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Il presidente della Consulta Amoroso: “Non delegittimare le toghe”. E sul terzo mandato: “Limite vale per tutti”

"La Corte si è preoccupata di affrontare il tema in termini generali per ricostruire l’assetto di sistema, con riferimento anche ad altre Regioni in modo da affermare un principio che valga per tutti".

Il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso, in conferenza stampa dopo la relazione sull’attività dell’anno 2024 durante la Riunione straordinaria a Palazzo della Consulta, ha deciso di ribadire quanto espresso nella sentenza che ha posto il limite del terzo mandato per il governatore della Campania. “La Corte si è preoccupata di affrontare il tema in termini generali per ricostruire l’assetto di sistema, con riferimento anche ad altre Regioni in modo da affermare un principio che valga per tutti e quindi questo vale per la Regione Campania e vale per tutte le Regioni a statuto ordinario. Non ci siamo occupati delle Regioni a statuto speciale, la pronuncia riguarda quelle a statuto ordinario”, ha detto sgombrando il campo dalle polemiche seguite alla sentenza, con lo stesso governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ma anche altri diretti interessati, come quello del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che non hanno accolto positivamente la decisione, provando a rilanciare. Del resto, ha detto Amoroso, “il giudice del bilanciamento dei poteri è la Corte, che è l’ultima frontiera. Aldilà di questa frontiera speriamo di non arrivarci mai, tutto è contenuto nelle regole”.

Argomenti necessari in un dibattito pubblico dove non mancano le polemiche tra governo e magistratura e Amoroso ha esplicitamente fatto appello a “non delegittimare le toghe con attacchi inaccettabili”. “L’indipendenza della magistratura è pilastro dello stato di diritto e quindi va preservata. La critica è sempre possibile, il nostro sistema giudiziario è di tipo professionale, i giudici non sono eletti e la loro legittimazione la si ritrova nelle motivazioni dei loro provvedimenti che sono criticabili. Non è pensabile che il giudice sia immune da una critica anche aspra”, ha detto. Ma “quello che non è accettabile è che ci possano essere degli attacchi personali perché qui si va sul terreno diverso di delegittimazione della magistratura, che è un terreno scivoloso da evitare a tutti i costi. E’ il sistema stesso che contiene gli antidoti per arginare possibili debordamenti e tracinazioni del potere verso l’area di competenza di un altro potere. E’ un principio fondamentale che caratterizza le democrazie europee”.

Richiamando precedenti come il caso Englaro, Amoroso ha sottolineato che la Consulta rappresenta l’ultima frontiera per il bilanciamento dei poteri. “Il controllo di costituzionalità sulle leggi si è ampiamente diffuso in Europa e rappresenta ormai una connotazione essenziale dello Stato di diritto e della democrazia rappresentativa, inserendosi armonicamente in un ordinamento ispirato al principio della divisione dei poteri”. Ancora: “Rimane certo il limite, oltre il quale vi è la discrezionalità delle scelte politiche, ma, nella consapevolezza e nel rispetto di questo limite, la Corte è chiamata a dare tutela ai diritti fondamentali e a svolgere la sua missione di giudice delle leggi nel più ampio contesto di leale collaborazione istituzionale“. La Corte è “garante di questo equilibrio” tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario, con la possibilità reale di riforme costituzionali che apportino aggiustamenti “nel rispetto dello Stato di diritto e del complessivo impianto di democrazia rappresentativa che connota, nel suo nucleo essenziale, il nostro ordinamento giuridico”.

Quanto all’operato della Corte costituzionale, nell’intervista pubblicata sull’Annuario della Corte in merito alla tempistica del Parlamento per l’elezione dei quattro giudici mancanti, in sostituzione di quelli che avevano terminato il mandato nel 2023 e nel 2024, Amoroso ha espresso preoccupazione per il futuro, affermando che “il rischio di compromissione del regolare funzionamento della Corte è reale e sarà maggiore quando, tra nove anni, quattro giudici di provenienza parlamentare scadranno dalla carica contemporaneamente”. Il presidente ha parlato poi delle indicazioni della Corte al legislatore, che possono prendere la forma di segnalazione, di auspicio, di sollecitazione in un’ottica di leale collaborazione istituzionale, ma sempre, anche quando si afferma che “non sarebbe tollerabile l’eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa”, viene dato il tempo al legislatore di porre rimedio. “È in questo ambito – spiega – che si realizza il dialogo tra Corte e legislatore, il quale è sollecitato a intervenire in una determinata materia per regolarne aspetti dove emergano criticità rilevanti come possibili violazioni di parametri costituzionali”.

A proposito di indicazioni, il presidente della Consulta ha ricordato che “il riconoscimento di nuovi diritti spetta al Parlamento e anche la loro estensione appartiene alla dinamica della politica” e che “ai limiti generali del potere legislativo sono riconducibili il canone della ragionevolezza e quello della proporzionalità, l’uno e l’altro sempre più ricorrenti nella giurisprudenza recente”. Ha toccato specifiche questioni, come “i suicidi in carcere: una tragedia”, auspicando che si intraprenda presto il percorso per garantire tutela all’affettività dei detenuti: “La Corte il suo compito lo ha svolto, ora c’è il problema organizzativo da affrontare, immagino che ci sia una gradualità. Il detenuto è in una situazione di fragilità e il nostro sistema costituzionale ritiene che la pena abbia questa connotazione riabilitativa e non esclusivamente punitiva”. Amoroso ha ricordato che la normativa italiana deve rispettare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Consiglio d’Europa), diventata parametro per la costituzionalità dal 2001, aggiungendo che “la protezione dei diritti sociali è alla base di varie pronunce di illegittimità costituzionale” e citando la sentenza che “ravvisa nel diritto all’abitazione i tratti di un diritto sociale inviolabile”. Inoltre, ha ricordato, l’Italia opera nel contesto dell’Unione Europea, i cui membri cercano di armonizzare le leggi per affrontare sfide comuni come ambiente, tecnologia e crisi globali.