
La denuncia di Cipra sul testo approvato alla Camera. Più propositivo l'Uncem: "Ci sono margini per migliorare la legge"
Il paradosso è in questa istantanea: per la prima volta dopo decenni le montagne registrano un saldo migratorio positivo (+100mila persone), eppure il governo, nel Piano nazionale per le aree interne, mette nero su bianco l’obiettivo di accompagnarle “in un percorso di spopolamento irreversibile”. E allora forse non stupisce se il ddl Montagna, licenziato dalla Camera (il testo, blindato, tornerà in Senato per il via libera definitivo) si è attirato numerose critiche. Sì, perché la legge attesa da oltre 30 anni anziché intervenire per affrontare i problemi legati alle terre alte – in primis, un piano di adattamento climatico – e garantire un futuro dignitoso a chi le abita (quasi nove milioni di persone, distribuite in circa 4mila Comuni), mette soltanto una pezza. Grande o piccola che sia, dipende se la valutazione la fa chi è abituato a guardare il bicchiere mezzo pieno (o mezzo vuoto).
Il testo è stato approvato con 153 voti a favore e 110 contrari. Il regista dell’operazione è stato il ministro Roberto Calderoli, che se non altro ha avuto il merito di proporre un articolato organico, che mette ordine ai tentativi dei governi che lo hanno preceduto. Che cosa contiene? Un fondo per lo sviluppo della montagna da 200 milioni di euro all’anno, agevolazioni fiscali e contributivi per chi compra casa o si trasferisce, incentivi per il personale medico e per gli insegnanti (indennità e detrazioni), nuove deroghe per mantenere i plessi scolastici aperti (anche con un numero di alunni inferiore ai limiti standard) potenziamento di internet e dei trasporti pubblici.
Il problema, però, è che il fondo esisteva già (dal 2022) ed era proprio di 200 milioni di euro. E mentre l’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) ha chiesto durante l’iter legislativo di aumentarlo sensibilmente, il governo ha scelto di “spacchettarlo” in due: una metà servirà per coprire le varie agevolazioni di cui sopra, l’altra metà continuerà ad essere ripartita, come prima, tra le Regioni. Per Marco Bussone, presidente di Uncem: “Non è sufficiente, vanno trovate altre risorse. E sono sicuro che i ministri Calderoli e Foti potranno trovare un accordo e reperire più soldi, visto che entrambi si occupano delle medesime aree, montane e interne del Paese. Noi chiediamo più fondi, ma proponiamo di inserire nella legge un modo per verificare cosa e quanto produciamo grazie al fondo per lo sviluppo”. Un altro aspetto critico – e dirimente, considerando che le montagne sono le aree che più di tutte stanno subendo gli effetti della crisi climatica – è sia l’assenza di un piano di adattamento climatico sia l’assenza di misure per prevenire il dissesto idrogeologico (che si lega a sua volta alle mutate condizioni climatiche e ai sempre più frequenti eventi estremi). A denunciarlo è Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi), secondo cui, in aggiunta, non sono state coinvolte le comunità locali. In più, secondo la presidente Vanda Bonardo “il testo avrebbe dovuto riconoscere in modo più esplicito strumenti come le green communities, le associazioni fondiarie, gli accordi e i contratti di foresta e di fiume, valorizzandoli come leve strategiche per una gestione territoriale integrata e partecipata”. Un altro aspetto critico è quello che riguarda la governance: le comunità montane (spesso assenti, o isolate) sono lasciate a se stesse; e non sono previste misure per favorire la cooperazione tra Comuni, specialmente per quanto riguarda l’erogazione di servizi.
Nonostante tutto, il centrodestra ha parlato di “svolta epocale”. Ma i maggiori commenti di giubilo sono arrivati quando la Camera ha approvato l’emendamento che permette di cacciare lungo i valichi montani (secondo la legge 157/92 è vietato, e una recente sentenza del Tar, in Lombardia, ha richiamato la Giunta Fontana a far rispettare il divieto). Per Luana Zanella di Avs “questo provvedimento è figlio del negazionismo climatico, la montagna ha bisogno di essere tutelata, colpita dai cambiamenti climatici che sbriciolano le nostre Alpi con distacchi, crolli e frane ma questo governo non fa nulla. Anzi, introduce surrettiziamente un emendamento pirata che riporta la caccia sui valichi montani, veri e propri ‘imbuti migratori’: durante le migrazioni stagionali, gli uccelli si concentrano in questi passaggi obbligati per evitare le alte vette, sfruttare le correnti ascensionali e risparmiare energia. In questi punti gli uccelli volano più bassi, sono stanchi e rallentati, diventando facili bersagli per i fucili, anche quelli illegali. Questo attacco alla fauna selvatica e alla biodiversità è una vigliaccata“. Infine, sempre per la gioia dei cacciatori, la legge ha recepito la riduzione della protezione del lupo che da ora, secondo piani venatori regionali, potrà essere cacciato.
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