Ambiente

Inquinanti eterni, la falsa accelerazione dell’Europa sulla stretta ai Pfas. L’Italia? Tra paradossi e processi

Invia le tue domande a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it e segui il nostro approfondimento su YouTube, giovedì 5 giugno, alle 15.

Cosmetici, materiali a contatto con gli alimenti, indumenti e altro ancora. Sullo stop agli inquinanti eterni nei beni di consumo Bruxelles vuole accelerare, ma non per quelli utilizzati nei processi industriali per cui mancano alternative. E così, nell’individuare quali siano questi settori ‘esonerati’ dalla stretta ai Pfas, uno dei dossier più discussi in seno alla Commissione europea rischia di arrivare a un risultato inefficace. Tutto questo, mentre in Italia preoccupa l’iter di rinnovo dell’Associazione integrata ambientale, in corso da parte dell’ex Solvay (ora Syensquo) di Spinetta Marengo (Alessandria). Lo scorso 20 maggio si è svolta la terza riunione della Conferenza dei Servizi e i comitati chiedono di approvare l’Aia “con prescrizioni rigorose e non negoziabili”, affinché rappresenti un vero strumento di tutela. “È paradossale che uno stabilimento già noto per evidenti impatti sull’ambiente e sulle comunità locali operi ancora oggi in deroga per via delle autorizzazioni ambientali scadute da cinque anni” commenta a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Ungherese, esperto di Pfas e responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace. Che aggiunge: “L’inazione degli enti preposti è una macchia indelebile sul loro operato, a scapito della cittadinanza”.

L’approfondimento su YouTube de ilfattoquotidiano.itE c’è un’altra storia sui cui occorre far luce: la morte di quattro vigili del fuoco che hanno lavorato tutti ad Arezzo, avvenuta tra ottobre 2022 e dicembre 2023, a causa di una neoplasia cerebrale e su cui il Conapo aveva chiesto approfondimenti già dal 2021. Una storia che porta a una serie di domande sull’utilizzo di queste sostanze e su quali siano i prodotti di uso quotidiano che le contengono. Di tutto questo e altro ancora si parlerà nel corso di un approfondimento de ilfattoquotidiano.it, che puoi seguire sul canale YouTube, il 5 giugno 2025, alle 15. Ci sarà modo, con l’aiuto di Giuseppe Ungherese, esperto di Pfas e responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace, di rispondere alle domande dei lettori su queste sostanze pericolose, alcune delle quali certificate come cancerogene. Potete inviarle a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it con oggetto ‘pfas’. Nel corso dell’approfondimento cercheremo di capire anche cosa sta facendo davvero il Governo Meloni per tutelare la salute pubblica e faremo il punto sulle vicende che ruotano attorno alla Miteni di Trissino e alla Syensquo di Spinetta Marengo.

L’iter per l’Aia di Syensquo – A riguardo, Greenpeace Italia, il Comitato Stop Solvay e il Comitato Vivere in Fraschetta chiedono che l’autorizzazione a Syensquo sia soggetta a limiti severi alle emissioni in atmosfera, che venga rivisto e potenziato il sistema di contenimento delle acque sotterranee “oggi del tutto inadeguato” e che siano fissati, con urgenza, limiti di riferimento per Pfas nei suoli e nelle acque sotterranee, avviando contestualmente le operazioni di bonifica. “I monitoraggi condotti da Arpa nel 2024 – spiegano i comitati – continuano a rilevare la presenza di Pfas – tra cui le sostanze cC6O4 e ADV – nelle deposizioni atmosferiche, nell’aria e nelle acque sotterranee, anche a distanze significative dal sito industriale”. Particolarmente allarmanti sono i primi risultati delle analisi sul sangue della popolazione residente, che confermano la presenza di Pfas, alcuni dei quali classificati come cancerogeni. La sentenza emessa dal Tribunale di Vicenza lo scorso 13 maggio, inoltre, riconosce per la prima volta in Italia il nesso causale tra l’esposizione ai Pfas e la malattia di un lavoratore. Pasqualino Zenere, ex operaio della Miteni di Trissino, è morto nel 2014 a causa di un tumore della pelvi renale, attribuito all’esposizione prolungata a sostanze come Pfoa e Pfos durante gli anni di lavoro. Nel frattempo, sempre a Vicenza, si va verso la sentenza della Corte d’Assise nel processo sulla contaminazione da Pfas che sarebbe partita proprio dalla Miteni di Trissino. Quindi gli imputati, ex manager della fabbrica che, nel frattempo, è fallita. Per sei di loro i pubblici ministeri hanno chiesto l’assoluzione, mentre per gli altri nove sono stati chiesti, complessivamente, 121 anni e 6 mesi di reclusione. Sono accusati, a vario titolo di disastro innominato, inquinamento delle acque, inquinamento ambientale e bancarotta.

Il paradosso degli scarichi piemontesi – Ma che il problema dei Pfas sia di non facile soluzione, lo dimostra un’altra storia. Quella della legge regionale del Piemonte del 2021 che, un unicum, obbliga a regole più stringenti e, quindi, sta ponendo le industrie davanti a una serie di problemi. Già a marzo era venuto fuori il problema degli scarichi industriali in pubblica fognatura (https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/15/torino-pfas-smat-depuratori-scarichi-industriali/7913936/), con buona parte dell’industria manifatturiera che rischia di non rispettare i paletti. La società idrica Smat era stata chiara, ammettendo che i depuratori non riescono a smaltire i Pfas e chiedendo alla Città metropolitana di Torino di limitare la presenza di queste sostanze negli scarichi industriali in pubblica fognatura per tutelare i fiumi. Anche i consorzi della raccolta dei rifiuti sono in difficoltà. Motivo per cui, come riporta Repubblica, il commissario dell’Autorità regionale rifiuti, Paolo Foietta, ha scritto alla giunta Cirio per spiegare che gli impianti presso cui le società dovrebbero portare il percolato che si trova nell’acqua di scarico, liquido che si genera dalle discariche, non sono in grado di trattarlo. E così ai gestori non resta che portarlo in altre regioni, come Lombardia ed Emilia Romagna. Aumentano i costi (secondo l’Amiat si parla di decine di milioni l’anno in più) ed è tutto inquinamento che si sposta. Si aggira la legge della Regione Piemonte, in attesa della normativa europea che entrerà in vigore nel 2027. Un paradosso che ha spinto Cirio a chiedere, tra le altre cose, la sospensione dei termini di applicazione dei nuovi limiti.