Scienza

Chikungunya, caso confermato in provincia di Piacenza. Il paziente non aveva viaggiato

Un uomo over 65 a Castel San Giovanni presenta sintomi della malattia senza aver viaggiato in zone a rischio. Le autorità hanno attivato controlli e interventi di disinfestazione per contenere la diffusione del virus trasmesso dalla zanzara tigre

C’è allerta in provincia di Piacenza per un caso confermato (domenica 13 luglio) di Chikungunya a Castel San Giovanni, nella frazione di Pievetta. Si tratta di un uomo italiano over 65, che non ha viaggiato in zone endemiche, il che suggerisce che il virus potrebbe essere stato trasmesso localmente. Il paziente, come ha informati l’Ausl di Piacenza, ha manifestato febbre, dolori articolari e muscolari, congiuntivite e altri sintomi tipici della malattia. La diagnosi è stata possibile grazie alla segnalazione del medico di famiglia e ai test di laboratorio su un prelievo ematico.

Cos’è e quali sono i sintomi – Ma cos’è la chikungunya? È una malattia causata da un virus trasmesso principalmente dalla puntura della zanzara tigre (Aedes albopictus). Non si trasmette direttamente da persona a persona, ma durante la fase acuta (che dura circa 3-7 giorni), una zanzara può pungere una persona infetta e trasmettere il virus ad altri. I sintomi più comuni sono febbre improvvisa, forti dolori articolari e muscolari, mal di testa, congiuntivite, affaticamento e rash cutaneo. I dolori possono essere così intensi da costringere le persone a rimanere immobili. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, la guarigione avviene spontaneamente con cure di supporto, anche se negli anziani o in soggetti fragili può esserci il rischio di complicanze.

La prevenzione – Per evitare che il virus si diffonda, le autorità stanno attuando una serie di misure di sorveglianza e prevenzione. Una postazione con un’ambulanza del 118 a Pievetta ha accolto i cittadini che presentano sintomi o sono tornati da zone a rischio nelle ultime due settimane per sottoporsi a prelievi ematici. È importante che chi vive o lavora nella zona e ha avuto febbre o dolori muscolari/articolari negli ultimi 15 giorni, o chi è tornato da viaggi in aree a rischio, si faccia avanti, fanno sapere le autorità sanitarie.

Sono state già effettuate tre operazioni di disinfestazione nelle aree pubbliche e private, e le operazioni continueranno e si intensificheranno. La sindaca di Castel San Giovanni, Valentina Stragliati, ha emesso un’ordinanza con alcune raccomandazioni pratiche per i cittadini, come lavare accuratamente frutta e verdura, svuotare e pulire frequentemente le ciotole degli animali, tenere le finestre chiuse nelle ore di maggiore attività delle zanzare (mattino e tardo pomeriggio), installare zanzariere, usare repellenti e indossare abiti coprenti e chiari. È anche fondamentale eliminare ogni possibile fonte di acqua stagnante, come sottovasi o tombini, per ridurre i luoghi di riproduzione delle zanzare.

La mappa del rischio – Gli arbovirus – una volta rari in Italia – devono essere tenuti sotto controllo. Le periferie delle grandi città e i centri lungo le coste sono le aree maggiormente a rischio per lo sviluppo di focolai di Dengue o Chikungunya. A suggerire la mappa è lo studio coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler e dall’Istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con il ministero della Salute e le Regioni-Province autonome, pubblicato dalla rivista Nature Communications.

La ricerca – come riporta l’Ansa – ha analizzato gli episodi di trasmissione locale avvenuti nel periodo tra il 2006 e il 2023, applicando modelli matematici per analizzare i focolai italiani come quelli di Montecchio (2020), Castiglione d’Adda (2023) e Roma (2023) per quanto riguarda la dengue e quelli di Castiglione di Cervia (2007), Anzio (2017) e Guardavalle (2017) per la Chikungunya. L’obiettivo è stimare il rischio di trasmissione considerando sia la densità di popolazione che i dati entomologici e climatici.

Complessivamente, nel periodo considerato, sono stati confermati 1.435 casi importati di Dengue e 142 di Chikungunya. Le infezioni sono state contratte prevalentemente in Thailandia, Cuba, India e Maldive per quanto riguarda la Dengue, e in India, Repubblica Dominicana, Brasile e Thailandia per la Chikungunya. Nello stesso arco di tempo, sono stati diagnosticati 388 casi autoctoni di Dengue e 93 di Chikungunya.

L’Italia – Dallo studio è emerso che tutte le località in cui è stata osservata la trasmissione locale dei virus in Italia sono state identificate come aree ad alto rischio, ma ci sono molte altre zone con caratteristiche simili che non hanno registrato focolai. Questo, secondo gli autori della ricerca, suggerisce che le epidemie degli ultimi anni siano state innescate in modo casuale da casi importati e che pertanto l’attività di prevenzione e monitoraggio andrebbe estesa a prescindere dal fatto che si siano già verificati contagi in una determinata area. “È molto difficile sapere dove di preciso potrebbe partire un’epidemia”, dice all’Ansa Marco Di Luca, entomologo dell’Istituto superiore di sanità. “Queste malattie – prosegue – si diffondono grazie a un soggetto malato che rientra dall’estero e se ci sono le condizioni favorevoli, ad esempio perché ci si trova nel periodo estivo, questo individuo può innescare una trasmissione locale”.

La prevenzione – È un rischio diffuso che richiede un’attenta sorveglianza e l’attuazione di misure di prevenzione. “I medici di base devono prestare massima attenzione ai sintomi per intercettare i casi il prima possibile”, sostiene Di Luca, che ricorda anche le buone pratiche da adottare contro le zanzare. “In primo luogo bisogna evitare il più possibile di essere punti, attraverso l’uso di repellenti, abbigliamento idoneo, insetticidi e zanzariere. Poi vanno messe in atto misure per evitare la proliferazione degli insetti, come i ristagni d’acqua nelle grondaie, nei giardini e nei vasi dei balconi, nelle ciotole d’acqua per cani e gatti. Bisogna togliere o capovolgere secchi e contenitori che potrebbero riempirsi con la pioggia, trattare i tombini con gli insetticidi e, nei casi più gravi, richiedere l’intervento di una ditta di disinfestazione”.