
Il direttore generale - che aveva firmato la circolare il 12 agosto del 2024 - nel nuovo documento richiama un parere del Garante della privacy del 20 giugno scorso. Ma il 2 agosto sul caso era intervenuta la premier
Ancora prima dello scontro politico – innescato sul palco della commemorazione per la strage di Bologna -nei giorni precedenti all’anniversario del massacro della stazione con 85 morti e oltre 200 feriti, il presidente uscente dell’Associazione 2 agosto, Paolo Bolognesi, aveva lanciato l’allarme sugli ostacoli che una direttiva del 12 giugno 2024 opponeva a chi volesse mettere gli occhi e le mani sulle sentenze conservate presso gli archivi dello Stato. Erano mesi però, almeno da marzo scorso, che l’associazione tentava di far ritirare la circolare. Dal 5 agosto è stata finalmente sostituita, ma solo dopo l’intervento della stessa premier Giorgia Meloni, arrivato lo stesso 2 agosto, dopo il lungo durissimo intervento di Bolognesi. “Il governo continuerà a fare la sua parte in questo percorso per arrivare alla piena verità sulle stragi che hanno sconvolto la Nazione nel secondo Dopoguerra, a partire dall’impegno portato avanti insieme alle altre amministrazioni competenti per il versamento degli atti declassificati all’Archivio centrale dello Stato, in un clima di collaborazione con le associazioni dei famigliari delle vittime” aveva dichiarato la presidente del Consiglio. “Tutto bene ciò che finisce bene. Grazie a tutti coloro che hanno appoggiato la sacrosanta battaglia per la verità e la giustizia dell’associazione dei famigliari delle vittime” dice oggi Bolognesi.
La circolare – Era appunto il 12 giugno 2024 quando la circolare, firmata dal direttore Antonio Tarasco – in nome di una presunta riservatezza (basti ricordare che le sentenze vengono emesse in nome del popolo italiano e sono pubbliche, ndr) era stata inviata agli uffici competenti. Un documento che prevedeva, incredibilmente, la concessione di una autorizzazione alla consultazione, la riproducibilità dei documenti ai soli fini di studio e il divieto totale alla pubblicazione. Tutto in nome della disciplina sulla riservatezza e in modo che non si ledesse la “dignità delle persone”.
Il 28 luglio Bolognesi, presentando le iniziative per il 45° anniversario della strage, aveva detto: “Quando usciranno le motivazioni della sentenza (l’ergastolo a Bellini confermato dalla Cassazione, ndr), andate all’archivio più di Stato per avere una copia della sentenza, avrete dei problemi per averla e probabilmente non ve la faranno avere. Siccome siamo arrivati troppo avanti, è scappata di mano la digitalizzazione delle carte all’arroganza del potere che dice: ‘Tanto a me non succederà mai niente e anche se lascio dello sporco in giro non succederà niente’. Invece noi abbiamo trovato quello sporco e siamo risaliti addirittura in mandanti. Questo è troppo, bisogna fermare. Abbiamo denunciato questo fatto, doveva essere risolto entro marzo. È ancora da risolvere e anzi l’arroganza di questo soggetto è tale che fa in modo che ancora la cosa non si risolva”.
Il 2 agosto – Nel giorno dell’anniversario Meloni, tra le altre dichiarazioni, aveva poi di fatto promesso la rimozione della circolare. Dichiarazione che era arrivata anche dalla stessa Bernini. Tre giorni dopo la espressa volontà politica ecco la nuova circolare che sostituisce la precedente. Si legge che a seguito del parere del Garante della privacy (del 20 giugno 2025) e “con riferimento ad alcune richieste…” “si chiarisce che l’obiettivo dell’Amministrazione è di promuovere la più ampia conoscibilità, accessibilità e diffusione delle sentenze e degli atti dei procedimenti giudiziari oggetti di versamento presso gli Archivi dello Stato”. Così – a oltre un mese del parere del Garante, ma a soli tre giorni dalla dichiarazioni di Meloni – quella riservatezza invocata per oltre un anno “non risulta applicabile agli atti dei procedimenti giudiziari riguardanti caso di terrorismo, stragi ed altri fatti che hanno scosso la coscienza civile del Paese, per il quale deve intendersi implicito e prevalente l’interesse alla conoscibilità degli atti”.
Tant’è, ora si è in attesa delle motivazioni del verdetto che confermato l’ergastolo a Paolo Bellini. Su vedrà quando sarà consultabile e riproducibile. Sentenza che insieme alle altre definitive (Cavallini, Mambro, Fioravanti, Ciavardini et cetera) costituisce il compendio giudiziario di anni di processi e indagini. In una intervista Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito della premier, per chiudere la polemica ha spiegato che in quelle sentenze “c’è la verità” su esecutori e finanziatori. Parole che malamente però si abbinano alle intenzioni del collega di partito, Federico Mollicone, di istituire una commissione d’inchiesta.
“La revoca della circolare degli Archivi di Stato sulla consultazione delle sentenze relative ai processi per le stragi onora l’impegno che avevo assunto di fronte ai familiari delle vittime del 2 agosto a Bologna e all’Associazione che li rappresenta. È un atto di responsabilità verso chi ha pagato il prezzo più alto di fronte all’odio e alla violenza – dichiara Bernini – Il Governo continuerà a fare la propria parte con determinazione, affinché il percorso verso la piena verità sulle stragi che hanno ferito l’Italia non si interrompa e la memoria di quelle vittime sia onorata con verità e giustizia. Un sentito ringraziamento al ministro della Cultura, Alessandro Giuli, per l’attenzione e la tempestività con cui ha affrontato e risolto questa vicenda, dimostrando sensibilità e impegno nel garantire ai cittadini il diritto alla conoscenza”. Giuli che il 2 agosto era celebrare il 2241esimo anniversario della battaglia di Canne, tra l’altro persa dai romani.