Giustizia

Inchiesta urbanistica Milano, pm valutano ricorso su Pirellino e induzione indebita al sindaco Sala

I temi su cui i pm stanno ragionando riguardano anche alcuni episodi di corruzione contestati a Giuseppe Marinoni, l'architetto che era a capo della Commissione paesaggio. 

I pm di Milano, Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici – stanno valutando se presentare un ricorso al Tribunale del Riesame – a cui si sono appellati tutti i sei indagati arrestati – nei confronti di una parte dell’ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, pur accogliendo quasi totalmente la richiesta di misura – non aveva riconosciuto l’induzione indebita contestata al sindaco di Milano, Beppe Sala per il progetto del Pirellino. I temi su cui i pm stanno ragionando anche di alcuni episodi di corruzione in capo a Giuseppe Marinoni, l’architetto che era a capo della Commissione paesaggio.

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Atti dell’inchiesta sull'”incontrollata espansione edilizia” c’è un messaggio dell’architetto Stefano Boeri (anche lui indagato) che il 21 giugno 2023 scrive al primo cittadino: “Ciao Beppe. Scusa il disturbo su un tema che mi riguarda come prof. Davvero non avrei voluto farlo ma domani ho conferimento in Commissione Paesaggio dopo due bocciature su Progetto Bosco Verticale Porta Nuova. Ne ho parlato a lungo con Giancarlo (Tancredi, allora assessore), Mario e Malangone. Marinoni sta sbagliando nel chiederci variazioni che non c’entrano nelle competenze della commissione. E non solo con noi. Se insiste rischiano rottura e ricorso Tar e Catella (Manfredi, l’immobiliarista di Coima) che va sui giornali. Ho suggerito di spostare conferimento. Scusa, ultima cosa crearti problemi ma prendilo come warning per domani. Ciao”.

Perché questo messaggio? Nelle sedute precedenti della Commissione paesaggio, presieduta da Marinoni, c’era stato un parere negativo a cui l’archiestar e l’immobiliarista Manfreadi Catella (ai domiciliari), tenevano particolarmente. Sala risponde in giornata che verificherà e il giorno dopo l’“allarme”, la Commissione, dà un parere favorevole condizionato. Boeri quindi manda due vocali a Catella (che dopo i pareri negativi di marzo e maggio si era già lamentato con lo stesso Marinoni, ndr) spiegando che le obiezioni del presidente erano sparite completamente. Il 5 ottobre, poi, il progetto ottiene il parere favorevole: l’impatto “dei volumi” e “gravi incongruenze progettuali” si erano attenuate fino a sparire anche grazie, questa l’ipotesi dei pm Petruzzella, Filippini e Clerici – all’intervento dell’ormai ex assessore Giancarlo Tancredi, anche lui ai domiciliari.

Il gip, inoltre, non ha riconosciuto alcuni episodi di corruzione contestati a Marinoni: si tratta di quelli legati ai progetti Bastioni di Porta Nuova e Corti di Bayres, Portali – Gioia 20 e Tortona 25, al piano integrato Porta Romana e al Pirellino. Per questi due invece rimane l’accusa per Scandurra in concorso con Catella. Per Tancredi invece restano le ipotesi di corruzione. Quanto all’induzione indebita, contestata dalla Procura a Tancredi, Marinoni e Catella e a Sala e Boeri al di fuori della richiesta degli arresti, per il giudice è insussistente e quindi il reato è caduto per tutti: al di là se ci siano state o meno pressioni in merito al Pirellino, non sono state ravvisate utilità o la promessa di utilità per Marinoni in cambio del suo parere favorevole a capo della commissione.

Su questi mancanti riconoscimenti da parte del giudice gli inquirenti ragionano su un ricorso. Intanto un collegio di giudici del Riesame valuterà i ricorsi presentati dagli indagati. I magistrati della Libertà, dopo la ricezione degli atti da parte dei pm, hanno tempo 10 giorni per fissare l’udienza e decidere. Un collegio con una composizione “feriale” e diverso da quello che, qualche mese fa, con il rigetto dell’istanza di revoca dei domiciliari dell’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, ha già affrontato il tema e l’ipotesi di corruzione come ipotizzata dai pubblici ministeri: parcelle per consulenze tecniche in cambio di pareri favorevoli a progetti presentati all’organismo comunale da parte di chi, proprio in virtù di quei compensi, avrebbe dovuto dichiarare il conflitto di interessi e non lo ha fatto.

Ma come ha fatto la Commissione del paesaggio del Comune di Milano a diventare quel “concentrato di potere” che permetteva la “spartizione” del territorio edificabile di Milano ai “migliori offerenti”? Il gip di Milano, Mattia Fiorentini proprio nell’ordinanza in cui – non riconosceva l’induzione al primo cittadino di Milano – indica i responsabili in un “segmento della classe politica in parte concorrente nei singoli reati, in parte colposamente connivente laddove ha consapevolmente lasciato, per decenni, che la commissione concentrasse su di sé un potere enorme…”. Del resto lo stesso magistrato sottolinea come “non può tuttavia sottacersi il fatto che non solo i conflitti di interesse emersi in questo procedimento erano ben noti a quella stessa Giunta, ma, nel caso di Marinoni, erano state persino dalla stessa consapevolmente creati…”.