
Non è stato chiarito però l’orario esatto del decesso. La ragazza era stata trovata priva di vita nella piscina di una villa dove era in corso una festa di laurea
Sarebbe morta per annegamento Simona Cinà, la giovane pallavolista di Capaci trovata senza vita sabato nella piscina di una villa di Bagheria in cui stava festeggiando la laurea di due amici. Sarebbero i primi esiti dell’autopsia che si è appena conclusa e non ha fatto emergere problemi cardiaci. Non è stato chiarito però l’orario esatto del decesso. Non è chiaro, però, se sia finita sott’acqua e sia affogata dopo aver avuto un malore per cause naturali o se a provocarlo sia stata l’assunzione involontaria di droga o alcol. Per accertalo sarà necessario attendere gli esiti degli esami tossicologici. I medici hanno trovato acqua nei polmoni della ragazza, dato che conferma l’ipotesi dell’annegamento. Sul corpo non ci sono segni di violenza. Bisognerà attendere i risultati degli esami fra 40 giorni per capire se Simona abbia avuto un malore e se qualcosa può averlo causato. Escluse infarti o patologie congenite silenti. L’autopsia sul corpo di Simona è stata effettuata questa mattina al Policlinico di Palermo dal medico legale Tommaso D’Anna con l’anatomopatologo Emiliano Marresi. Presente il consulente di parte Fabrizio Ammoscato.
La ragazza era stata trovata priva di vita nella piscina. Ad accorgersi della morte erano stati alcuni giovani che partecipavano. La famiglia aveva chiesto chiarezza e indagini approfondite. Per i genitori e i suoi due fratelli, una sorella gemella e un fratello più grande, resta un grande mistero come una giovane atleta, nuotatrice provetta possa essere annegata in un piccola piscina. Sentiti dai carabinieri di Bagheria che indagano sul caso, i familiari di Simona hanno confermato che “stava bene e non aveva nessun problema di salute”. Era un atleta che “si sottoponeva continuamente a visite mediche per potere disputare gare” e per avere “i certificati per potere svolgere attività agonistica”. Per la Procura di Termini Imerese, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, l’ipotesi privilegiata, al momento, resta quella del malore o dell’incidente senza dolo da parte di terzi. I familiari della ragazza avevano sostenuto di non aver visto tracce di alcolici e la procura con una nota aveva chiarito che i vestiti erano stati sequestrati, gli alcolici erano stati trovati e le persone presenti erano state collaborative con un tentativo di rianimazione della ragazza.
“Quello che è emerso dall’autopsia è che Simona è morta per annegamento. Bisognerà però aspettare i risultati finali, anche il tossicologico, verso la fine di agosto, per capire se questo annegamento è stato causato da un malessere o da qualcosa altro. Questo è quello che sappiamo. L’unica cosa certa è l’annegamento” dicono Gabriella e Filippo, cugini di Simona Cinà, parlando coi giornalisti . Sull’orario della morte di Simona, i familiari hanno ribadito che la finestra dovrebbe essere “fra le 3.20 quando l’amica ha detto di averla salutata e stava ancora ballando accanto alla consolle del dj e le 4.10 quando gli altri ragazzi hanno chiamato il 118”. “Abbiamo sempre detto, e per favore che sia chiaro – aggiungono – che è difficile pensare che una ragazza che sapeva nuotare così bene anneghi. Ma se lei è stata male, è caduta in piscina, ha perso i sensi, in pochi minuti si annega. La piscina sarà 10 metri per cinque e nella parte più profonda 1,80, massimo due metri…una persona che sa nuotare e che non ha un malessere non annega. Aspettiamo i test“.
“Si deve adesso accertare se il malore sia stato provocato da una causa naturale, oppure se sia stato indotto da sostanze che la giovane ha ingerito o che qualcuno le ha fatto ingerire come droghe o alcool. Per questo dobbiamo attendere l’esame tossicologico. Presenteremo un’istanza alla Procura per aumentare lo spettro degli esami anche a tutte le droghe sintetiche. Dall’esame è emerso che non c’erano patologie al cuore, anche se la procura chiederà tutta la storia agonistica di Simona – spiega l’avvocato Gabriele Giambrone che assiste la famiglia di Simona Cinà – Quello che emerge dall’autopsia è che la ragazza morta annegata era viva quando è finita in piscina. Per avere i risultati ci vorranno circa 30 giorni e 45 per gli esami tossicologici. I familiari cercano un po’ di pace e vorranno occuparsi solo di organizzare il funerale per Simona. Vogliono un po’ di intimità per elaborare questo grave trauma che hanno subito. Soprattutto adesso che hanno avuto la quasi certezza sulla causa della morte”.