
Francia, Regno Unito e Canada hanno già deciso di volere ufficializzare la decisione a settembre. Israele e Stati Uniti attaccano
La maggior parte dei paesi delle Nazioni Unite – 147 su 193 – riconoscono già lo Stato palestinese, che attualmente ha lo status di osservatore presso l’Onu. E con le ultime adesioni di Francia e Regno Unito, gli Stati Uniti resteranno gli unici membri del Consiglio permanente a non riconoscerne l’esistenza (a differenza di Cina e Russia). Col sì del Canada saranno poi tre i Paesi del G7 a dire sì alla Palestina. Intanto, secondo quanto scrive il Guardian, 16 nazioni hanno firmato un documento in questo senso: chi va verso l’ufficialità della decisione, oltre chi è stato già citato, sono Andorra, Australia, Finlandia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Portogallo e San Marino. Ma il documento è stato sottoscritto anche da chi ha già fatto il passo, e cioè Islanda, Irlanda, Malta, Norvegia, Slovenia e Spagna.
La dichiarazione congiunta firmata dai 15 Paesi vuole esprimere “incrollabile impegno” per una soluzione a due Stati. Il documento afferma che le nazioni firmatarie, in vista della riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre, “hanno già riconosciuto, espresso oppure esprimono la volontà o la considerazione positiva dei nostri Paesi a riconoscere lo Stato di Palestina, come passo essenziale verso la soluzione dei due Stati, e invitano tutti i Paesi che non lo hanno ancora fatto ad aderire a questo appello”. La dichiarazione condanna l’attacco del 7 ottobre, chiede un cessate il fuoco immediato, la liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi in mano ad Hamas, e invita a garantire un accesso umanitario senza ostacoli.
Dopo la Francia, la Gran Bretagna diventerà la seconda nazione del G7 e la 149/ma a riconoscere lo Stato palestinese. Una mossa che serve in primo luogo a mettere pressione a Israele perché metta fine alla guerra alla tragedia umanitaria che conta ormai 60mila morti e i vivi ridotti alla fame. “E’ una ricompensa per Hamas e compromette gli sforzi per raggiungere” la tregua, si indigna Israele e Trump commenta allo stesso modo.
Alla fine sir Starmer, che ha richiamato i ministri dalle ferie per una riunione di emergenza, si è accodato con un annuncio seppur condizionato. Mentre Friederich Merz resta dell’idea di una soluzione “negoziata” tra le due parti nell’ambito in un processo di pace. Ma il cancelliere cristiano-democratico non deve rispondere all’interno del suo governo e del suo partito all’onda pro-Palestina che è montata dentro il Labour con malumori, sempre più espliciti, dentro l’esecutivo e tra gli elettori. Un pressing che ha spinto il premier inglese a sfidare le ire di Donald Trump che ha gelato il “nice guy” Macron affermando che il passo del riconoscimento “non ha alcun valore”.
(immagine d’archivio)