Giustizia

Garlasco, sull’impronta 33 è scontro frontale. La difesa Sempio: “Non è sua”. I legali dei Poggi polemici con i pm

Scintille ancora sulla traccia individuata su una parete della scala che porta allo scantinato della villetta. Tizzoni: "La Procura estende le indagini nell'interesse del condannato e non accoglie le richieste della persona offesa". E Bocellari ribatte: "I magistrati procedono nell'interesse della giustizia"

Le scintille nell’incidente probatorio per l’inchiesta bis sul delitto di Garlasco arrivano di nuovo dalla discussa impronta 33, quella che secondo la Procura è stata lasciata da una mano di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, al momento unico nome iscritto nel registro degli indagati, a quanto è dato sapere. Periti e consulenti oggi si sono rivisti perché si apre la strada dell’analisi delle impronte (e infatti la gip Daniela Garlaschelli ha conferito l’incarico al dattiloscopista Domenico Marchigiani). Ma gli avvocati trovano il loro ring su quella traccia lasciata su una parete della scala che porta allo scantinato dell’abitazione dei Poggi. L’innesco è il diniego della Procura di portare nell’incidente probatorio anche l’impronta 33 perché è pacifico che non si possano effettuare “accertamenti biologici“, “come incomprensibilmente richiesto dai difensori della persona offesa” aveva sottolineato il procuratore aggiunto Stefano Civardi. E oggi risponde, parlando con i cronisti, Gianluigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi. “Il Codice prevede che la Procura debba fare delle indagini anche nell’interesse dell’indagato. La Procura di Pavia le ha estese anche nell’interesse del condannato ma non accoglie le richieste della persona offesa” ribatte l’avvocato. Nel merito Tizzoni sottolinea che “più cose vengono viste dalla polizia scientifica, da un perito terzo, e meglio è. Noi non ci opponiamo. È la Procura che non accoglie la richiesta di estendere questa valutazione terza all’impronta 33. Non c’è problema”. “La Procura ha la sua linea – ha aggiunto ancora il legale della famiglia Poggi – e giustamente la porta avanti. Io ho chiesto l’estensione dell’incidente probatorio alla valutazione dell’impronta 33, per vedere se c’erano le minuzie sufficienti per attribuirla a Sempio: non l’hanno concessa e il giudice non la può concedere in assenza dell’ok della procura“. “Dicono che noi abbiamo paura della verità e si oppongono a un accertamento quando viene demandato a un giudice terzo – ha detto ancora -. Noi invece alle richieste della Procura non abbiamo detto di no”.

Diverso, comprensibilmente, l’atteggiamento della difesa di Alberto Stasi che allo stato è l’unico responsabile dell’omicidio di Chiara Poggi, essendo stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. “Io credo che questa Procura proceda nell’interesse della giustizia” afferma Giada Bocellari, rispondendo proprio a Tizzoni. L’avvocata ha quindi spiegato che durante l’udienza “la gip ha chiesto se le parti erano d’accordo con l’estendere l’incidente probatorio anche alla parte di confronto di queste impronte sulle paradesive con altri soggetti”. “La difesa di Sempio si è opposta fermamente – ha riferito Bocellari -. La difesa delle persone offese si è opposta perché aveva chiesto anche l’estensione all’impronta 33, ma c’è una sostanziale differenza: mentre le paradesive erano già oggetto di questo incidente probatorio per la parte genetica” l’impronta 33 invece è fuori dall’incidente probatorio.

A entrare dentro la questione sono gli avvocati di Sempio, Angela Taccia e Massimo Lovati. Secondo una consulenza che hanno depositato in tribunale l’impronta 33 “non è di Sempio” e “non contiene sangue“. L’impronta 33, spiega Taccia, non ha le “minuzie” sufficienti per attribuirla al suo assistito che “ha la serenità dell’innocenza“.

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Nella foto in alto | Da sinistra gli avvocati Angela Taccia (Sempio), Tizzoni (Poggi), Bocellari (Stasi)