Diritti

La Milano che accoglie non esiste più, saccheggiata da pochi a scapito di molti

Un tempo arrivavi a Milano e respiravi nell'aria il potercela fare. Partivi dalla periferia e stava a te avvicinarti al centro. Oggi no, esiste una barriera

A me non interessa poi tanto se il sindaco Beppe Sala abbia commesso qualche reato. Si vedrà. Ma l’inchiesta – non un faro nella notte, piuttosto una lente correttiva che ci aiuta a mettere a fuoco quel che era già visibile ma sfocato – ci restituisce in chiaro il dato politico: il saccheggio di pochi a discapito di molti. È questo l’imperdonabile, falso o non falso, induzione indebita o no.

Vivo a Milano da 13 anni ed è molto cambiata. Nel 2016 avrei detto in meglio, oggi il giudizio è capovolto. Il diritto all’abitare è la pietra angolare di una città accogliente e Milano, in questo senso, non lo è più. È questa la vera colpa di due, forse tre, giunte di centrosinistra, reati o non reati: non aver governato il cambiamento, lasciando che l’edilizia fosse preda di fondi immobiliari, bravi a dettare il prezzo del nuovo influenzando così l’usato e gli affitti. E gli affitti a loro volta spingono su i costi fissi delle attività commerciali che rispondono aumentando i prezzi.

Da anni Sala si lamenta della difficoltà di trovare dipendenti pubblici che vogliano lavorare a Milano, come se questo fosse un problema slegato dal costo degli immobili e di tutto il resto a cascata. E la scarsa attrattività inizia a non riguardare solo il pubblico se una giovane coppia che vive in una casa di proprietà in Porta Romana, all’arrivo di un figlio, può permettersi un trilocale alla Bovisasca o se un single con 2.800 euro di stipendio deve pesare le altre spese se affitta un bilocale in zona Gambara. Sono tutti esempi anonimi ma reali, come quei video degli agenti immobiliari che spacciano per soluzioni fantastiche a 250-300mila euro scantinati con le finestrelle, letti che scendono dal soffitto e improbabili soppalchi.

Erano questi i veri “warning” da ascoltare, altro che quello di Stefano Boeri. Alla fine l’esplosione della bolla immobiliare è stata metaforica e riguarda soprattutto il centrosinistra: il problema non è difendere o meno oggi Sala perché indagato, il problema è aver lasciato che Sala – e chi c’era subito prima di lui – portasse avanti una politica dissennata sull’urbanistica abbellendola di marketing vuoto ammantato di green, rigenerazione, riqualificazione mentre si lasciava cambiare lo skyline, legalmente o illegalmente qui non importa, ma soprattutto il Dna della città a discapito di chi ci abita.

Un tempo arrivavi a Milano e respiravi nell’aria il potercela fare. Partivi dalla periferia e stava a te avvicinarti al centro. Oggi no, esiste una barriera e non è neanche quella della cerchia delle Porte che furono ma ricalca – a essere buoni – quella del percorso della 90/91. La colpa è tutta qui: aver ammazzato l’idea cinquantennale di una città delle opportunità di progresso del proprio benessere, tutt’altro che rare, aver seppellito sotto le colate di cemento i sogni di chi da Milano era stato attratto. Avevano le chiavi della città e l’hanno costruita contro chi la vive. Hanno lasciato che una metropoli diventasse parco giochi, Milanolandia, che si fa fatica a chiamare casa. È questo il vero corpo del reato, l’unico certo e squisitamente politico.