
L'ex responsabile organizzativo del Psoe Santos Cerdan è accusato di corruzione e traffico di influenze. Davanti al giudice parla di "persecuzione" delle opposizioni al governo progressista. Il premier: "Lo abbiamo cacciato subito, collaborazione con la giustizia"
Diventa ancora più fosco l’orizzonte del governo di Pedro Sànchez in Spagna. E’ stato disposto il carcere per Santos Cerdàn, ex responsabile organizzativo e nei fatti numero 3 del Partito socialista, indagato per associazione a delinquere, presunta corruzione e traffico di influenze. La custodia cautelare era stata richiesta dalla Procura Anticorruzione e dalle parti che hanno presentato le denunce. E’ una ulteriore svolta nell’inchiesta che ha travolto, oltre a Cerdàn, anche l’ex ministro dei Trasporti Josè Luis Abalos (nell’esecutivo di Sànchez fino al 2021) e che giocoforza segna una spinta alle polemiche politiche – già infuocate – di queste settimane, con le proteste delle opposizioni di destra e centrodestra e l’imbarazzo delle forze di sinistra della maggioranza. Il premier risponde a viso aperto ai cronisti che lo incalzano: “Il Partito socialista ha agito con fermezza dal primo momento. Sono state assunte responsabilità e Santos Cerdán è stato estromesso dal Psoe”. Una quindicina di giorni fa Cerdàn aveva dato le dimissioni sia da dirigente del partito sia da deputato.
L’inchiesta per corruzione ha scalato un gradino dopo l’altro l’organigramma del Psoe. Va sotto il nome di “Caso Koldo” perché partita dal consulente dell’ex ministro Abalos, Koldo García Izaguirre. Secondo il quadro accusatorio composto dagli investigatori Cerdàn sarebbe stato l’intermediario delle mazzette a favore di Abalos e Koldo Garcia. Le nomine di Cerdàn e Abalos nel partito furono volute negli anni passati proprio da Sànchez, mentre Cerdàn fu una pedina fondamentale sulla scacchiera delle trattative tra i partiti di centrosinistra e alcuni partiti indipendentisti dei Paesi Baschi (Pnv e Eh Bildu) e della Catalogna (Junts) per far partire un governo che non poteva contare su una maggioranza chiara dopo le elezioni politiche del 2023.
Oggi Cerdàn si è presentato davanti al giudice istruttore Leopoldo Puente per l’interrogatorio, durato un’ora e mezza, nel quale ha risposto alle sole domande della difesa. Ha negato tutte le accuse di dazioni di denaro emerse – secondo i pm – da audio di conversazioni contenuti nel rapporto della Guardia Civil tra lui, l’allora ministro Abalos e l’ex consigliere di quest’ultimo (e faccendiere) Koldo Garcia. Le presunte tangenti sarebbero calcolati in una cifra intorno ai 620mila euro e risalgono al periodo in cui Abalos era ministro, cioè tra il 2018 e il 2021. Il giudice, però, secondo quanto scrive El Paìs, stima che il giro d’affari creato dalla manipolazione dei contratti possa superare i cinque milioni di euro e che possano essere coinvolte anche altre persone. L’ipotesi, più precisamente, è che la contropartita in denaro per l’assegnazione dei lavori fosse calcolata sull’uno per cento del valore del contratto.
Lo stesso giudice Puente aveva rifiutato la richiesta di arresto per Abalos e Koldo Garcia perché ha ritenuto insussistenti le esigenze che – come in Italia – devono corrispondere a pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato. Cosa diversa per Cerdàn che secondo il tribunale potrebbe avere l’opportunità di nascondere, distruggere o modificare documenti o altre prove. Va sottolineato che al momento non ci sono prove che l’alto dirigente del Psoe abbia ricevuto tangenti, ma il giudice istruttore definisce “ragionevole” che abbia ricevuto vantaggi economici anche perché “sembra improbabile” che abbia agito esclusivamente a vantaggio di Abalos e Garcia.
Le registrazioni non sono però gli unici indizi su cui si è concentrato il giudice Puente. C’è anche il rapporto dell’ex segretario organizzativo del Psoe con l’azienda Servinabar 2000, che si è aggiudicata i lavori in alcune opere pubbliche, in associazione d’impresa con Acciona – grande azienda di costruzioni – nonostante le sue piccole dimensioni e l’inesperienza nel campo edile, rileva il tribunale. Agli atti è finita una conversazione del luglio 2018 in cui Cerdàn chiese a García Izaguirre in che modo doveva formalizzare un certo pagamento di Servinabar e l’interlocutore – ex consigliere del ministro Abalos – rispose “come donazione”. Pochi giorni dopo Cerdàn inviò per email uno screenshot dell’avvenuto bonifico di quella esatta cifra – 4500 euro – dalla Servinabar alla Fiadelso, fondazione legata alla famiglia di Abalos. In quell’occasione Koldo Garcia si scusò con Tatiana Abalos, figlia del ministro, promettendo che un ritardo del genere non si sarebbe mai più ripetuto. Da qui il giudice ipotizza che i pagamenti di Servinabar alla fondazione non fossero estemporanei ma periodici.
Fin qui le accuse e il primo vaglio del giudice. Cerdàn, secondo fonti citate dall’agenzia di stampa Efe, ha deciso di scegliere la strada della presunta “persecuzione” operata dalle opposizioni politiche al governo progressista, dovuta al suo ruolo di negoziatore con gli indipendentisti. L’ex funzionario socialista ha affermato che la prossima vittima di questa “caccia” sarà il ministro di Presidenza, Giustizia e Rapporti con il Parlamento, Félix Bolaños García, già indagato per falsa testimonianza in un altro processo che riguarda un’accusa di presunte irregolarità professionali di Begoña Gómez, moglie del premier Sánchez.
L’opposizione si scatena, comprensibilmente: il leader del Partito popolare Alberto Núñez Feijóo è tornato a chiedere le dimissioni del capo del governo e le elezioni anticipate. “La persona che Sanchez ha personalmente confermato come suo numero 2 sei mesi fa andrà oggi in prigione senza cauzione, con le accuse, tra le altre, di organizzazione criminale e corruzione. Se questo non merita dimissioni ed elezioni è perché manca qualsiasi senso della realtà“. Feijóo si riferisce a Cerdan come numero 2 e non numero 3 del Psoe anche se la funzione di numero 2 è in capo a Maria Jesus Montero, che è vice segretaria del Psoe e vicepremier, ma è evidente che in questo scenario poco importa.
Sànchez continua a rifiutarsi di chiamare le elezioni anticipate, da settimane promette trasparenza e collaborazione con l’autorità giudiziaria. Concetto che oggi ribadisce: “Adesso è il momento della giustizia, che deve determinare le responsabilità nel caso di Santos Cerdán. Pertanto, massima collaborazione con la giustizia e rispetto per il suo lavoro”. “Ma dal punto di vista politico, credo ci sia una posizione molto diversa da parte del partito che io guido rispetto ad altre organizzazioni politiche che non assumono nessun tipo di responsabilità”. ha aggiunto il leader socialista, nel prendere le distanze dagli scandali che hanno in passato coinvolto il Partito Popolare.
Il Psoe terrà sabato un Comitato esecutivo nazionale a Madrid per rigenerare la direzione politica del Partito.
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Nella foto in alto | Da sinistra Koldo García Izaguirre, Santos Cerdan e l’ex ministro Josè Luis Abalos