazionale palestinese per rafforzare insieme la stabilità di tutta la regione. La decisione israeliana di procedere con nuovi insediamenti in Cisgiordania è inaccettabile, contraria al diritto internazionale e rischia infatti di compromettere definitivamente la soluzione a due Stati, obiettivo per il quale il governo italiano sta continuando a lavorare con convinzione e il massimo impegno”.

L’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu, da sempre contrario alla nascita di un’entità statale palestinese al confine con Israele, ha dato così il via libera alla costruzione di una nuova grande colonia in un’area aperta a est di Gerusalemme con l’ok definitivo della Commissione per l’urbanistica e l’edilizia, dopo il respingimento delle ultime petizioni il 6 agosto scorso. Se il processo andrà avanti rapidamente, i lavori infrastrutturali potrebbero iniziare nei prossimi mesi e la costruzione delle case potrebbe iniziare tra circa un anno. Si tratta di un piano di grande portata che prevede la costruzione di circa 3.500 appartamenti per espandere l’insediamento di Maale Adumim, ha spiegato giovedì Smotrich durante una conferenza stampa sul posto. Il ministro ha poi voluto precisare che la decisione dell’esecutivo rappresenta un messaggio non solo ai palestinesi, ma anche ai Paesi occidentali che nelle ultime settimane hanno annunciato i loro piani per riconoscere uno Stato di Palestina.

Il fatto che il progetto di espansione coloniale d’Israele si trovi nell’area denominata E1, come detto, è determinante. Si tratta infatti di uno degli ultimi collegamenti geografici tra Ramallah, nel nord della Cisgiordania, e Betlemme, nel sud. Le due città distano 22 chilometri in linea d’aria, ma i palestinesi che viaggiano tra di esse devono fare una lunga deviazione e passare attraverso diversi checkpoint israeliani, aggiungendo ore al viaggio.

A condannare la decisione è stato per primo il ministro degli Esteri della Giordania, Ayman Safadi, che ha accusato Israele di portare avanti “misure illegali che continuano a minare la soluzione a due Stati e a uccidere ogni prospettiva di pace nella regione”, esprimendo la speranza di poter discutere degli “sforzi per porre fine all’aggressione su Gaza e ai massacri e alla fame che essa sta provocando”. Proteste anche dall’Autorità Nazionale Palestinese secondo la quale il progetto trasforma la West Bank in una “vera e propria prigione“: “Ciò consolida la divisione della Cisgiordania occupata in aree e cantoni isolati e geograficamente disconnessi – osserva l’Anp – simili a vere e proprie prigioni, dove gli spostamenti tra di essi sono possibili solo attraverso i posti di blocco dell’occupazione, nel terrore delle milizie armate dei coloni sparse per tutta la Cisgiordania”.

Dura anche la reazione dell’organizzazione israeliana Peace Now che si batte contro gli insediamenti e a favore della soluzione dei due Stati: il progetto, hanno dichiarato, “minaccia gravemente la fattibilità di un futuro Stato palestinese” e “porterebbe Israele a diventare uno Stato binazionale”. E il cui unico scopo “è sabotare ogni soluzione politica per Gaza e Cisgiordania”. “Con il pretesto della guerra, Smotrich e la sua minoranza di amici messianici stanno creando un insediamento illusorio che dovremo abbandonare in caso di accordo”, afferma l’organizzazione aggiungendo che miliardi di shekel potrebbero essere spesi e sprecati per lo sviluppo del progetto. “L’intero scopo dell’insediamento in E1 è sabotare una soluzione politica e precipitarsi verso uno stato di apartheid binazionale“.