
La segretaria del Pd Elly Schlein invita alla linea dura e auspica interventi sulle big tech Usa
Prime reazioni alla comunicazione choc della Casa Bianca che fissa al 30% dal prossimo primo agosto i dazi sui prodotti europei. “Prendiamo atto della lettera inviata dal presidente degli Stati Uniti Trump”, dichiara la la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che quindi osserva: “L’imposizione di dazi del 30% sulle esportazioni dell’Ue sconvolgerebbe le principali catene di approvvigionamento transatlantiche, a scapito delle imprese, dei consumatori e dei pazienti su entrambe le sponde dell’Atlantico”. “Restiamo pronti a continuare a lavorare per raggiungere un accordo entro il primo agosto. Allo stesso tempo, adotteremo tutte le misure necessarie per salvaguardare gli interessi dell’Ue, inclusa l’adozione di contromisure proporzionate, se necessario”, conclude von der Leyen.
“Il commercio libero ed equo favorisce la prosperità, crea posti di lavoro e rafforza le catene di approvvigionamento. I dazi sono tasse. Alimentano l’inflazione, creano incertezza e ostacolano la crescita economica. Continueremo a costruire solide partnership commerciali in tutto il mondo. L’Ue resta ferma, unita e pronta a proteggere i nostri interessi, sostenendo pienamente gli sforzi della presidente Ursula von der Leyen e della Commissione per raggiungere un accordo equo con gli Stati Uniti”, scrive su X il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa.
Su X scrive anche il presidente francese Emmanuel Macron: “La Francia condivide la ferma disapprovazione della presidente della Commissione Ue. Nell’unità europea, spetta più che mai alla Commissione affermare la determinazione dell’Unione a difendere con risolutezza gli interessi europei. Ciò include l’accelerazione della preparazione di contromisure credibili, mobilitando tutti gli strumenti a disposizione, compreso il meccanismo anticoercizione, qualora non si raggiunga un accordo entro il 1° agosto”.
Più “morbido” l’approccio tedesco. La ministra dell’Economia Katherina Reiche invita a negoziare “pragmaticamente”. “L’Ue deve ora, per il tempo che le rimane, negoziare in modo pragmatico una soluzione con gli Stati Uniti che si concentri sui principali punti conflittuali”, ha affermato. “Dazi ingiustificati che distruggono prosperità”, secondo il premier spagnolo, Pedro Sanchez che ribadisce il sostegno alla Commissione. “Uniti noi europei costituiamo il più grande blocco commerciale del mondo. Useremo questa forza per raggiungere un accordo equo”, aggiunge il leader socialista.
Giorgia Meloni, che molto ha scommesso sul suo rapporto con Donald Trump, sceglie una linea molto conciliante. Si legge nella nota di palazzo Chigi: “Confidiamo nella buona volontà di tutti gli attori in campo per arrivare a un accordo equo, che possa rafforzare l’Occidente nel suo complesso, atteso che – particolarmente nello scenario attuale – non avrebbe alcun senso innescare uno scontro commerciale tra le due sponde dell’Atlantico”.
“Le relazioni commerciali tra Usa e Italia sono ottime e, come giustamente sottolineato dal governo, lo scontro è insensato. Trump non ha motivi per prendersela col nostro Paese, ma ancora una volta paghiamo il prezzo di un’Europa a trazione tedesca“, questa la nota della Lega.
Dall’opposizione si fa sentire per prima la segretaria del Pd Elly Schlein che suggerisce a Bruxelles di colpire le big tech statunitensi. “Ci aspettiamo una presa di posizione netta e forte, che fin qui non c’è stata, da parte del governo e di Giorgia Meloni. Perché non è che per le loro amicizie politiche possono danneggiare l’interesse nazionale e l’interesse europeo. Adesso c’è da rafforzare ogni tentativo negoziale che possa evitare questi dazi al 30%”, dice la leader del Pd.
“I dazi al 30% di Trump rappresentano il fallimento totale della strategia di Giorgia Meloni e Ursula Von der Leyen. Pensavano che scodinzolando davanti al presidente degli Stati Uniti avrebbero ottenuto dazi zero e invece è arrivata una mazzata per le imprese e il Made in Italy, che pagheremo a caro prezzo”, rimarca in una nota la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.
Le imprese, “Colpo da k.o.” – “Serve mantenere la calma e avere i nervi saldi. Non possiamo compromettere i nostri mercati finanziari. È ovvio che la lettera arrivata dagli Stati Uniti è una sgradevole volontà di trattare”, commenta il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini che solo venerdì aveva sottolineato i pericoli di tariffe doganali anche solo al 10%. “Dazi al 30% sommati alla situazione del dollaro saranno difficilmente sostenibili da molti comparti della nostra industria. Ue e governo italiano dovranno intervenire con misure concrete per sostenere la competitività delle nostre imprese”, osserva Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Veneto. Confartigianato chiede invece misure di sostegno per le piccole e medie imprese. Poi Federlegno: “Misura pesante ma trattare”.
“Per l’agricoltura europea, e per quella italiana, sarebbero una condanna che va a colpire non solo il settore primario, ma l’economia di interi Paesi”, avverte il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Le nostre imprese, aggiunge, non potrebbero sopportare un carico di questo tipo, e la questione non riguarda solo la filiera agroalimentare”. Coldiretti considera il 30% un “colpo moratale”. Duro il consorzio Grana Padano secondo cui quello di Trump è un “atto di guerra”.
Federalimentare parla di una tariffa che “supera ogni soglia di tollerabilità per le imprese, aumentando il rischio di un calo significativo delle esportazioni, anche alla luce dell’attuale svalutazione del dollaro“. “L’imposizione di un dazio generalizzato del 30% colpisce in modo indiscriminato settori ad alto valore aggiunto, come il nostro, dichiara Giacomo Ponti, presidente di Federvini. “È una misura gravissima e ingiustificata, che penalizza non solo i produttori europei, ma anche gli operatori economici americani che fanno parte integrante della nostra filiera commerciale”. Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini lo definisce un “colpo da ko”. Il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, osserva che “Il 30% di dazio sul vino, se venisse confermato, sarebbe quasi un embargo per l’80% del vino italiano”.