
I danni che la proliferazione delle pale eoliche e dei pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli provoca ai paesaggi italiani sono incalcolabili
Anche l’ira per l’ingiustizia può rendere roca la voce – Bertolt Brecht
Molti media in questi giorni hanno lanciato indignati anatemi contro un gruppetto di sprovveduti personaggi mascherati, colpevoli di aver aggredito con minacce verbali, qualche spintone e un paio di coltellini tascabili gli addetti di un cantiere che apriva la via all’installazione, a Monte Giogo di Villore, nel Mugello, di un ennesimo gigantesco e devastante impianto di aerogeneratori, alti circa dieci volte il campanile di Giotto.
Non ci sarebbe nemmeno bisogno di precisare il mio e nostro giudizio negativo su una iniziativa così maldestra e inopportuna, troppo simile, per venire anche lontanamente condivisa, alla analoga violenza intimidatoria di cui sono state vittime in tante occasioni molti nostri amici, quando hanno tentato di spiegare ai propri concittadini le gravi contraddizioni, le illusioni bambinesche e i numerosi lati opachi che fanno da corollario all’invasione delle cosiddette energie pulite. Dalla nostra parte sarebbe più che sufficiente la ragione che siamo certi d’avere; per convincere chi dovrebbe ascoltarci non servono i pugni e i randelli: basterebbe che non ci venisse tappata sistematicamente la bocca.
Da più di trent’anni lotto anche io, a fianco di tanti altri, per aprire gli occhi degli italiani sui danni incalcolabili che la proliferazione delle pale eoliche e dei pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli sta provocando ai paesaggi italiani, alla biodiversità, alla migrazione degli uccelli. Ma ancora di più sulla palese insignificanza di questa barbarica aggressione per quel che concerne la mitigazione del progressivo riscaldamento del pianeta. I paesaggi continuano a venir massacrati, ma la CO2 nell’atmosfera terrestre aumenta ogni anno. Dunque, pur condannando decisamente il metodo adottato da quegli improvvisati vandali, non posso fingere di non comprenderne l’esasperazione e la frustrazione, derivate dal sistematico, sprezzante, non innocente silenzio della politica e dei media nei confronti di chi solleva qualche dubbio sulle sciagurate scelte energetiche ufficiali.
La nostra voce e le nostre ragioni, forse proprio perché così innegabilmente veritiere, vengono costantemente ignorate o derise, quasi si trattasse dei deliri dei terrapiattisti. Per quel che mi riguarda, a stento in questi decenni sono riuscito a pubblicare qualche articolo controcorrente su Huffington Post, su Domani, su Micromega. Prontamente “tamponato” da successivi contributi di “esperti” di parte, alle cui argomentazioni avrei potuto con facilità rispondere per le rime, se solo me ne fosse stata data la possibilità.
Sono certo che la mia debole voce non ha raggiunto quella ventina di arrabbiati anti eolici, né sia stata da loro prima condivisa e poi male interpretata, spingendoli verso attentati infantili e controproducenti. Ma se qualcuno vorrà accusarmi di essere uno dei loro “mandanti morali”, non mi tirerò indietro. I cattivi maestri abitano la sponda opposta.
*fondatore di Mountain Wilderness, attualmente presidente onorario di Mountain Wilderness International nonché responsabile dell’Asian Desk di MW. Nato lo stesso giorno del Dalai Lama, ha recentemente festeggiato i suoi primi 90 anni