Politica

Corte dei conti, passa alla Camera il ddl con lo scudo ai politici. Le opposizioni: “Impunità a chi spreca soldi pubblici”

Il testo svuota i poteri della magistratura contabile. L'allarme delle toghe: "Si rischia l'illegalità diffusa"

Passa alla Camera il disegno di legge di riforma della Corte dei conti. L’ok è arrivato mercoledì sera con 136 voti a favore (quelli della maggioranza), 75 contrari e un astenuto: il testo è ora atteso al Senato. Con la scusa di combattere la “paura della firma” degli amministratori pubblici, il testo – presentato dall’attuale ministro degli Affari europei Tommaso Foti quand’era capogruppo di Fratelli d’Italia – svuota i poteri della magistratura contabile e fornisce uno scudo a funzionari e politici (quasi totale per questi ultimi) che fanno uso improprio dei soldi dei cittadini. Viene esclusa, infatti, la responsabilità per colpa grave per tutti gli atti sottoposti a controllo preventivo di legittimità e persino per quelli “richiamati, allegati e presupposti“, cioè non oggetto del controllo in senso stretto. Questo tipo di consulenza, finora prevista solo per gli atti del governo, viene estesa anche a quelli adottati dalle altre amministrazioni in attuazione del Pnrr. Sul controllo preventivo, inoltre, opera il meccanismo di silenzio assenso entro trenta giorni: in questo modo, ha denunciato l’Associazione dei magistrati contabili, si introducono “atti impliciti di assenso con esonero da responsabilità per comportamenti illeciti mai scrutinati“: una sorta di salvacondotto preventivo sulle scelte pubbliche, in grado “di compromettere ogni standard di buona amministrazione, con possibili scenari di illegalità diffusa e inefficienza“.

Inoltre, salvi i casi di dolo, “si presume, fino a prova contraria, la buona fede dei titolari degli organi politici ” quando i loro atti “sono proposti, vistati o sottoscritti dai responsabili degli uffici tecnici o amministrativi”: in sostanza sindaci e altri amministratori pubbici non risponderanno più per colpa grave per la quasi totalità delle loro decisioni, che passano sempre da un’istruttoria degli uffici. Se qualcuno venisse comunque condannato, poi, si introduce un tetto dell’ammontare del risarcimento dovuto, che non potrà andare oltre il 30% del danno economico provocato o comunque oltre le due annualità di retribuzione. Secondo i magistrati contabili, “l’introduzione di tetti irrisori alla risarcibilità del danno erariale innescherà processi di deresponsabilizzazione di chi gestisce risorse pubbliche, ricoprendo ruoli di rilievo ed esercitando rilevanti poteri pubblici per il bene della collettività”. Dura contestazione da parte delle opposizioni in Aula: per Debora Serracchiani, Pd, la riforma “demolisce ogni possibilità di azione dei cittadini di fronte agli sprechi di risorse pubbliche”. Carla Giuliano, M5s, parla di “provvedimento criminogeno per le casse dello Stato e le tasche dei cittadini”, che garantisce “praterie di impunità a chi gestiste malamente le risorse pubbliche”. “Un presidio di legalità come è stata la Corte dei conti viene picconata dalla destra”, denuncia Devis Dori (Avs).