
Lo hanno rivelato due operatori statunitensi della società UG Solutions denunciando in forma anonima pratiche pericolose e irresponsabili, oltre alla diffusa incompetenza del personale di sicurezza impegnato nella Gaza Humanitarian Foundation
I contractor americani che sorvegliano i siti di distribuzione degli aiuti a Gaza utilizzano munizioni vere, granate stordenti e spray al peperoncino contro i civili in fila per il cibo. È quanto emerge da una video-inchiesta pubblicata da Associated Press che cita due operatori statunitensi della UG Solutions che si sono fatti avanti in condizioni di anonimato per denunciare pratiche pericolose e irresponsabili, oltre alla diffusa incompetenza del personale di sicurezza impiegato nella Striscia dalla Gaza Humanitarian Foundation, operativa dallo scorso 26 maggio. Stando ai racconti, si tratta di persone non qualificate, non controllate, pesantemente armate e dotate della massima libertà di azione. Una testimonianza che sembra confermare la “propaganda di Hamas” sulla diffusa violenza negli hot spot umanitari, spesso smentita, e che offre uno sguardo esclusivo dall’interno della Ghf.
I VIDEO – Quelle degli operatori, però, non sono solo parole. La situazione di emergenza viene anche confermata da alcuni video, forniti all’Ap e verificati grazie alla geolocalizzazione aerea e all’analisi dell’audio da parte di esperti forensi che hanno rilevato munizioni vere a circa 50-60 metri dal microfono delle telecamere. Le immagini immortalano i contractor americani sparare “colpi in tutte le direzioni” e utilizzare granate e spray al peperoncino “anche in assenza di minacce”. L’operatore che ha filmato la scena ha raccontato che gli spari partivano sia dalla torre sopra il sito, sia dal basso e venivano diretti verso i palestinesi anche quando si stavano allontanando dalla zona dopo aver ritirato il proprio cibo. In un altro video, invece, si registra la conversazione tra due addetti alla sicurezza che discutono sull’organizzazione di una dimostrazione di forza da parte di Israele e commentano la precisione dei loro colpi contro i palestinesi.
LA “CONTROL ROOM” – Stando a quanto testimoniato, i siti di distribuzione vengono monitorati da soldati israeliani e analisti americani all’interno di un centro di controllo, situato in un container sul lato israeliano del valico di Kerem Shalom verso Gaza, dove vengono costantemente proiettate le immagini delle telecamere. Alcune di queste sarebbero anche dotate di sistemi di identificazione facciale che permettono di risalire al nome e all’età della persona ripresa grazie a fonti sconosciute ai due operatori. Una versione smentita dalla Srs (American Safe Reach Solutions) che nega di aver riunito forze d’intelligence e di aver utilizzato tecniche biometriche.
LA REPLICA – Dopo la pubblicazione dell’inchiesta di AP, la GHF ha diffuso un comunicato nel quale nega qualsiasi responsabilità e attacca l’agenzia di stampa accusandola di mancata collaborazione: “GHF ha avviato un’indagine immediata quando l’Associated Press ci ha rivolto per la prima volta queste accuse – si legge – Abbiamo concluso che le affermazioni nell’articolo dell’AP sono categoricamente false. In nessun momento i civili sono stati sotto tiro in un sito di distribuzione GHF. Il suono degli spari nel video è stato confermato provenire dalle Idf che si trovavano al di fuori del sito di distribuzione GHF. Gli spari non erano diretti verso individui e nessuno è stato colpito o ferito. Ciò che è più preoccupante è che l’AP ha rifiutato di condividere il video completo con noi prima della pubblicazione, nonostante la gravità delle accuse. Se credessero nella propria notizia, avrebbero dovuto fornirci il filmato per permetterci di intraprendere azioni immediate e appropriate. La fonte primaria per la storia è un ex appaltatore scontento, licenziato per cattiva condotta settimane prima della pubblicazione di questo articolo. Questo fatto, combinato con il rifiuto dell’AP di collaborare in buona fede prima della pubblicazione, mina la credibilità della loro notizia. La loro copertura delle nostre operazioni di aiuto ha sempre più rispecchiato le narrazioni portate avanti dal Ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas. In risposta, stiamo intraprendendo azioni legali. Prendiamo molto sul serio la sicurezza dei nostri siti. Quando il comportamento non è all’altezza dei nostri standard, agiamo. L’appaltatore visto urlare nel video è stato rimosso dalle nostre operazioni. Rimaniamo concentrati sull’obiettivo di consegnare cibo alla popolazione di Gaza in modo sicuro, diretto e senza interferenze. Questa missione è troppo importante per essere ostacolata dalla disinformazione”.