Cronaca Nera

Martina Carbonaro, le prof: “Perbene e studiosa, perdere un’alunna così è come perdere una figlia”

Il racconto: "Con i ragazzi dell’altro sesso aveva un rapporto freddo, lo hanno riferito in queste ore i suoi compagni di classe. Abbassava lo sguardo se incrociava qualcuno, perché lui non voleva che salutasse i maschi"

“Perdere un’alunna così è come perdere una figlia”. Sono sgomenti gli insegnanti di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa dall’ex ragazzo ad Afragola (Napoli). A Repubblica la professoressa di italiano, Michela Pascià, la descrive come “una ragazza perbene, studiosa, voleva fare la carabiniera” e ricorda che proprio lunedì l’aveva vista distratta: guardava fuori dalla finestra. E lei e aveva chiesto se c’era qualche problema. “Mi sorrise, come faceva sempre. Disse che andava tutto bene. Ho questa ultima immagine di lei, sono senza parole”.

Al quotidiano la compagna di banco ha raccontato che Martina “aveva lasciato il fidanzato perché mi aveva detto che non provava più i sentimenti di prima. Lui l’aveva presa male, era andato sotto casa, aveva fatto di tutto”. Alessio Tucci, 19 anni reo confesso del femminicidio, a sentire le compagne e i docenti era gelosissimo. “Ne parlava spesso”, ha raccontato ancora la professoressa. Ma Martina l’aveva rassicurata dicendo che “era solo gelosia”. Però “con i ragazzi dell’altro sesso aveva un rapporto freddo, lo hanno riferito in queste ore i suoi compagni di classe. Abbassava lo sguardo se incrociava qualcuno, perché lui non voleva che salutasse i maschi”.

Ha affidato ai social il suo dolore un’altra insegnante Carla Caputo. “Non l’accetto, non ci posso credere e invece è arrivata la notizia della tua mort. Porterò per sempre nel cuore il tuo volto, la tua voce, la tua presenza in aula. E porterò anche questo dolore trasformandolo in un impegno ancora più forte per educare al rispetto, all’uguaglianza, alla libertà. Avevi solo 14 anni. Avevi diritto alla vita, ai sogni, ai primi amori, alle risate tra i banchi. Invece sei stata strappata via. Brutalmente. Ingiustamente. Silenziosamente. Come docente – si legge nel lungo post – mi sento tradita. Da una società che non sa proteggere le sue ragazze. Da un sistema che ancora oggi tollera, minimizza, giustifica la violenza. Ci insegnano a spiegare il rispetto, ma non ci danno gli strumenti per garantirlo fuori dalle mura della scuola. E la delusione è immensa. Perché ogni volta che perdiamo una ragazza, perdiamo una parte del nostro futuro. Perdere un’alunna così è come perdere una figlia. Come se mi avessero strappato un pezzo dell’anima, senza spiegazione. Ciao Martina riposa in pace”.