Cronaca

Le prime due mosse di Papa Leone XIV nel segno di Francesco: contrasto agli abusi e sinodalità

E' interessante la volontà di dare un impianto organico a quegli impulsi, intuizioni e strappi in avanti di Bergoglio. In due settori questa volontà di sviluppo si vede con chiarezza

Papa Leone muove i primi passi del suo governo. Ed è interessante la sua volontà di dare un impianto organico a quegli impulsi, intuizioni e strappi in avanti che hanno caratterizzato la dinamica del pontificato di Francesco.

In due settori questa volontà di sviluppo si manifesta già con chiarezza. Nei giorni scorsi il Papa ha scelto il nuovo presidente della Commissione per la tutela dei minori (l’organismo anti-abusi creato da Bergoglio). Al posto del cardinale Patrick O’Malley, che ha superato gli ottant’anni, è stato scelto il vescovo francese Thibault Verny. Una scelta molto caratterizzante. L’episcopato francese fa parte di quei pochissimi episcopati, che a livello mondiale hanno voluto che una commissione indipendente indagasse sugli abusi sessuali commessi in ambito ecclesiale dal 1950 al 2020. Per dire, in Italia i vescovi non hanno ancora affrontato il problema in questo modo. Sull’onda del rapporto finale pubblicato nel 2021 in Francia sono risultati indagati undici vescovi e il cardinale Pierre Ricard, ex arcivescovo di Bordeaux, ha ammesso di avere abusato di una ragazza da giovane prete.

Per di più il nuovo presidente della commissione vaticana per la tutela dei minori viene dall’esperienza di guida della commissione episcopale francese per il contrasto agli abusi. Scegliendo mons. Verny, papa Leone manda un segnale chiaro anche in vista delle Linee guida universali che la commissione vaticana sta elaborando per portare gli episcopati di tutto il mondo a una condotta coerente. La commissione vaticana per la tutela dei minori è già stata ricevuta dal nuovo pontefice e gli ha illustrato alcuni programmi pilota realizzati in Tonga, Polonia, Zimbabwe e Costa Rica per testare i presupposti del progetto mondiale.

Contemporaneamente si stanno approfondendo una serie di temi: creazione di strutture per la denuncia e l’assistenza alle vittime anche dal punto di vista legale, preparazione di protocolli per la prevenzione e l’approntamento di “ambienti sicuri”, reti intercontinentali per la condivisione delle conoscenze, comunicazione ispirata alla trasparenza.

Leone XIV pare anche intenzionato a imprimere velocità all’apertura del processo canonico nei confronti del sacerdote mosaicista Marko Rupnik, già espulso dai Gesuiti. Autore notissimo di mosaici all’interno dello stesso palazzo apostolico e in basiliche di mezzo mondo, a cominciare da Lourdes, Rupnik è accusato di abusi sessuali e di coscienza ai danni di una trentina di donne facenti parte di una comunità formatasi in Slovenia.

Il suo caso rappresenta un “buco nero” nel pontificato di Bergoglio, in genere caratterizzato da decisioni dure nei confronti di prelati abusatori o insabbiatori. Rupnik, scomunicato automaticamente per avere assolto in confessione una donna con cui aveva avuto un rapporto (reato gravissimo per il codice di diritto canonico), si era visto togliere la scomunica dopo poche settimane in maniera totalmente non trasparente e senza spiegazioni ufficiali. Le denunce nei suoi confronti da parte di un gruppo di donne della comunità slovena erano state dichiarate prescritte dal Sant’Uffizio. Finché nell’autunno 2023 papa Francesco, dinanzi al montare dello scandalo, aveva deciso di far riaprire il processo ma poi non era successo assolutamente nulla. Ora dopo l’estate la macchina processuale dovrebbe finalmente mettersi in moto. Una delle prime udienze di papa Prevost dopo la sua elezione è stata dedicata al prefetto del dicastero per la Dottrina della fede, cardinale Victor Manuel Fernandez.

Intanto Leone ha ordinato di far rimuovere dai siti web vaticani ogni immagine dei mosaici di Rupnik. Un segnale preciso.

C’è un secondo elemento dell’eredità di Bergoglio, che Leone ha deciso di fare proprio e rilanciare: la trasformazione della Chiesa da struttura monarchica a comunità partecipativa. Quello che in gergo viene chiamato “processo sinodale”. Dal suo letto all’ospedale Gemelli papa Francesco aveva lanciato un grande programma di attuazione triennale del documento finale del Sinodo mondiale 2023/2024 dal titolo significativo “Comunità-Partecipazione-Missione”. Dal 2025 in poi avrebbero dovuto svolgersi riunioni in tutte le Chiese del mondo cattolico, a livello locale, poi nazionale, poi continentale per affrontare la realizzazione dei punti chiave del documento sinodale. In special modo l’instaurazione ovunque di organismi partecipativi che comprendano i fedeli laici, l’ingresso delle donne in ruoli di guida a tutti i livelli, la realizzazione di una “cultura del rendiconto” – partire dalle diocesi – per un’analisi periodica del cammino delle Chiese locali anche qui favorendo la partecipazione attiva di tutte le categorie del “popolo di Dio”: vescovi, preti, diaconi, religiosi e religiose, fedeli uomini e donne.

Francesco voleva che tutto il processo culminasse in una Assemblea ecclesiale mondiale da tenersi in Vaticano alla fine del 2028. Leone XIV avrebbe potuto far cadere il progetto. Invece ha deciso di farlo proprio. Dunque l’Assemblea ecclesiale del 2028, una sorta di mini-concilio, si farà! Un passo importante nel processo di transizione della Chiesa cattolica da monarchia assolutista a comunità partecipata, che rifletta tutta la varietà del cattolicesimo mondiale.