
Un morto anche in Calabria. Con gli ultimi accertamenti, nel 2025 le conferme diagnostiche di positività di infezione al virus salgono a 106. A Modena trappole che "espirano" per catturare le zanzare
Sono sette le vittime del West Nile nel Lazio e dodici i nuovi casi confermati. I decessi riguardano una 83enne, originaria di Pontinia, che era ricoverata all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. La paziente era arrivata in pronto soccorso il 24 luglio scorso ed era ricoverata in rianimazione in gravi condizioni per la presenza di pluripatologie concomitanti. Tutte le vittime finora sono state persone anziane con patologie pregresse e gli esperti sottolineano che la situazione non è allarmante. La settima vittima è un uomo di 77 anni morto all’ospedale Isola Tiberina Gemelli Isola a causa del virus della West Nile. Il paziente, già sottoposto a dialisi, era ricoverato dal 26 luglio scorso ed è deceduto nel reparto di terapia intensiva. Sono adesso 15 le persone affette da West Nile morte in Italia nel 2025. Nel frattempo, è stato riscontrato il primo caso di positività al virus, trasmesso tramite le punture di zanzare infette, a Roma, allo Spallanzani. Si tratta di una donna senza collegamenti con l’Agro Pontino, l’area della regione colpita dal West Nile.
Il virus ha fatto la prima vittima in Calabria. Un uomo di 80 anni originario di Riace, infatti, è morto al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria dove, nei giorni scorsi, era stato ricoverato nel reparto di malattie infettive per una encefalite. Dopo il ricovero, i medici hanno confermato che si trattava di un’infezione da virus West Nile. Dopo il decesso, il sindaco di Riace Mimmo Lucano ha disposto una disinfestazione su tutto il territorio comunale. Disinfestazione che sarà eseguita nella notte.
I numeri – In totale sono 12 i nuovi casi di West Nile certificati nel Lazio dalle analisi effettuate dal laboratorio di Virologia dell’istituto Spallanzani, rispetto all’aggiornamento dello scorso 4 agosto: di questi 8 con febbre e 4 con sindrome neurologica. I nuovi casi – precisa la Regione – sono stati rilevati prevalentemente nella provincia di Latina (Aprilia, Cisterna di Latina, Latina, Norma, Pontinia, Sezze e Terracina), oltre alle positività riscontrate nel Municipio X di Roma Capitale e nella provincia di Roma (Lanuvio, Nettuno e Velletri). Con gli ultimi accertamenti, nel 2025 le conferme diagnostiche di positività di infezione al virus West Nile salgono a 106. In particolare sono 98 i casi monitorati dalla Asl di Latina; 5 i casi monitorati dalla Asl Roma 6; 1 caso monitorato dalla Asl di Frosinone e dalla Asl Roma 3; 1 caso registrato fuori regione, in particolare nella provincia di Caserta. Dei 106 casi di positività da virus West Nile 20 pazienti sono ricoverati in reparti ordinari; 20 persone sono state dimesse; 58 pazienti sono in buone condizioni presso il proprio domicilio; un paziente è ricoverato in terapia intensiva; 7 decessi.
Le misure – La Regione Lazio estende le misure di prevenzione e contenimento anche nei territori di Roma, dell’Asl Rm3. Il contenimento nella zona è stato reso necessario dopo un caso riscontrato su una donna di 77 anni, con possibile esposizione nella zona dell’Infernetto a Roma. La signora è ricoverata in un reparto ordinario presso lo Spallanzani. La decisone è stata assunta nel corso della cabina di regina di oggi, con la Regione Lazio, la direzione regionale Salute e Integrazione sociosanitaria, l’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, e l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana, oltre alla stessa Azienda sanitaria.
Le trappole – Il monitoraggio è una delle armi contro le malattie, che esse siano respiratorie (come il Covid) o siano trasmesse con la puntura di una zanzara con West Nile, Dengue o Chikungunia. E così nel giorno in cui si deve registrare la settima vittima nel Lazio, da Modena arriva la notizia del posizionamento di trappole per zanzare un po’ speciale. L’Ausl di Modena ha intensificato il monitoraggio del virus con dodici dispositivi, posizionati ogni quindici giorni da maggio a ottobre, in aree verdi con ristagni d’acqua. Oggi è stata collocata una trappola a Lesignana, frazione di Modena, per raccogliere campioni da analizzare. Le trappole funzionano rilasciando anidride carbonica che simula l’espirazione umana e attira le zanzare comuni, principali vettori del virus che colpisce sporadicamente uomo e cavalli.
I controlli – Gli insetti catturati vengono inviati all’Istituto Zooprofilattico di Reggio Emilia per le analisi. “La lotta alla West Nile – dice Gioia Biasi, veterinaria dell’Ausl modenese – è l’esempio perfetto di ‘One Health’: ovvero richiede l’impegno di enti e istituzioni, ma anche l’aiuto dei cittadini nel contrasto alla proliferazione delle zanzare”. Se viene trovato il virus, su cui l’attenzione si è rafforzata per alcuni casi registrati nelle ultime settimane a livello nazionale, scattano misure di contenimento che coinvolgono i Comuni: controlli su donazioni di sangue, organi e tessuti e interventi con adulticidi nelle strutture sanitarie e case di riposo. Il monitoraggio si avvale anche della collaborazione dei cacciatori che consegnano esemplari di avifauna selvatica ogni quindici giorni. Per la prevenzione l’Ausl raccomanda di eliminare i ristagni d’acqua, usare repellenti, vestirsi con colori chiari e maniche lunghe, evitare profumi e utilizzare zanzariere. I proprietari di cavalli possono proteggere gli animali con la vaccinazione.
La colonizzazione del virus – Vari fattori, tra cui l’aumento degli spostamenti di persone e merci, hanno favorito l’espansione geografica (i casi erano perlopiù registrati al nord) di malattie trasmesse da vettori, come la Dengue, ampiamente diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali, ma in grado di generare focolai epidemici anche in Europa, nelle aree dove il vettore (zanzare del genere Aedes, tra cui Aedes albopictus, la cosiddetta ‘zanzara tigre’, molto presente anche in Italia) è attivo.
L’Amcli, Associazione microbiologi clinici italiani con una nota ha confermato che la situazione del West Nile virus è attualmente stabile e gestita, “ma sottolinea l’importanza di mantenere alta la vigilanza anche su altri arbovirus come Dengue e Chikungunya, la cui circolazione in Italia ha avuto un inizio anticipato rispetto agli anni precedenti”. Così in una nota i microbiologi esprimono sintonia con quanto riferito ieri, in Senato, dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha descritto una situazione “sotto controllo, costantemente monitorata e in linea con gli anni precedenti”.
Dengue e Chikungunya – Sulle notizie di casi di infezione da West Nile virus (Wnv) nel Lazio e in Campania e l’identificazione, in Emilia-Romagna, di alcuni casi autoctoni di infezioni virali trasmesse da zanzare, tra cui Chikungunya e Dengue, Amcli Ets interviene ricordano che “questi virus, un tempo classificati come tropicali, sono endemici in Italia già da diversi anni – come nel caso del Wnv – o possono diventarlo, come la febbre Dengue”. In Italia – chiariscono gli esperti – il sistema di sorveglianza delle arbovirosi è coordinato dal ministero della Salute e si basa su un approccio One Health, di sanità globale. “Gli attori principali di questo sistema di sorveglianza, ormai più che rodato, sono le Regioni, gli Istituti Zooprofilattici e i laboratori di riferimento”, evidenzia Concetta Castilletti, coordinatore del Gruppo di lavoro sulle infezioni virali emergenti (Glive) di Amcli e responsabile Uos di Virologia e patogeni emergenti dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria Irccs di Negrar di Valpolicella (Verona).
Ed è stato diagnosticato proprio in Veneto dal Dipartimento di malattie infettive/tropicali e microbiologi del Negrar un caso di Chikungunya in una donna di 64 anni domiciliata in una frazione del comune di Negrar di Valpolicella, nel veronese, senza storia di viaggi recenti in Paesi in cui la malattia è endemica. La paziente è ricoverata, vigile e collabora attivamente con i medici. La Regione ha attivato tempestivamente le misure di sorveglianza previste.