
La minoranza diffonde una lettera aperta per protestare contro le presunte frasi discriminatorie, pronunciate quando lo streaming era stato interrotto. "Su ordine di Scarpitta", dicono. "No, i lavori dell'aula erano conclusi", la replica
È finita malissimo, tra insulti reciproci e presunte frasi omofobiche, l’ultima seduta del consiglio comunale di Camerota, la bellissima cittadina sul mare del Cilento. È finita così male che il gruppo di opposizione “Impegno Comune” ha diffuso una lettera aperta per accusare il sindaco Mario Salvatore Scarpitta di aver ordinato l’interruzione della diretta streaming dei lavori dell’aula per non far registrare le offese sessiste che avrebbe rivolto al consigliere Giangaetano Petrillo, suo ex vice per un paio di anni.
“Le frasi utilizzate — “sei una checchina”, “allontanate da me questa femminella” — non solo offendono la dignità personale del consigliere preso di mira, ma veicolano un linguaggio apertamente omofobo, sessista e discriminatorio che mortifica il decoro dell’istituzione comunale, calpesta i principi costituzionali e rinnega il senso più profondo del mandato democratico”, si legge nella nota firmata da cinque consiglieri comunali. A Petrillo la solidarietà del parlamentare Avs Franco Mari: “Comportamento inaccettabile che va ben oltre i limiti del confronto politico”.
Scarpitta nega e a ilfattoquotidiano.it offre una ricostruzione diversa: “È l’operatore che ha interrotto lo streaming facendomi un cenno di domanda se era finita la seduta, io ho risposto sì, non gliel’ho chiesto io, prima bugia. Poi guardi la registrazione: la minoranza e il consigliere Petrillo con odio e rabbia mi hanno offeso durante l’intero consiglio, Petrillo a fine lavori si è avvicinato a me con tono minaccioso, tanto che è stato trattenuto, ed io non sono un tipo che porge l’altra guancia, così sono volate parole”. Sessiste? “La vita privata delle persone non mi interessa. Petrillo? Ha iniziato ad attaccare questa amministrazione quando ha perso lo stipendio di vice sindaco”.