
Martina Carzaniga e Riccardo Montanari abitano e Leiden da un anno coi loro due bimbi. Lei si è dovuta reinventare e ha trovato "uguaglianza tra uomini e donne per salario, mansioni e opportunità". E lui ha aperto una sua società: “Ora pago il 20% di tasse, in Italia era il 60”
“Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i vari amici a dividere i capitoli con loro”. Forse un giorno, proprio come il protagonista del romanzo La mia famiglia e altri animali di Gerald Durrell, Gabriele e Davide racconteranno di quando la loro famiglia si è trasferita in Olanda dall’Italia. Ricorderanno di quando a 5 e 8 anni hanno cambiato scuola, lingua e abitudini. E anche nel loro caso, forse, i genitori si faranno spazio nelle memorie, inviteranno gli amici di Leiden e quelli di Milano, contribuiranno nel ricostruire quei giorni passati. E insieme concorderanno che sì, ne è valsa la pena.
È un anno, ormai, che Martina Carzaniga e Riccardo Montanari abitano in Olanda insieme ai propri figli. Un tempo sufficiente per fare un confronto e azzardare un bilancio. E anche per iniziare a dirsi che lo sforzo di cambiare vita è stato ripagato: “Ogni volta che vediamo i nostri figli sorridere prima di andare a scuola, sappiamo che non è stato un errore. Leiden ha permesso a tutti e 4 di trovare la felicità”. Soprattutto se si considera che quando si hanno figli la propria serenità difficilmente può prescindere da quella dei bambini: “È più raro sia un’intera famiglia a trasferirsi, e probabilmente è anche più difficile. Eppure noi abbiamo avuto modo di scoprire quanto questa scelta possa fare bene anche a loro”. Dalla scuola internazionale alla vita in mezzo alla natura, dal sostegno economico per le famiglie alla libertà di una città a misura d’uomo (e di bambino), Martina e Riccardo non tornerebbero più indietro. E nemmeno Gabriele e Davide: “Il più grande non voleva tornare a Milano neanche per Natale. Quando ci siamo trasferiti abbiamo concordato che il primo anno sarebbe stato di prova. A luglio sono passati 12 mesi, ed entrambi ci hanno confermato di voler restare qui”.
Quando ancora è in Italia, Martina si trova costretta a chiudere la propria azienda. Importava pannolini ecosostenibili dalla Cina, ma l’aumento dell’iva sugli articoli sanitari, insieme all’aumento dei costi di trasporto dei container, rendono il commercio insostenibile, con più spese che incassi. Così a Leiden riparte da zero: “Bisogna sapersi adattare, all’inizio attaccavo etichette per un’azienda farmaceutica. Già lì mi ha stupito il salario: 2100 euro per un lavoro manuale”. Poi a gennaio ha iniziato a fare la sales manager per un’azienda olandese. Una crescita professionale veloce e senza discriminazioni di genere: “In Italia come madre ho subito mobbing. Dopo la nascita del primo figlio, in un precedente lavoro, ero stata demansionata e discriminata. Qui ho trovato uguaglianza tra uomini e donne per salario, mansioni e opportunità”. E un’attenzione all’equilibrio tra vita e lavoro, che considera il ruolo di entrambi i genitori, e che inizia già dall’infanzia dei figli: dal 2022, oltre alle sei settimane di paternità, di cui una sola a stipendio pieno, i genitori in Olanda hanno diritto anche a un congedo parentale di 9 settimane pagato al 70%, da usufruire entro un anno dalla nascita. Martina e Riccardo hanno inoltre trovato un migliore welfare familiare: “È previsto anche un rimborso fino all’80% dei costi del doposcuola se entrambi i genitori lavorano”.
Riccardo ha fondato una società che opera a livello internazionale in executive coaching e training. Del saper fare scelte difficili e coraggiose – proprio come quella presa dalla sua famiglia – ne ha fatto un lavoro, e ci ha scritto anche un libro: “Ognuno di noi deve convivere con le proprie decisioni, e non sempre sono giuste per tutti. Bisogna imparare ad accettare il lato positivo e negativo delle scelte, e farlo implica abbattere il muro della paura e imparare a vivere”. Abitare nei Paesi Bassi, per lui, significa poter continuare a fare il proprio lavoro in un ambiente multiculturale e dinamico, con un maggior sostegno anche a livello economico: “Ora pago il 20% di tasse, in Italia era il 60”. Ma significa anche aver fatto un grande sacrificio personale: “La mia prima figlia, che ha 17 anni, abita in Italia. Io torno spesso e riesco comunque a vederla, ma ovviamente mi manca molto: è stata la parte più difficile del trasferirmi”. Anche per questo il suo sogno è che Rebecca si trasferisca: “Vorrei che venisse qui a fare l’università, sarebbe un’opportunità eccezionale anche per lei”.
Da quando abitano a Leiden, Martina e Riccardo hanno dimenticato il traffico e le automobili. Possiedono tutti e quattro una bici, e in poche pedalate ogni fine settimana vanno verso la campagna. La loro domenica ideale prevede pochi ingredienti fondamentali: un cestino da pic-nic, un lago in cui farsi il bagno, amici provenienti da diversi Paesi del mondo. E sullo sfondo i mulini di un’Olanda in cui ora si sentono a casa. Nonostante il caffè “molto caro e poco buono”, nonostante alcuni affetti lontani. Nonostante il cielo violaceo e malinconico dell’inverno del nord. Perché fare una scelta – e Riccardo con il suo lavoro lo sa bene – significa anche fare delle rinunce. Ma se alle rinunce corrisponde la felicità di una famiglia, allora sì, ne è valsa la pena.
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