
A ogni populismo penale fa comodo ignorare numeri e statistiche e creare nemici immaginari
Abbiamo presentato stamattina a Roma il nostro XXI Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia, frutto di un anno di monitoraggio del sistema penitenziario avvenuto attraverso oltre cento visite da noi effettuate a strutture penitenziarie per adulti e per minori. Vi raccontiamo quello che vediamo con i nostri occhi. E quello che vediamo non è una bella cosa.
Abbiamo intitolato questo Rapporto “Senza respiro”. Tempo fa il sottosegretario Delmastro raccontò di provare un’intima gioia nel togliere il respiro alle persone detenute. Il suo umore deve essere dunque molto alto: in carcere oggi si vive drammaticamente senza respiro.
Il tasso di affollamento reale è al 133%, superiore a quello calcolato sui numeri ufficiali forniti dal Ministero della Giustizia. Questi non tengono infatti conto delle tante sezioni carcerarie che sono chiuse da anni per mancanza di manutenzione. Sono solo 36 oggi le carceri che rispettano la propria capienza. Tutte le altre sono sovraffollate. In ben 58 istituti penitenziari l’affollamento supera il 150%. A Milano San Vittore siamo addirittura al 220%, a Foggia al 212%, a Lucca al 205%, a Brescia Canton Monbello al 201%, a Varese al 196%, a Potenza al 193%. E potrei continuare in questa triste classifica.
Non si racconti la favola delle nuove carceri da costruire: la popolazione detenuta sta crescendo al ritmo di 150 unità al mese. Se un carcere di medie dimensione ha circa 300 posti, significa che ogni due mesi dovremmo costruire un nuovo istituto, con una spesa di partenza di circa 30 milioni di euro cui si aggiungono le spese di personale e tutte quelle che servono per mandarlo avanti. Le scellerate politiche penali del governo, che introducono nuovi reati a ogni decreto, sono assai costose per le nostre tasche. Il commissario straordinario all’edilizia penitenziaria, nominato dal governo nel luglio 2024, è riuscito a progettare solo 384 posti letto, in prefabbricati che andranno inseriti in carceri qua e là e che già nascono sovraffollati, prevedendo uno spazio a persona inferiore in partenza a quello previsto dalla legge.
Ma in carcere si sta senza respiro anche per un’altra ragione: se il respiro lo dà il rispetto dei diritti di tutti, il carcere che si va oggi progettando è un carcere senza diritti per le persone detenute. Il nuovo reato di rivolta penitenziaria – nel quale incorreranno le persone più fragili che possono avere momenti di crisi in detenzione quali i detenuti con problemi psichici, i tossicodipendenti, i minori stranieri non accompagnati – si configura anche in caso di resistenza passiva a un ordine impartito. Punisce con pene altissime anche il semplice dissenso pacifico di un detenuto che rivendica un proprio diritto. Nel solo 2024, anno monitorato nel nostro Rapporto, si sono verificati 1.500 episodi di pacifica protesta in carcere. Supponendo che ciascuno abbia coinvolto una media di quattro detenuti, con il nuovo reato possiamo ipotizzare circa 24.000 anni aggiuntivi di galera. Una follia istituzionale, molto lontana da una pena costituzionalmente orientata.
Tutto questo mentre i reati sono in continuo calo e l’Italia si afferma come uno dei Paesi più sicuri al mondo. A ogni populismo penale fa comodo ignorare numeri e statistiche e creare nemici immaginari. Noi nel Rapporto questi numeri li diamo: andateli a leggere e non fatevi prendere in giro.