Calcio

La sliding door del Verona: voleva esonerare Paolo Zanetti, non ci è riuscita e il tecnico ha portato la salvezza

L'impresa dell'allenatore, che è riuscito a costruire una stagione solida nonostante solo pochi mesi fa la società fosse pronta a cacciarlo

Di impresa, a Verona, si parla spesso. E non solo nell’anno in cui si festeggia il quarantesimo anniversario di quello scudetto che è entrato nella storia: quello di Bagnoli, l’allenatore operaio, con pochi princìpi ma tanto efficaci. In questo caso si scomoda un Olimpo. Anche se alle imprese la città in qualche modo si è abituata anche di recente. Lo spareggio di due anni fa che condannò lo Spezia in B, per esempio. O la capacità della squadra di Baroni, la scorsa stagione, di salvarsi nonostante una rivoluzione (in negativo: erano stati ceduti tutti i pezzi pregiati) di gennaio. O i 37 punti di quest’anno. Che hanno sì regalato l’aritmetica della permanenza in Serie A solo all’ultima giornata, ma che di fatto mettevano la squadra di Paolo Zanetti già in una posizione più che tranquilla da qualche settimana. E questa, per come si stava mettendo l’anno, è stata un’altra impresa. Eccome.

Salvezza straniante

L’artefice? I giocatori da un lato, è chiaro. Ma soprattutto l’allenatore. Che quest’anno è riuscito a lavorare senza cessioni improvvise per fare cassa, perché a dicembre 2024 (l’ufficialità è arrivata circa un mese dopo) la società di Setti aveva messo a segno un colpo di mercato ben più importante: la cessione a Presidio Investors che ha salvato i conti più che traballanti. Niente ingente afflusso di capitali, certo, e quindi niente rivoluzione invernale. Ma la linea dei nuovi investitori era stata chiara: serviva dare una scossa all’ambiente e dare una precisa direzione sportiva. Come? Esonerando l’allenatore.

L’effetto è volutamente straniante, perché Zanetti da Verona non se ne è mai andato, nemmeno un giorno. Eppure c’è stato vicinissimo. Era la settimana del 9 dicembre, il suo Verona veniva da 4 sconfitte consecutive e si stava preparando ad affrontare un Parma in piena lotta salvezza. La nuova proprietà stava già valutando il sostituto. Zanetti aveva allenato per qualche giorno la rosa senza la certezza di come programmare il lavoro settimanale. Addirittura martedì 10 non si era presentato al centro sportivo: aveva fatto dirigere al suo staff la seduta atletica prevista. Una separazione praticamente annunciata ma mai consumata: i sostituti non convincevano (si parlava di un ritorno di Bocchetti) e la squadra aveva fatto capire di essere comunque unita attorno al suo allenatore. Con il Parma, poi, la vittoria è arrivata; la fiducia a tempo è stata rinnovata, salvo poi diventare definitiva dopo gennaio.

Quando il ruolino di marcia non è drasticamente migliorato (la media punti finale è di 0,97 a partita), ma comunque ha confermato un trend positivo che ha il sapore dell’impresa, soprattutto per chi era convinto di dover disfare l’armadietto e salutare tutti. “Il segreto? Puntare sui giovani e continuare con calma con chi già c’era” ha detto alla Gazzetta dello Sport qualche giorno fa. Se guarda al passato, Zanetti sorride. Se invece pensa al futuro, ora lascia spazio a tutta la sua curiosità. La proprietà è pronta a trattenerlo, ma nel domino di allenatori che sta coinvolgendo (o forse, meglio, sconvolgendo) la Serie A potrebbe rientrare anche lui: è nella lista (ma non al primo posto) dei candidati per il Torino, dove ritroverebbe Cairo con cui ha già lavorato quando era un giocatore. La sua esperienza in granata fu positiva il primo anno (2007/2008), meno nelle stagioni successive. Ma il ricordo che ha lasciato nei tifosi granata è comunque rimasto buono. Il Toro valuta, il Verona pure. Zanetti aspetta ed è felice. Perché sa che a Verona un nome e un volto tra le istantanee dell’album delle imprese si sono aggiunti: i suoi.