
I cittadini hanno ottenuto la concessione della parte nord, per sei anni, impedendone la privatizzazione: ecco la storia della loro battaglia che va avanti da undici anni
Una vittoria dei cittadini. L’isola di Poveglia, nella laguna di Venezia, resterà aperta a tutti. È l’esito di una lunga battaglia, che ha visto un gruppo di cittadini determinati ottenerne la concessione da parte dell’Agenzia del demanio, con l’obiettivo dichiarato di mantenerla fruibile alla collettività, nel rispetto degli elementi paesaggistici e naturali del luogo. A partire dal 1° agosto, infatti, l’associazione “Poveglia per tutti” sarà a tutti gli effetti incaricata di gestire la parte nord dell’isola, con lo scopo di realizzare un parco urbano.
Ma non solo: si punta a costruire un pontile per garantire i collegamenti acquei e a realizzare attività sociali, di pulizia, di gestione e manutenzione dell’isola, anche in collaborazione con l’Università di Verona, che ha avviato una borsa di dottorato insieme a “Poveglia per tutti”. Una vittoria in controtendenza, in una città sempre più stretta tra la morsa del turismo e delle logiche di privatizzazione. Anche delle isole della laguna, diverse delle quali già finite in mani private.
Era il 2014 quando l’Agenzia del demanio mise in vendita l’isola a sud della laguna, di fronte a Malamocco, frequentata dai veneziani per le grigliate, le gite domenicali e le tappe di voga. Base d’asta: zero euro. Uno choc per i tanti affezionati a quei sette ettari di storia: da insediamento popoloso e florido centro economico durante il Medioevo a ospizio, fino all’abbandono di fine Novecento. Un gruppo di cittadini, associatisi come “Poveglia per tutti” – nome e obiettivo al tempo stesso – iniziò una battaglia per opporsi all’ennesima privatizzazione e prendere in gestione l’isola, un polmone verde in mezzo alla laguna.
In breve tempo quell’idea fece il giro del mondo: migliaia di aderenti, 450mila euro raccolti da veneziani e non solo. Assemblee da centinaia di persone, feste e un fermento tangibile in tutta la città, isole comprese. Per uno strano scherzo del destino, l’associazione si trovò a competere all’asta con la Umana spa di Luigi Brugnaro, allora non ancora sindaco, che fece un’offerta di 513mila euro per realizzare un centro per i disturbi alimentari.
Non se ne fece nulla: per l’Agenzia del demanio le offerte non erano congrue. Sembrava la fine di quell’esperienza, che aveva coinvolto ingegneri, avvocati, docenti e cittadini indignati. E invece, alla proposta di restituzione delle quote associative, la risposta fu sorprendente: quasi tutti chiesero di tenere in cassa le donazioni raccolte per continuare la battaglia. E così, tra attivismo – interventi di pulizia, manutenzione del verde e proposte culturali, sempre a fini collettivi – e altalene giudiziarie, vittorie al Tar comprese, la mobilitazione cittadina non si è mai fermata.
Fino allo scorso 2 luglio, quando è stata firmata la concessione della parte nord dell’isola, formata da tre isolotti. Per sei anni, intanto, l’associazione valorizzerà lo spazio verde con la realizzazione di un parco a disposizione della cittadinanza, nell’ottica di combattere l’abbandono e di promuovere attività sociali e di gestione dell’ambiente. Una difesa partecipata dell’isola e del suo habitat naturale, anche grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona, che ha avviato una borsa di dottorato e punta a misurare scientificamente l’impatto del progetto di valorizzazione di Poveglia, affinché diventi un modello per la gestione dei beni comuni.
“Non vediamo l’ora di cominciare, abbiamo le competenze e le risorse economiche necessarie. Questo è solo il primo passo”, commentano a ilfattoquotidiano.it dall’associazione che al momento può contare su circa 300mila euro rimasti in cassa, ma che si dice pronta a cercare altri finanziamenti. Per dimostrare che mantenere i beni comuni aperti a tutti, in modo partecipato e rispettoso dell’ambiente, si può.