
Una richiesta, quella annunciata dal presidente, che sei rientrasse nei futuri piani dell'azienda potrebbe diventare un caso economico e politico
La ricetta della coca-cola cambierà a causa del presidente degli Stati Uniti? Lui ne è convinto. Donald Trump ha annunciato su Truth, il suo social network, di aver convinto l’azienda a cambiare dolcificante. Basta sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, l’attuale sostanza con cui si dolcifica la bevanda, meglio lo zucchero di canna, come già accade in paesi come Inghilterra e Messico.
Grande consumatore di coca-cola zero, il tycoon potrebbe aver fatto la proposta nel contesto del Make America Health Again, la campagna del segretario alla salute Robert F. Kennedy Jr. per il ritorno in salute degli americani, che dovrebbe partire proprio dalla riduzione dello zucchero in alimenti e bibite. Gli esperti, tuttavia, non concordano nel dire che lo zucchero di canna sarebbe meno dannoso dello sciroppo di mais. L’azienda ha ringraziato il presidente per l’interessamento, senza smentire né confermare quanto detto. Di certo c’è però che cambiamenti nella quantità e qualità di dolcificanti nella bevanda sono possibili, tanto che ad aprile il ceo James Quincey aveva dichiarato agli investitori che l’azienda stava continuando a “fare progressi nella riduzione dello zucchero nelle nostre bevande”.
Un cambiamento del genere non avrebbe impatto solo sul gusto della bibita più famosa del mondo. Per la Corn Refiners Association, associazione di categoria che rappresenta le industrie della raffinazione del mais, una mossa in questo senso metterebbe a rischio “migliaia di posti di lavoro” e aumenterebbe le importazioni di zucchero di canna. Nella geografia economica degli Stati Uniti, infatti, i produttori di mais sono moltissimi, concentrati nel Mdiwest e dotati di un forte potere di influenza sull’attività Washington. Lo zucchero di canna, invece, gode di minore prestigio politico, ma dei cinquanta stati è proprio la Florida di Trump quello che ne fornisce la maggior quantità. Una richiesta, quella annunciata dal presidente, che sei rientrasse nei futuri piani dell’azienda potrebbe diventare un caso economico e politico.