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Trump vede Netanyahu e annuncia colloqui diretti con Teheran: “È per il bene dell’Iran che si concludano in modo positivo”

In Oman il tavolo dei negoziati come conferma il ministro degli esteri iraniano. Il premier israeliano si è detto "favorevole" a una soluzione diplomatica  ma ribadito che "non deve essere permesso" di avere "l'arma nucleare"

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu torna per la seconda volta alla Casa Bianca da quando l’inquilino è Donald Trump. A un anno e mezzo dall’atroce attacco di Hamas, dopo il fallimento della fragile tregua e la ripresa dei violenti raid contro Gaza, è stata l’occasione per il presidente americano di annunciare che sabato Washington inizierà colloqui “diretti e di alto livello” con l’Iran per un nuovo accordo sul nucleare. Già nelle settimane precedenti Trump aveva “avvertito” Teheran della necessità di un’intesa pena un “intervento militare terribile”. L’Iran è stato uno dei paesi inclusi nei famigerati ordini esecutivi di febbraio ed è un pallino del tycoon.

Annullata la conferenza ufficiale nella East Room, i due leader hanno comunque risposto per oltre mezz’ora alle domande dei giornalisti su tutto, dai dazi alla situazione in Medio Oriente. “Sabato inizieranno colloqui diretti con l’Iran. Speriamo abbiano successo”, ha dichiarato Trump. “Siamo in un territorio pericoloso, è per il bene dell’Iran che i colloqui si concludano in modo positivo”, ha aggiunto il presidente americano che in un”intervista a Nbc la settimana scorsa aveva avvertito il regime di Teheran che se non accetta un accordo per contenere il suo programma nucleare, “ci saranno bombardamenti come non ne hanno mai visti prima”. Netanyahu si è detto “favorevole” ad una soluzione diplomaticasul modello della Libia” ma anche ribadito che “non deve essere permesso” all’Iran di avere “l’arma nucleare”.

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha confermato in un post su X che “Iran e Stati Uniti si vedranno sabato in Oman per colloqui indiretti di alto livello. È tanto un’opportunità quanto un test, la palla è nel campo americano”. Saranno l’inviato del presidente Steve Witkoff e lo stesso ministro Araghchi a sedersi al tavolo. A mediare ci sarà il ministro degli Esteri omanita Badr al-Busaidi.

Quanto alla guerra a Gaza, Bibi e The Donald hanno sottolineato che la priorità adesso è la liberazione delle persone ancora nelle mani di Hamas. “Il conflitto finirà in un futuro non troppo lontano. Ma adesso abbiamo il problema degli ostaggi”, ha sottolineato Trump. “Stiamo lavorando ad un nuovo accordo, speriamo che abbia successo”, gli ha fatto eco Netanyahu. Il tycoon ha anche insistito sul suo progetto per Gaza, “piace a tutti, lo chiamano il piano Trump”, sostenendo che la Striscia ha un “incredibile valore immobiliare”. “Avere una forza di pace come gli Stati Uniti che controlla e possiede Gaza sarebbe una cosa buona”, ha detto con il premier israeliano che ha commentato che Trump “vuole dare una scelta ai palestinesi”.

Dopo la rottura della tregua mediata dagli Stati Uniti, Israele ha intensificato la sua offensiva militare e ha imposto un blocco di cinque settimane agli aiuti nella Striscia, una mossa aspramente criticata dall’Onu e le organizzazioni umanitarie. Almeno 10 civili, tra cui un: giornalista, sono stati uccisi negli ultimi attacchi aerei israeliani in diverse zone di Gaza, inclusa una tenda per la stampa vicino all’ospedale Nasser a Khan Younis. Dalla fine del cessate il fuoco, secondo i dati del ministero della Salute palestinese, sono oltre 1.400 le vittime dei raid di Israele, mentre Hamas ha denunciato che le forze israeliane hanno ucciso 490 bambini palestinesi nella Striscia negli ultimi 20 giorni.