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Francia, divulgato il dossier della Commissione parlamentare su violenze e abusi nel mondo del cinema: “Il sessismo è istituzionalizzato”

In 313 pagine si trovano anche numerose testimonianze di attrici. Sara Forestier: "A 13 anni mi chiesero di togliere le mutandine". Il testo punta ad essere una base di partenza per una nuova legislazione e difendere i minori sul set

Un mondo in cui il “sessismo è istituzionalizzato”. Un “sistema feudale” e “aristocratico” basato “sull’oppressione del più debole” e la “legge del silenzio”. Una “macchina trita-talenti”. L’attrice Judith Godrèche, diventata una delle voci più forti del #MeToo del cinema francese, dopo aver sporto denuncia contro il regista Benoît Jacquot per violenze sessuali, ha usato l’aggettivo “terrificante” per definire il report reso noto oggi dalla Commissione d’inchiesta parlamentare sulle violenze nel settore del cinema, dell’audiovisivo, dello spettacolo, della moda e della pubblicità: 313 pagine che contengono le testimonianze di oltre trecento professionisti del settore e una novantina di raccomandazioni perché “nessuno potrà più dire che non lo sapeva”.

Il caso di Gérard Depardieu, accusato di abusi e molestie da numerose donne durante i set (e contro il quale il pm ha chiesto 18 mesi di prigione e 20 mila di multa nel primo processo per aggressione sessuale su due donne), è solo il più mediatizzato. A febbraio è stato condannato in prima istanza, a quattro anni di prigione, di cui due con la condizionale, il regista Christophe Ruggia, per le molestie fatte subire all’attrice Adèle Haenel quando aveva tra 12 e 14 anni (il processo in appello sarà a dicembre). E proprio in questi giorni è uscito in Francia il libro autobiografico dell’attrice Anouk Grinberg, Respect (editore Julliard), che affronta anche le violenze subite dal regista e compagno Bertrand Blier.

Il report parlamentare, difeso dall’ecologista Sandrine Rousseau e dal deputato centrista Erwan Balanant (MoDem), mette in evidenza l’aspetto “sistematico” ed “endemico” del sessismo nel mondo del cinema. Si trattava di “analizzare i meccanismi profondi che permettono alla violenza di manifestarsi e di riprodursi in questi settori”, che danno lavoro a poco più di mezzo milione di persone. Professionisti spesso “precari”, soggetti a una “rigida gerarchia” che ha “diritto di vita o di morte sulla loro carriera”. “La tanto criticata cancel culture per gli autori di violenze oggi riguarda soprattutto le vittime – ha scritto Sandrine Rousseau -. Quante vittime hanno visto le loro carriere interrotte, rallentate, cancellate, spezzate? Questa è forse la forma più insidiosa della violenza sessista e sessuale: la cancellazione silenziosa”. “Le violenze di genere e sessuali, eredità di una cultura patriarcale, sono gravi – sottolinea Erwan Balanant -. In troppi casi, i minori sono esposti a situazioni di rischio”.

Il lavoro della commissione ha permesso di raccogliere nuove testimonianze che pesano contro il regista Jacques Doillon, accusato di stupro. Ha anche permesso di portare alla luce un nuovo caso, quello dell’attrice Agathe Pujol, che ha denunciato delle “derive sessiste” all’interno del Théâtre du Soleil, nota compagnia teatrale. Già nei giorni scorsi la stampa francese cominciava a rendere note alcune testimonianze raccolte in sei mesi di lavoro dalla commissione. L’attrice Anna Mouglalis ha raccontato l’esperienza su un set durante le riprese di una scena di nudo: “Dovevo alzarmi e sdraiarmi su un uomo, ma ho detto al regista che non potevo farlo, perché la telecamera avrebbe inquadrato il mio sesso. Mi ha risposto di non preoccuparmi. Dopo ho verificato la ripresa: era un’inquadratura da dietro e si vedeva tutto. Ho rifiutato la scena, l’ho anche segnalato al mio agente, e non solo la scena è stata conservata al montaggio, ma è stata anche usata per il trailer”.

Sara Forestier ha raccontato del suo primo provino, quando aveva 13 anni: “Ho cominciato la mia carriera dicendo no. Mi era stato chiesto di togliere le mutandine, farle roteare in aria e gettarle nel piatto di un attore. Era una scena cosiddetta comica per un cortometraggio. Ho detto di no e me ne sono andata”. O ancora Nina Meurisse: “Avevo 10 anni quando ho girato per la prima volta. In questo film c’è una scena di stupro. Un giovane attore mi salta addosso, mi afferra i seni con le mani e cerca di alzarmi il vestito. Abbiamo rifatto la scena molte volte. Non avevo mai neanche baciato un ragazzo. Ero impietrita”.

Il testo deve essere un punto di partenza per l’elaborazione di una nuova legislazione in particolare per difendere i minori sul set. In materia di provini, dei “luoghi propizi alla violenza”, è per esempio consigliato di vietare di provare scene intime e sessuali, ma anche di riformarne l’organizzazione, rendendone obbligatoria l’allestimento in “locali professionali” (spesso i provini si tengono in camere di albergo), “durante l’orario di lavoro” e “in presenza di almeno due testimoni”. La commissione raccomanda anche di rendere obbligatoria la presenza di un “coordinatore di intimità” per accompagnare i minori sul set, di rendere obbligatorie delle clausole nei contratti per le scene intime e di riconoscere agli attori il diritto a rivedere le scene in questione dopo il montaggio. Un lavoro dovrà essere svolto anche all’interno degli istituti di formazione, pubblici e privati, introducendo dei corsi di studio di diritto del lavoro e di prevenzione alle violenze fisiche e morali.