
L’Amministrazione Usa vince il primo ricorso contro lo stop imposto da due tribunali federali Usa. Il braccio di ferro continua
Sempre più caos negli Stati Uniti. Dopo l’ordinanza che ha definito “illegali” i dazi imposti dalla Casa Bianca, è arrivato anche lo stop: l’amministrazione di Donald Trump ha vinto il ricorso presentato a una Corte d’Appello federale contro la sentenza e sospeso la decisione “fino a nuovo avviso”, mentre esamina i documenti. Nel frattempo lo stop arrivato da un secondo tribunale federale alle tariffe è stato sospeso per due settimane. In 24 ore di colpi di scena si sono consumate così le prime battute di quella che si preannuncia una lunga battaglia giudiziaria sulle tariffe, che arriverà alla Corte Suprema, assicura la stessa amministrazione.
La Casa Bianca ha condannato le decisioni iniziali definendole un “abuso di potere“. “L’azione del presidente, di qualsiasi presidente, non può essere bloccata dalla volontà di giudici attivisti“, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt definendo la sentenza “impropria”. L’amministrazione Usa ha subito annunciato di aver presentato “un appello d’emergenza” contro la sentenza che ha bloccato di dazi. “La decisione finale spetterà alla Corte Suprema“, ha sottolineato la portavoce.
Kevin Hasset e Peter Navarro, due dei più importanti consiglieri del presidente, hanno cercato di minimizzare la portata della decisione e assicurato che Trump ha varie opzioni a disposizione. “Non cambia nulla“, ha detto Navarro sottolineando che gli Usa troveranno “il modo di imporre i dazi anche se dovesse perdere la battaglia legale“. “Non avrà alcun effetto sulle trattative commerciali in corso”, gli ha fatto eco Hasset, sottolineando che l’amministrazione ha molte opzioni a sua disposizione. Una di queste è quella di ricorrere alla ‘Section 232‘ per i dazi reciproci così da continuare ad aggirare il Congresso, che nella politica commerciale ha uno dei suoi maggiori compiti. Un’ipotesi poco papabile è quella di cercare di convincere il Congresso a varare i dazi: per l’amministrazione sarebbe un’impresa epocale e con poche possibilità di successo.
In attesa di capire cosa accadrà a livello legale e soprattutto i tempi della giustizia americana, i maggiori partner commerciali statunitensi restano alla finestra di fronte – affermano diversi osservatori – a un Trump evidentemente indebolito proprio in uno dei pilastri della sua agenda economica, nonostante la decisione della corte d’appello. Le trattative con l‘Unione Europea e la Cina sono attese continuare ma è probabile che Pechino e Bruxelles si muovano con maggiore cautela, consapevoli della loro posizione di forza. A chiedere che gli Stati Uniti cancellino “tutti i dazi unilaterali impropri” è stata subito la Cina, contro la quale l’amministrazione Trump ha alzato i toni sospendendo l’export verso il Dragone di alcuni prodotti critici come i chip.
Guardano cauti al tira e molla giudiziario i mercati finanziari, convinti che il blocco sia una battuta d’arresto per Trump ma non la fine della guerra commerciale, come dimostrato dalla Corte d’Appello. Il timore è che al “caos” creato con le tariffe dell’amministrazione se ne aggiunga dell’altro legato alla possibile reazione di Trump e ai tempi e alle decisioni della giustizia, lasciando di fatto investitori e partner commerciali americani con il fiato sospeso.