Cronaca

La faida per il merchandising, la preparazione, i 50mila euro: l’omicidio Boiocchi ricostruito grazie alle dichiarazioni di Andrea Beretta

Nelle 160 pagine di ordinanza si ricostruiscono il movente e la preparazione dell'agguato allo "Zio". Fondamentale il pentimento del capo della curva le cui dichiarazioni hanno permesso di individuare i responsabili e il loro ruolo nel delitto del 29 ottobre 2022

La sera del 29 ottobre 2022 gli spalti dello stadio Meazza si riempiono lentamente. In programma Inter-Sampdoria. Sono le otto di sera e a pochi chilometri dallo stadio, in via Fratelli Zanzottera, due uomini attendono su uno scooter Gilera nero. Pochi secondi e cinque colpi di calibro 9 dopo, il capo della curva Nord Vittorio Boiocchi detto lo Zio viene freddato dai due killer che aspettavano il suo rientro a casa. Ora, due anni e cinque mesi dopo, killer, mandanti e partecipi hanno un volto e un nome: sono stati arrestati poche ore fa dalla squadra Mobile diretta da Alfonso Iadevaia dopo una lunga indagine della Direzione distrettuale antimafia coordinata dall’aggiunto Alessandra Dolci. E sono tutti collegati al vecchio direttivo della curva, oggi a processo per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. Sono Gianfranco e Marco Ferdico, padre e figlio, quest’ultimo frontman della curva dopo la morte dello Zio. Poi c’è Maurino Nepi, colui che la curva la faceva cantare. Quindi i due killer: Daniel D’Alessandro, detto Bellebuono, autore materiale dell’omicidio che dopo l’azione si farà tatuare una lacrima sulla guancia. E il calabrese Pietro Andrea Simoncini, suocero di Ferdico, ritenuto collegato alla ‘ndrangheta di Soriano Calabro. Il sesto nome è quello di Cristian Ferrario, accusato di essersi intestato lo scooter con cui i killer arriveranno sul posto. E in ultimo l’ex capo della curva Andrea Beretta, già omicida di Antonio Bellocco, e poi collaboratore di giustizia che si autoaccusa di essere il mandante dell’omicidio, la cui esecuzione data in mano ai Ferdico sarà pagata in totale 50mila euro.

Del resto i ruoli vengono ben riassunti nelle 160 pagine di ordinanza. Con Beretta e Nepi “mandanti dell’omicidio, per la cui organizzazione ed esecuzione Beretta ha corrisposto la somma di 50mila euro a Nepi, che poi li ha consegnati a Marco Ferdico che li ha divisi con gli altri concorrenti”. Gianfranco e Marco Ferdico “quali organizzatori dell’omicidio, procurando le basi logistiche, i mezzi di trasporto (furgone Fiat Ducato) per la sua esecuzione, i cellulari criptati attraverso cui tenersi in contatto con gli altri concorrenti nonché l’arma usata per il delitto”. Quindi Cristian Ferrario “con il compito di intestarsi il motociclo Gilera Piaggio, mezzo utilizzato per recarsi sul luogo del delitto, e poi, dopo l’esecuzione, di presentare una falsa denuncia di furto”. Infine D’Alessandro e Simoncini “quali esecutori materiali dell’omicidio, commesso dopo essere giunti presso l’abitazione di Boiocchi a bordo del motociclo Gilera Piaggio, caricato fino al luogo del delitto sul furgone Fiat Ducato noleggiato da Marco Ferdico”.

Tutta questa ricostruzione non sarebbe stata possibile senza le parole di Andrea Beretta, cui la Procura via via ha trovato riscontro. Sulla dinamica e sul movente che risulta legato alla “volontà di Boiocchi di sovrapporsi e poi sostituirsi a Beretta nella gestione del merchandising di Curva Nord, dopo aver accusato Beretta di non condividere equamente gli illeciti guadagni evidenziando scetticismo in ordine ai conti di tale commercio, giungendo altresì a chiederne visione degli stessi mediante esibizione materiale della rendicontazione dinanzi a Carlo Ritrovato”. In sostanza, per come è emerso agli atti, lo stesso movente che porterà Antonio Bellocco a progettare assieme a Marco Ferdico l’omicidio dello stesso Beretta. Ma torniamo ai giorni appena successivi alla scelta di Beretta di collaborare quando davanti ai pm dice: “Intendo collaborare e raccontare tutti i fatti che mi riguardano, da quando ho preso in mano il comando di Curva Nord, fra cui l’omicidio Boiocchi (…). Per quanto riguarda l’omicidio Boiocchi, non c’entra niente Antonio Bellocco e la famiglia Bellocco, siamo stati noi a organizzare tutto. Praticamente quando è uscito Vittorio dalla carcerazione per tentata rapina in Milano”.

Il progetto si concretizza poi durante un summit avvenuto in un appartamento di Omate vicino ad Agrate: “Faccio un appuntamento con Marco e con Franco (Ferdico, ndr) e mi porta in una casa dopo Leroy Merlin di Agrate, una casa di corte. Mi portano in quest’appartamento, mi ricordo era al piano terreno e questa casa era soppalcata, e mi chiedono tutti i vari risvolti commerciali di Curva Nord, le forme di pagamento, le forme di guadagno. Mi dicono che vogliono entrare con me sulla linea di comando. E io accetto. Dopo un paio di giorni mi presentano, sotto il box di casa di Marco a Carugate, un personaggio, che era praticamente il padre di sangue della moglie, di Aurora”. Si tratta di Simoncini. Beretta prosegue: “Simonicni mi dice che è già esperto di queste azioni qua perché al suo paese sono in faida. Il suo paese è giù in Calabria. Mi dice che è esperto di queste cose”.

Beretta non solo è il mandante ma fornisce anche una pistola. Si tratta di una calibro 7,65. Ma non sarà questa a sparare in via Zanzottera. Beretta: “Fornisco io l’arma, una 7.65 col carrello, che avevo sempre nella mia Santabarbara, la porto a casa di Marco e la proviamo davanti ai campi a casa di Marco. Era presente a questa cosa Bellebuono” che “era il tuttofare di Marco. Perciò non mi sono preoccupato, perché l’avevo già … l’avevo già conosciuto. L’arma la lascio là, sì. Fornisco io uno scooter tra i più veloci che ci sono in circolazione, che è un Gilera GT 750, color grigio che avevo acquistato a Cernusco. L’ho acquistato io, ma l’ho intestato a Cristian Ferrario. Questo scooter era di colore grigio, il padre di Marco lo vernicia con una bomboletta spray nera”. Durante la verniciatura dello scooter Beretta vede anche il furgone Ducato: “In quel frangente lì vedo anche un furgone bianco. Mi diceva che questo furgone lo usavano per fare sopralluoghi e sarebbe servito per andare sul luogo dell’azione, andare via e caricare la moto”.

Quindi l’ex capo della Nord pentito entra nel vivo dell’azione: “Franco mi dice che per fare i sopralluoghi usavano dei taxi dei loro amici. L’azione consisteva in questo, praticamente guidavano la moto “Bellebuono” e il padre di Aurora (Pietro Andrea Simoncini, ndr) avrebbe dovuto fare fuoco. Sarebbero arrivati da dietro (…). Sono arrivati da dietro casa di Vittorio, perché lì ci sono dei campi, penso che sia via Zanzottera quella (…). Però nel tragitto, mentre guidava Bellebuono sono caduti, e il padre di Aurora si è ferito a un braccio, si è fatto male ad un braccio. Con ciò si sono invertite le parti, a far fuoco è stato Bellebuono”. A rivelare il cambio di programma sarà Marco Ferdico: “Mi dice che è successo qualcosa, che proprio a far fuoco è stato Bellebuono”. Lo dice Ferdico e la conferma Beretta la trova giorni dopo quando rivede Bellebuono: “Noto un particolare, che dopo mi viene in mente, nel senso, lui si è tatuato una lacrima sulla faccia, dopo l’azione (…). La lacrima è sinonimo di chi uccide un uomo, no? Avevo visto questo tatuaggio e avevo percepito che era successo qualcosa, che avevano cambiato i piani, e a fare fuoco è stato Bellebuono”.

Beretta, anche se mandante, non partecipa né alla costruzione del piano e tantomeno all’azione: “Quando ci trovavamo magari che andavamo a fare un pranzo, mi diceva come stavano andando le cose, no? Che avevano fatto il sopralluogo, che erano andati con il taxi, che avevano usato il furgone”. Preparazione dunque minuziosa, anche sulle abitudine di Boiocchi. Ancora Beretta: “Si erano informati su tutti i vari punti dove lui sarebbe dovuto andare e gli orari che aveva, aveva degli obblighi, doveva essere a casa a quell’orario e loro sapevano queste cose qua”. Quindi Andrea Beretta chiude sul ruolo di Maurino Nepi, colui che in sostanza gli ha riferito che i Ferdico e il loro gruppo erano disposti ad uccidere Boiocchi: “Nepi è la persona che m’ha detto di persona che Marco era disposto a fare questa cosa qua, i soldi li ho dati a Mauro Nepi, sotto casa dei miei suoceri, in una Gym Sack gli ho dato 50.000 euro”. E che i soldi poi Ferdico li abbia ricevuti, Beretta lo apprende nel settembre del 2024 quando per due notti di fila Bellebuono lo informa segretamente del piano pensato da Bellocco per ucciderlo: “Questo riscontro positivo l’ho avuto anche da Dani Bellebuono, quando è venuto dopo ad avvisarmi della storia di Antonio Bellocco, e mi dice che si erano divisi i soldi, però mancavano una parte dei soldi. Questa cosa qua mi ricordo”.

Questo dice Beretta, questo riscontrerà la procura elencando almeno otto “riscontri individualizzanti”. Lo scambio di denaro tra Ferdico e Bellebuono riscontrato da questa intercettazione: “5,6,7,10, ti serve qualcosa d’altro, tanto siamo qua. La lacrima tatuata sul volto di Bellebuono. Il noleggio del furgone, e la manomissione del transponder”. L’intestazione del Gilera a Ferrario. I tabulati del cellulare di Simoncini che riscontrano i sopralluoghi fatti. L’appartamento di Omate usato per il summit preliminare. E infine uno screzio avvenuto durante la festa di compleanno della figlia di Ferdico, quando Giuseppe Idà, personaggio vicino a Bellocco, viene messo a sedere in un tavolo secondario. A quel punto Idà dice: “Ma che ti pare che io sono un giocattolo, io ti prendo e ti do una fucilata! Che non ti sembra che hai fatto quello che hai fatto e ti pare che sei forte! Non hai capito niente ancora tu! Con chi ti sei messo!?”.

Infine ma non ultima l’attendibilità delle dichiarazioni di Beretta, motivate anche dai drammatici dialoghi intercettati tra lui e la ex moglie nei giorni prima della decisione di collaborare. In un passaggio Beretta dice: “Questi qui hanno fatto un’intercettazione telefonica e hanno detto che fanno una strage, tu mi devi ascoltare, non posso restare dentro (…). Devi capire: esco morto. Mi hanno tradito tutti, volevano ammazzarmi. O passo da una parte o passo dall’altra .. . non c’è una via di mezzo! O è bianco o è nero”.